Economia

PopBari,il crac Fusillo:storia simbolo del rapporto malato coi grandi debitori

Fabio Pavesi

Le imprese della famiglia pugliese dichiarate fallite solo 3 mesi fa erano di fatto insolventi già a fine 2017. Gli investimenti nei fondi di Sorgente che...

Oggi a caldo dopo il commissariamento della Popolare di Bari quella coincidenza suona quasi beffarda. Ma il crac delle imprese delle famiglie Fusillo-Curci di soli tre mesi fa, è tutt’altro che una coincidenza e spiega molte cose del rapporto osmotico, se non incestuoso della banca con i suoi grandi debitori. Uno dei principali, se non il principale da molti anni sono proprio i Fusillo. Una delle famiglie imprenditoriali più importanti dell’area barese che ha visto fallire ben 2 delle sue società: la Fimco Spa e Maiora Group compartecipata da un’altra famiglia importante i Curci, non più tardi di tre mesi fa. 

SOLO TRE MESI IL CRAC DEL GRUPPO FUSILLO-CURCI

È del 23 settembre del 2019 il provvedimento del Tribunale che dichiarava il fallimento sia di Fimco che di Maiora. Un fallimento, che come nel caso della banca pugliese, non è certo un fulmine a ciel sereno. L’agonia delle società riconducibili a Fusillo-Curci durava in realtà da molto tempo. Basta rivedersi i bilanci di Fimco e Maiora (gli ultimi pubblicati) del 2017. 

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FIMCO E MAIORA DISSIPATO TUTTO IL PATRIMONIO E PIENE DI DEBITI GIA’ 3 ANNI FA

Già tre anni di fatto le due imprese attive nelle costruzioni e nella gestione di alberghi di pregio erano tecnicamente fallite. Nel 2017 Fimco Spa chiude i conti con una perdita secca di 49 milioni di euro che si mangia l’intero patrimonio che va in negativo per 42 milioni. L’attivo si dimezza e sono le svalutazioni per decine di milioni sui vari asset del gruppo a provocare la voragine nei bilanci. In quell’anno Fimco che ha capitale negativo per 42 milioni ha sul gobbo debiti per 104 milioni di cui una trentina con le banche, Popolare tra i primi creditori. 

Ci sono debiti con il fisco per 22 milioni e un’obbligazione per 25 milioni sottoscritta dal fondo maltese Futura Funds che è il soggetto che chiede il fallimento. Segnatevi Futura Funds e lo strano giro di denaro che dalla Popolare di Vicenza arriverà chissà come a Bari perché ne parleremo in una seconda puntata a breve. Fimco di fatto non c’è più già da allora. Come pensare di ripianare i debiti non solo del bond off shore, ma anche con le banche se solo per ripianare il capitale la società dei Fusillo deve trovare almeno 50 milioni? 

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MAIORA NEL 2017 SOMMERSA DA OLTRE 200 MILIONID DI DEBITI

Stesso film, stesso copione per Maiora Group, anch’esso da sempre tra le principali esposizioni della banca barese. O meglio la situazione è fin peggiore: siamo sempre nel 2017 e Maiora partecipata dai Fusillo e dai Curci è anch’essa oltre la linea di confine della sopravvivenza. Le perdite assommano a ben 116 milioni, patrimonio netto un buco da 88 milioni; e sul groppone un debito totale di ben 218 milioni. Solo con le banche, con la Popolare di Bari in buona compagnia con la solita Mps, l’esposizione è di 105 milioni, di cui ben 59 milioni non assistiti da nessuna garanzia reale. 

Ci sono ipoteche iscritte per 197 milioni e una vagonata di fidejussioni per oltre 140 milioni a favore di un’altra società correlata la Logistica Sud srl che versa anch’essa in cattive acque e verrà girata nel 2017 al Fondo Kant Capital re, sede legale a Gibilterra e gestita da Girolamo Stabile che ha rapporti di lungo corso con i gestori di Futura Funds. Anche Maiora Group ha in pancia un altro bond da 25 milioni sempre sottoscritto da Futura Funds che ne chiederà il fallimento. 

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Anche Logistica società correlata ai gruppi Fimco e Maiora è al di là di ogni possibilità di salvezza. Perde nel 2017 56 milioni, patrimonio a -55 milioni; debiti bancari a 40 milioni. 

IL CRAC ANNUNCIATO 36 MESI FA DEL PRINCIPALE DEBITORE DELLA BARI

Sembra un film dell’orrore: tutto quello che è in mano ai Fusillo già 3 anni fa è di fatto tecnicamente fallito. Eppure la Popolare di Bari c’è sempre

L’INCHIESTA PER BANCAROTTA SUI FUSILLO

La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta proprio sul crac Fusillo ipotizzando la bancarotta fraudolenta a carico degli imprenditori Emanuele, Vito, Giovanni e Giacomo Fusillo: i primi tre soci e amministratori di Fimco Spa e Maiora Group Spa, Giacomo, figlio di Vito, amministratore delegato delle due società. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dal sostituto Lanfranco Marazia, fino al 2018 i Fusillo avrebbero distratto e dissipato cespiti immobiliari, complessi aziendali e partecipazioni societarie relative a strutture turistiche di Monopoli e Polignano, in provincia di Bari, in favore di altre società correlate.

