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Economia
Portafoglio, investire a Londra nell'era Johnson? Ancora presto. Ecco perchè


Molti investitori vedono oggi gli asset del Regno Unito, dove Boris Johnson ha appena preso il posto di Theresa May al numero 10 di Downing Street, come sottovalutati, ma anche poco desiderati. C’è chi vede una ripartenza in arrivo con un nuovo Primo Ministro ansioso di cambiare la narrativa deludente del post-referendum sulla Brexit a gestione May, ma in questa fase sembra decisamente difficile impegnarsi in una scommessa a breve termine sugli asset britannici, nonostante un numero consistente di fondamentali che rimangono positivi.

Le incertezze legate alla Brexit restano ancora un freno per gli investitori, e nel breve termine è difficile guardare al dopo Brexit. Per questo Allianz Global Investors scrive in una nota che, nonostante l’affermazione di Johnson, niente di veramente rilevante è cambiato, e potrebbe essere troppo presto per gli investitori oggi sottopesati sulla Gran Bretagna decidere di cambiare atteggiamento.

IL COMPITO DIFFICILE DI BORIS JOHNSON
Da Johnson si aspettano due cose: una soluzione soddisfacente alla Brexit e la creazione di una narrativa positiva che sia convincente e guardi al futuro. È vero che l’economia britannica si è mostrata sorprendentemente resiliente, mentre anche le azioni delle società britanniche con un focus internazionale hanno fatto relativamente bene, almeno se si guarda alle quotazioni in sterline.

Ma il gap che divide le valutazioni di questi titoli proiettati sul mercato globale da quelli a vocazione domestica è diventato di recente estremo. AllianzGI non è sorpresa che gli investitori sottopesino la Gran Bretagna, un mercato difficile da navigare non solo per un sentiment generale negativo, ma anche perché azionario e reddito fisso puntano in direzioni diverse.

I NUMERI CHE NON CI SONO A WESTMINSTER
Una delle sfide di Johnson è rappresentata dalla maggioranza risicata che lo sostiene in Parlamento, e a meno che non tenti la carta delle elezioni anticipate e riesca a rafforzarla, i numeri a Westminster restano proibitivi, sia per la Brexit che per le scelte politiche più importanti, come una radicale riforma fiscale. Inoltre, nonostante i conti con l’estero siano in ordine, la Gran Bretagna è alle prese con un’economia a fine ciclo e con una montagna di debito pubblico.

Nel suo primo discorso Johnson ha parlato di una manovra economica da varare in autunno per sostenere la competitività, ma visti i margini ridotti che ha in Parlamento potrebbe doversi limitare a misure che non richiedono interventi legislativi. E comunque non può evitare la questione Brexit. Con la complicazione data dall’affermazione alle recenti elezioni europee dei sostenitori di una Brexit senza compromessi.

TROPPI ‘SE’ RESTANO SUL PIATTO ANCHE SE NON MANCANO I FATTORI DI ATTRAZIONE
Secondo AllianzGI tutto questo per gli investitori significa che sul piatto rimangono molti “se”. La sterlina è stata in difficoltà per tutto il periodo seguito al Referendum del 2016, e la casa d’investimento continua a essere in allerta sui suoi movimenti nel breve termine, anche se risulta sottovalutata quale che sia il metro che si usa. La sterlina sarebbe il principale beneficiario di un miglioramento di prospettiva, insieme a seguire con l’immobiliare e le utility.

La Gran Bretagna inoltre vanta standard elevati di governance societaria e di impegno ambientale e sociale, tutti fattori paganti per l’investitore nel lungo termine. Un altro fattore di lungo periodo favorevole è la qualità della forza lavoro, l’impegno per i valori del libero mercato e la protezione garantita alla proprietà privata. Quindi ci sono le potenzialità perché gli asset britannici tornino appetibili. Ma ora è ancora presto.

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