Economia

Piaggio schiva la crisi. Ma la cura Colaninno ancora non convince la Borsa

Piaggio rafforza la rete distributiva mondiale e si rianima, ma il bilancio della gestione Colaninno rimane in chiaroscuro

I ricavi netti hanno così raggiunto i 1.031,7 milioni di euro (+2,9%), con un margine lordo che ha sfiorato i 310 milioni (+4,5%), un risultato operativo di 60,5 milioni (+4,2%) e un utile netto di 19,2 milioni (+4,6%). Risultati ottenuti nonostante la crisi che in questi anni ha interessato il settore delle due ruote e che ha imposto una profonda ristrutturazione del gruppo, che nel 2004 acquisì Aprilia, cui faceva già capo anche il marchio Guzzi, arrivando sulla carta ad essere un colosso da 1,5 miliardi di euro l’anno di fatturato con una quota di mercato del 24% in Europa e del 35% in Italia e una capacità produttiva superiore ai 600 mila veicoli l’anno. All’epoca negli otto stabilimenti sparsi tra l’Italia e il resto del mondo dei marchi Piaggio, Aprilia e Guzzi lavoravano oltre 8 mila persone, ora il gruppo dà lavoro a circa 7.200 dipendenti, di cui solo 3.585 in Italia.

L’internazionalizzazione voluta da Colaninno ha dunque salvato il gruppo, ma non è stata indolore, tanto che ancora oggi i rapporti coi sindacati italiani ed in particolare con la Fiom-Cgil (che nel 2006 con Adusbef, Federconsumatori e Banca della solidarietà si schierò contro la quotazione in borsa del gruppo di Pontedera) sono a dir poco tesi a causa in particolare dell’esternalizzazione di molte produzioni e all’inserimento di manodopera precaria. Il bilancio della gestione Colaninno di Piaggio non può dunque dirsi del tutto positivo, anche se in un settore maturo come quello delle due ruote è difficile dire se e come si sarebbero potuti ottenere risultati migliori per tutti, azionisti e lavoratori.

Luca Spoldi