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Nell'ambito dell'inchiesta, a luglio sono state eseguite dai finanzieri perquisizioni sia negli uffici delle due società ora dichiarate fallite, che nella sede della direzione generale della Banca Popolare di Bari, principale creditore delle due imprese. Nello specifico, vengono contestati i reati di bancarotta e autoriciclaggio per presunte operazioni di distrazione e dissipazione di cespiti immobiliari, complessi aziendali e partecipazioni societarie, di rilevante valore economico, relative a strutture turistiche in favore di altre società. Quest'ultime non soggette a procedura fallimentare ma riconducibili sempre agli imprenditori indagati.

I Fusillo - secondo l'accusa della Procura - nell'arco di un anno e mezzo, tra dicembre 2016 e luglio 2018, avrebbero dissipato complessi aziendali e partecipazioni societarie in favore della società correlata Soiget Srl. Le indagini avrebbero permesso di appurare che l'intero capitale della Soiget sarebbe poi stato dismesso in favore di Giacomo Fusillo e che l'intero capitale di un'altra società, Logistica Sud srl, sarebbe stato ceduto in favore del fondo Kant Capital Fund strategic Business Unit PCC Limited che ha sede a Gibilterra. Per questo viene contestato il reato di bancarotta fraudolenta agli imprenditori.

Banca Popolare di Bari è alla Fiera Internazionale dell’agricoltura di Foggia
 

Giacomo Fusillo è poi accusato anche di autoriciclaggio, perché avrebbe trasferito tutto il capitale della Soiget srl nella società unipersonale Sesto Elemento srl "in modo da ostacolare - si legge nell'imputazione - l'identificazione della provenienza delittuosa". Giacomo Fusillo detiene l'intero capitale di quest'ultima azienda. In quanto alla Banca Popolare di Bari, l'accusa formulata è che, nonostante fosse creditrice di oltre 100 milioni di euro dalle società Fimco e Maiora, già in procedura di concordato preventivo, a marzo scorso avrebbe erogato loro nuova finanza per circa 40 milioni di euro rinunciando anche a più di 80 milioni di crediti vantati.

Per i magistrati, dalle istanze di ammissione al concordato preventivo presentate da Fimco e Maiora si evince infatti "l'ingente esposizione debitoria del gruppo Fusillo nei confronti di Banca Popolare di Bari", ma anche la disponibilità dell'istituto di credito "a sostenere il piano di risanamento mediante l'erogazione di nuova finanza". Un coinvolgimento smentito però dalla Popolare di Bari per la quale non c'è mai stata adesione al piano di risanamento del gruppo Fusillo, né è stata erogata nell'ambito dello stesso piano nuova liquidità.

Fin qui la cronaca giudiziaria. Vedremo se gli inquirenti avranno visto giusto. Resta il copione di fondo che vale in generale per tutte le crisi bancarie: più l’impresa va a picco, più la banca rischia il suo credito e spesso finisce per ridare di nuovo aiuto finanziario nella speranza che la situazione si risolva. Spesso si trasforma in un circolo vizioso che porta l’imprenditore a fallire e la banca a iscrivere a sofferenza tutto il suo credito. 

IL GIRO CONTABILE DEI FONDI IMMOBILIARI 

Ma nel caso dei rapporti tra la Popolare e i Fusillo ecco saltare fuori non solo la gigantesca esposizione su un’impresa già a rischio, ma anche qualche cortocircuito contabile. Come ha rivelato ieri il Messaggero e che AffariItaliani.it è in grado di approfondire, la Popolare di Bari aveva il vizio di sottoscrivere quote di fondi immobiliari chiusi dove confluivano immobili venduti al fondo da clienti della stessa banca.

Nel 2011 la banca sottoscrive quote del fondo Tiziano comparto San Nicola di Sorgente sgr, la sgr immobiliare di Valter Mainetti che guarda caso aveva comprato il Grande Albergo delle Nazioni girato al fondo dalla Fimco dei Fusillo. Fimco non si ferma qui: vende al Fondo Donatello sempre di Sorgente Sgr l’Hotel Oriente. Si realizza una partita di giro. La banca trasforma crediti ai Fusillo in quote di fondi dove stanno gli stessi grandi alberghi conferiti dai Fusillo stessi.

Già, ma la banca finisce anche per perderci. Secondo gli ispettori di Bankitalia nel 2015 gli investimenti in fondi chiusi valevano 131 milioni con una perdita sul 2014 di 22 milioni. Non certo un affare per la Popolare. Tutt’oggi la Bari ha in pancia fondi immobiliari di Sorgente Sgr in particolare il fondo Federico II per un controvalore di 90 milioni di euro. Con la messa in amministrazione straordinaria della Sgr di Mainetti difficile calcolare il vero valore. Nel bilancio 2018 però la Popolare di Bari ha iscritto una minusvalenza per 10 milioni sul fondo.

Il rapporto tra la Bari e i Fusillo-Curci dice di un rapporto “malato”, un’esposizione eccessiva su imprese ad alto rischio. Se la gestione “disinvolta” del credito da parte dei vertici della banca pugliese ha i connotati del rapporto con il cliente Fusillo, allora forse troviamo una chiave di lettura di quella montagna di prestiti malati per 2 miliardi di euro oltre il 25% dell’intero portafoglio crediti che di fatto hanno portato la banca alle soglie del crac. Ora tocca ai contribuenti italiani metterci una pezza. 

 

Seguirà la seconda puntata con Futura Funds e lo strano giro di denaro che dalla Popolare di Vicenza arriva chissà come a Bari...