Economia
Pil globale, 100 mila miliardi nel 2022: Italia all'8° posto grazie a Draghi
Gli interventi espansivi dei governi mondiali per fronteggiare la pandemia hanno spinto le previsioni del Pil a una cifra mai vista prima
Pil mondiale da record, previsti 100 mila miliardi nel 2022. Crescita spinta da manovre anti pandemia
Per la prima volta, l’economia mondiale supererà i 100mila miliardi di dollari nel 2022. A rivelarlo, uno studio del Centre for Economics and Business Research. Ma non è tutto, il centro di ricerca ha sottolineato anche che alla Cina serviranno due anni in più (fino al 2030) per superare gli Stati Uniti e affermarsi come maggiore superpotenza al mondo. L'India, poi, dovrebbe superare la Francia entro il prossimo anno.
Secondo lo studio, sempre l'India supererà anche la Gran Bretagna nel 2023 per diventare la sesta economia al mondo. Tornando in Europa, dal canto suo, la Germania supererà il Giappone nel 2033. Un altro dato importante emerso dagli studi del centro è che nella seconda metà del 2030 la “top ten” delle potenze economiche dovrebbe vedere il debutto della Russia nel 2036 e dell'Indonesia, al nono posto, nel 2034.
Italia, effetto Draghi: ottavo posto nella classifica delle economie mondiali
L'Italia, nel 2022, manterrà il suo ottavo posto in classifica. “L'ex presidente della Bce Mario Draghi ha guidato con successo il Paese negli ultimi mesi. Ma non è chiaro quanto questo periodo di relativa stabilità politica continuerà”, spiega il Cebr citando le incognite per l'elezione del presidente della Repubblica. “Nei prossimi 15 anni prevediamo un lieve peggioramento della posizione dell'Italia” nella classifica World Economic League Table: “scenderà dall'ottavo posto del 2021 al 13esimo del 2036”, calcola il centro.
Ma a cosa è attribuibile la crescita dell'economia mondiale? Secondo gli esperti, gli stimoli elargiti per far fronte alla pandemia e alla ripresa hanno innescato il “trend” positivo. Una ripresa, però, accompagnata da un balzo dell'inflazione che, se si dimostrerà persistente, rischia di causare un recessione nel 2023 o nel 2024, avvertono gli studiosi dell’istituto.
La recente galoppata dei prezzi sta spingendo le banche centrali ad accantonare il concetto di "inflazione temporanea" e accelerare il ritiro degli stimoli messi in campo per salvare l'economia dal Covid. Il caro prezzi è ormai un fenomeno diffuso a livello globale, accentuato dalle strozzature alle catene di approvvigionamento, alle quali si è aggiunta una meno passeggera inflazione salariale.
La Bank of England è stata la prima fra gli istituti centrali delle maggiori economie ad optare per un rialzo. La Fed da parte sua ha annunciato un'accelerazione del processo di riduzione degli acquisti di asset, mentre la Bce ha adottato un atteggiamento più cauto, prevedendo un ritiro del programma di acquisti che ha sostenuto l'Italia, senza però accennare a un aumento del costo del denaro.