Economia

Piaggio schiva la crisi. Ma la cura Colaninno ancora non convince la Borsa

Piaggio rafforza la rete distributiva mondiale e si rianima, ma il bilancio della gestione Colaninno rimane in chiaroscuro

Piaggio torna a farsi vedere in borsa, col titolo che sale del 2% con volumi superiori al milione di pezzi e mette nel mirino quota 1,6 euro per azione (livello che non si vede dall'11 gennaio), dopo l’annuncio di come il 2016 si sia chiuso all’insegna dell’ulteriore rafforzamento della rete distributiva degli store multibrand del gruppo lanciati solo due anni fa. Negli ultimi mesi del 2016 Piaggio ha infatti inaugurato 60 nuovi punti vendita tra cui quelli di Londra, Liverpoo, Vienna, Lisbona, Stoccarda, Tolone, Sidney, Taipei, Jackarta, Bali, Port Louis e Ho Chi Min Cit (l’ex Saigon), raggiungendo così la soglia dei 200 “Motoplex” aperti in Europa, Americhe, Oceania, Asia e nel sub- continente indiano.

Questi punti vendita si affiancano alla rete distributiva tradizionale e continueranno a crescere: nei prossimi giorni è infatti prevista l’apertura di un “flagship store” a Bangkok da quasi mille metri quadrati di superficie che consentirà, tra l’altro, di affiancare agli scooter Piaggio e Vespa anche le moto a marchio Aprilia e Guzzi. Roberto Colaninno, che di Piaggio è presidente e proprietario (al 53,61%), può sorridere, visto che anche solo il recupero odierno significa veder incrementato di oltre 8,5 milioni il valore della sua partecipazione, ma qual è il bilancio della sua gestione del gruppo delle due ruote, rilevato da Morgan Grenfell Private Equity (subentrata nel 1999 al gruppo Agnelli), tramite Immsi, nel 2002?

Borsisticamente non può dirsi eccessivamente positivo: sbarcato sul listino nel luglio 2006 a 2,30 euro per azione, Piaggio arrivò a superare i 3,9 euro nell’aprile dell’anno successivo, prima ai avviarsi lungo una ripida (e rapida) discesa che portò il titolo a testare la soglia dei 90 centesimi per azione nel marzo 2009.

Da allora il titolo si è mosso lateralmente in un’ampia banda d’oscillazione tra gli 1,5 e i 3 euro per azione alternando recuperi (nel biennio 2009-2011 e poi nuovamente tra il 2013 e il 2015) e nuovi cali (tra il 2011 e il 2012 e poi dal luglio 2015 a fine 2016). Industrialmente, invece, il gruppo ha cambiato volto: quando Colaninno ed Immsi ne acquisirono il controllo Piaggio era un’azienda in profonda crisi, che riusciva a produrre e malapena 300 mila scooter l’anno a fronte di una capacità produttiva di 500 mila unità. Nei primi 9 mesi del 2016, invece, Piaggio ha potuto segnare 411.700 veicoli venduti in tutto il mondo, in crescita del 3,9% rispetto a 12 mesi prima, rafforza la propria leadership del mercato europeo delle due ruote con una quota di mercato pari al 15,5% complessivo e al 25,9% per il solo settore scooter.

(Segue...)