Economia

Pil, l'economista Cipolletta ad Affaritaliani.it: "La ripresa è forte. Renzi centrerà i suoi obiettivi". Ecco perché

Quindi, l'obiettivo del +0,7% del Def sarà centrato?
"Assolutamente sì, soprattutto perché partiamo da un livello basso a fine 2014 che rappresenta un aumento del Pil intorno al +1,2%-1,3% se consideriamo la crescita dal dicembre 2014 al dicembre 2015". 

Come presidente dell'Aifi, riesce a vedere da vicino i trend di finanziamento delle imprese italiane. Dopo il credit crunch dovuto alla crisi e agli stress test della Bce, è vero che ora le aziende stanno soffrendo una maggiore selettività da parte delle banche nell'erogazione dei prestiti, una nuova fase del credito?   
"Nel mercato del finanziamento bancario stiamo registrando un cambio strutturale forte: le banche potranno prestare alle aziende soltanto a condizioni che queste ultime possano offrire garanzie sostanziali sull'andamento futuro del proprio business. E ciò lo possono fare soltanto le aziende che stanno esportando, che stanno andando bene e che hanno una certa dimensione. Le Pmi, soprattutto quelle che vendono invece soltanto sul mercato interno, avranno sempre delle grosse difficoltà di credito".

E quindi?
"E' necessario iniziare ad abituare le imprese a spostarsi verso una finanza alternativa al credito che è quello che sta avvenendo in altre parti del mondo. Quindi, obbligazioni anche per le Pmi, capitali di rischio, private equity e altre forme di finanziamento che non siano soltanto il credito bancario, perché quest'ultimo non tornerà ad essere quello di prima". 

Molti addetti ai lavori, però, lamentano che il mercato dei mini-bond non si sta sviluppando come dovrebbe. E' ottimista sulla crescita degli strumenti di credito alternativo?   
"Sia le imprese che si rivolgono a questi strumenti e sia l'offerta stessa sono ancora insufficienti. Ci vorrà del tempo per siché il Paese abitui. Anche a causa della rarefazione del credito, assisteremo a fenomeni di fusione fra le imprese perché alcune avranno delle difficoltà affrontabili soltanto con l'aggregazione con altre aziende. Da un punto di vista positivo, ciò ci porterà ad avere un sistema industriale un po' più forte, con imprese mediamente più grandi. Nel breve termine, invece, registreremo problemi di occupazione".

Sempre a proposito del mercato bancario, come giudica la riforma delle Popolari varata dal governo Renzi?
"Con questa misura, l'esecutivo non ha voluto recidere il legame fra il territorio di riferimento e le loro banche, ma ha voluto far sì che gli istituti di credito di una certa dimensione si dotassero di statuti con una vigilanza migliore riducendo così i rischi. Ho qualche dubbio, invece, sul fatto che fosse il decreto legge lo strumento migliore e più corretto per intervenire e normare una materia come questa".

Come si sarebbe mosso lei?
"Sarebbe stato meglio muoversi con formule più indirette e di moral suasion, anche se l'obiettivo era giusto e cioè intervenire su un sistema di governance che andava cambiato al più presto".

Ultima domanda: per usare un'espressione usata in un editoriale dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, il premier Matteo Renzi la "convince" o no?
"Credo che la politica che sta portando avanti Renzi sia complessivamente migliore di quella che abbiamo visto nel passato. Nessuno può essere d'accordo su tutto quanto. Il presidente del Consiglio sta però imprimendo un'accelerazione al processo riformistico che non esisteva prima, accelerazione che sta dando anche i propri frutti nel convincere i mercati internazionali che guardano finalmente l'Italia con un occhio migliore. Sono quindi del parere che bisogna aiutare Renzi a raggiungere i suoi obiettivi piuttosto che ostacolarlo".