Economia

Pfizer, dal Viagra al vaccino anti-Covid: il colosso Usa sul tetto del pharma

di Andrea Deugeni

La "febbre da M&A" che ha portato il colosso americano a 220 miliardi di valore, diventando la più grande azienda farmaceutica del mondo

Dal Viagra, la famosa pillolina blu inventata in un centro ricerche inglese e che ha gonfiato a dismisura il fatturato della società, al vaccino anti-Covid messo a punto in tandem con la tedesca Biontech. Pfizer, il colosso farmaceutico americano con sede a Manhattan da oltre 220 miliardi di dollari di capitalizzazione, più di 110 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo, quasi 52 miliardi di dollari di fatturato e oltre 16 miliardi di profitti, piazza il colpaccio nella corsa al vaccino, bruciando sul tempo la concorrente anglo-svedese Astrazeneca.

Ironia della sorte, Astrazeneca era proprio la società che nella febbre del consolidamento del pharma il gruppo a stelle e strisce voleva comprare nel 2014 con un mega assegno da 120 miliardi di dollari, offerta invece rispedita al mittente, in cui Pfizer tentò di coinvolgere anche l’allora premier britannico David Cameron.

Finora, in tutto il mondo, i vaccini in fase avanzata sono quelli di AstraZeneca, Pfizer, Johnson&Johnson e Moderna. Ma, dopo i risultati degli ultimi test in cui il suo candidato vaccino ha mostrato un'efficacia superiore alle attese nel proteggere le persone dal coronavirus in un'analisi provvisoria dello studio clinico di fase tre, il gruppo americano ha fatto sapere di essere sulla buona strada per chiedere alle autorità sanitarie statunitensi entro la fine di novembre l'autorizzazione per vendere il farmaco, distribuzione che avverrà naturalmente dopo la raccolta di due mesi di dati che mostrino che il vaccino è sicuro.

Dopo l’annuncio, i mercati finanziari hanno iniziato a correre (Pfizer ha fatto +13% sul Nyse) e l’Unione europea ha comunicato l’imminente firma di un contratto con l’azienda per avere fino a 300 milioni di dosi da distribuire nel Vecchio Continente. Parlando a Cnbc, il ceo del colosso del pharma a stelle e strisce Albert Bourla ha spiegato che la società sarà in grado di produrre "1,350 miliardi di dosi tra il primo e il secondo trimestre dell'anno prossimo e sicuramente arriveremo a 3 miliardi nel secondo semestre”. “Ci occuperemo anche dell'area pediatrica”, ha aggiunto il manager.

Dopo aver provato a fare il grande salto sul tetto del pharma mondiale cercando di mettere le mani prima sul terzetto europeo Astrazeneca (dopo di che ha studiato anche il dossier della canadese Valeant), Glaxo Smithkline (con cui nel 2018 ha fuso le proprie attività nei prodotti di largo consumo, quali l'anti-dolorifico Advil) e l’irlandese Allergan, famosa per il Botox anti-rughe (finita poi nelle braccia della concorrente americana AbbVie per 63 miliardi di dollari), si aprirà ora una nuova fase per la società fondata a New York nel 1849 dai cugini Charles Pfizer e Charles Erhart, società che si era specializzata all’inizio nell’acido citrico, importando dall’Italia il citrato di calcio che serviva per la produzione.

Le difficoltà commerciali legate alla prima guerra mondiale poi avevano spinto la Pfizer a sviluppare altri settori, fra cui la produzione della penicillina che diede un nuovo impulso all’azienda negli anni Quaranta. Dai laboratori di ricerca costruiti nel 1960 a Groton, nel Connecticut, poi altri farmaci innovativi: l’anti-infiammatorio Feldene, e nei decenni successivi anche l’anti-depressivo Zoloft, l’anti-colesterolo Lipitor, il Norvasc, il Zithromax, l’Aricept, il Diflucan e ovviamente anche la produzione del Viagra, che è diventato uno dei prodotti-simbolo del gruppo, contribuendo in maniera significativa alla sua espansione.

Proprio grazie ai mezzi finanziari accumulati negli anni, la Pfizer infatti è riuscita infatti a conquistare altre aziende del ramo diventando la più grande azienda farmaceutica del mondo: la Warner–Lambert nel 2000, la Pharmacia nel 2003, la Wyeth nel 2009, la Hospire nel 2015, l’operazione nel consumer healt con Gsk nel 2018 e nel 2019 il doppio colpo prima con l’acquisto per 10,6 miliardi della società bio-tech specializzata nel trattamento dei tumori Array BioPharma e poi con l’olandese Mylan con cui ha fuso il proprio ramo dei farmaci generici per dare vita a una società con un giro d’affari annuale di oltre 20 miliardi di dollari

Se a fine novembre la Food and Drug Administration americana (Fda) accenderà il disco verde, il vaccino anti-Covid debellerà la febbre da coronavirus, ma per Pfizer, con le casse piene di pharma-dollari, farà salire ancora quella da M&A.

 @andreadeugeni