Pil, l’Fmi taglia le stime di crescita per l’Italia, sforbiciata al Pil Usa
Il Fmi rivede al ribasso la stima per quest'anno sulla crescita Usa all'1,6% dal 2,2%. Giù anche l'Italia che crescerà dell'0,8% nel 2016 e dello 0,9% nel 2017
Il Pil globale rallentera' al 3,1% nel 2016, recuperando poi al 3,4% nel 2017, visto che la Brexit pesa sulle economie avanzate. E' quanto si legge nell'aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale. Rispetto ad aprile, la stima sulla crescita globale e' stata rivista al ribasso dello 0,1% per quest'anno e per il prossimo, mentre e' rimasta invariata rispetto a luglio. La Brexit e la crescita economica piu' debole delle attese negli Stati Uniti "hanno esercitato pressioni al ribasso sui tassi di interesse a livello globale, mentre ora la politica monetaria dovrebbe restare accomodante per piu' tempo". Anche se la reazione di mercato allo shock Brexit e' stata ordinata e questo ha rassicurato, il Fondo monetario internazionale segnala che l'impatto finale resta molto incerto, visto che il futuro degli accordi istituzionali e commerciali tra il Regno Unito e l'Unione europea non e' chiaro.
Nel frattempo, pero', "il sentiment del mercato finanziario verso i mercati emergenti e' migliorato grazie alle aspettative di tassi di interesse piu' bassi nelle economie avanzate, alla ridotta preoccupazione sulle prospettive di breve termine per la Cina in scia al sostegno politico alla crescita e alla stabilizzazione dei prezzi delle commodity". Comunque, le prospettive differiscono molto tra i Paesi e le regioni. Infatti, l'Asia emergente nel suo complesso e l'India in particolare mostrano una crescita robusta, mentre l'Africa sub-Sahariana va incontro a un rallentamento. Quanto alle economie avanzate, l'outlook debole, soggetto a incertezza e rischi al ribasso, potrebbe favorire il malcontento politico a vantaggio dei programmi contrari all'integrazione. Infine, "diversi mercati emergenti ed economie in via di sviluppo si trovano ancora a dover affrontare importanti sfide nell'aggiustamento a prezzi inferiori delle commodity. Queste preoccupanti prospettive rendono piu' urgente che mai la necessita' di una risposta politica di ampio respiro per stimolare la crescita e gestire gli elementi di vulnerabilita'".
Nel dettaglio il Fondo monetario internazionale ha tagliato la stima sulla crescita del Pil delle economie avanzate nel 2016 dall'1,8% all'1,6%, rispetto all'espansione del 2,1% registrata lo scorso anno. Il Fondo ha poi rivisto al ribasso la stima per quest'anno sulla crescita degli Stati Uniti all'1,6% dal 2,2% previsto a luglio, dopo la performance deludente nella prima meta' dell'anno a causa della debolezza degli investimenti delle imprese e della riduzione delle scorte di beni. Comunque, l'anno prossimo la crescita Usa dovrebbe recuperare al 2,2%, visto che le ripercussioni di prezzi piu' bassi dell'energia e del rafforzamento del dollaro si attenueranno. Secondo l'Fmi, inoltre, ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve "dovrebbero essere graduali e legati a chiari segnali che i prezzi e i salari si stanno stabilizzando in modo duraturo". L'incertezza in scia al referendum sulla Brexit incidera' sulla fiducia degli investitori. Quest'anno la crescita economica del Regno Unito dovrebbe rallentare all'1,8% e all'1,1% nel 2017, rispetto al 2,2% dell'anno scorso. L'area euro dovrebbe espandersi dell'1,7% quest'anno e dell'1,5% il prossimo. Nel 2015 l'espansione economica era risultata pari al 2%.
"La Banca centrale europea dovrebbe mantenere in modo appropriato l'attuale linea accomodante. Ulteriori misure di accomodamento attraverso un'espansione degli acquisti di asset potrebbero essere necessarie qualora l'inflazione non riuscisse a riprendersi", si legge nel documento. La crescita del Giappone, la terza maggiore economia al mondo, dovrebbe invece attestarsi quest'anno allo 0,5% e l'anno prossimo allo 0,6%. Nel breve periodo, la spesa governativa e le politiche di accomodamento monetario sosterranno la crescita, mentre nel medio termine l'economia giapponese sara' ostacolata dalla diminuzione della popolazione. Il Fondo monetario internazionale ha invece alzato la stima sulla crescita del Pil dei Paesi emergenti per quest'anno dal 4,1% al 4,2%.In base a questa stima, la crescita subirebbe un'accelerazione per la prima volta in sei anni. L'anno prossimo le economie emergenti dovrebbero crescere del 4,6%.
Le prospettive differiscono pero' a seconda dei Paesi e delle regioni. Le autorita' cinesi continueranno a spostare l'economia verso i consumi e i servizi, mentre in precedenza era basata su investimenti e industria. Questa politica dovrebbe rallentare la crescita nel breve periodo, gettando pero' le basi per un'espansione di lungo periodo piu' sostenibile. Inoltre, il Governo cinese dovrebbe adottare delle misure per tenere sotto controllo il credito che sta "crescendo a un ritmo pericoloso" e tagliare il sostegno alle insostenibili imprese di proprieta' dello Stato, accettando in questo modo "l'associato rallentamento della crescita del Pil".
L'economia cinese, la seconda maggiore al mondo, dovrebbe espandersi del 6,6% quest'anno rispetto al 6,2% del 2017, in calo dal 6,9% dello scorso anno. Vista la natura ancora debole e precaria della ripresa globale e le minacce che l'economia mondiale deve affrontare, il Fondo monetario internazionale ribadisce "il bisogno urgente di un approccio di politica completo, coerente e coordinato" per rafforzare la crescita e renderla duratura, con distribuzione equa della ricchezza. Usando insieme le politiche monetarie, fiscali e strutturali "il risultato finale sara' piu' grande della somma delle sue parti", conclude Maurica Obstfeld, capo economista dell'Fmi.