Economia
Prosieben, Berlusconi jr alla finestra. Incognita Vivendi sull'assemblea
I Berlusconi, come anche l’imprenditore ceco Kretinsky, attenderanno il nuovo piano per vedere se il Ceo del broadcaster tedesco cambierà idea il 10 giugno
Mediaset in gran spolvero a Piazza Affari, col titolo che dai minimi di 1,35 euro visti il 16 marzo scorso ha ormai recuperato quasi un 40% vedendo così risalire la capitalizzazione a 2,2 miliardi (chiusura a 1,84 euro con un rialzo del 2,94%). Nello stesso periodo ProsiebenSat.1, di cui tramite la controllata Mediaset Espana (che ha annunciato di aver acquistato un ulteriore 4,25% di capitale approfittando del calo di queste settimane) il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi è ormai socio al 19,5% (20,1% in termini di diritti di voto), ha toccato toccato per due volte un minimo a 5,9 euro e ha poi tentato un debole rimbalzo per poi chiude a quota 6,57 euro con un progresso dell'11,29%.
I movimenti di borsa dei due titoli sembrano riflettere l’attesa per un’evoluzione dello scenario: non è un mistero che, dopo aver investito attorno a 500 milioni di euro (del miliardo di euro a disposizione per eventuali fusioni e acquisizioni), a Cologno Monzese siano pronti ad arrivare a sfiorare la soglia Opa prevista dalla legislazione tedesca (il 30%) e che se per ora non è stato chiesto alcun posto in Cda è solo perché l’assemblea annuale è in calendario per il 10 giugno a Monaco (coronavirus permettendo).
In quella sede il Ceo, Maximilian (“Max”) Conze, illustrerà il nuovo piano industriale del broadcaster tedesco e si capirà se e quanto andrà nella direzione auspicata da Mediaset di una partecipazione al futuro polo europeo della televisione “free to air”. Ipotesi che Conze ha finora osteggiato e che però sembra interessare anche al secondo maggior azionista di ProsiebenSat.1, il gruppo Czech Media Invest (Cmi) dell’imprenditore ceco Daniel Kretinsky, al 10,1% del capitale.
La posizione di Conze, ex tenente dei paracadutisti dell’esercito tedesco secondo cui tentare di “combinare aziende piuttosto ingombranti e grandi, può solo portare anni di lavoro che non costruiscono davvero il futuro”, ma che non ha escluso una maggiore cooperazione in ambiti come lo streaming video, si è indebolita in questi mesi dopo la plateale uscita di scena del suo vice, Conrad Albert (che lascerà il prossimo 30 aprile al termine di quella che in un’intervista ha definito una “soap opera del Cda”) e visti gli scarsi risultati ottenuti sin qui dalla sua strategia di puntare sulle attività digitali e sull’e-commerce per cercare di reggere alla crescente concorrenza di gruppi come Netflix.
Non solo: contro Conze, che proprio a inizio marzo ha investito 500 milioni di dollari per acquisire lo sviluppatore americano di app per incontri Meet Group, sta giocando anche la pandemia di coronavirus e le misure di contenimento che in un numero crescente di stati stanno quasi azzerando ogni contatto sociale. Questo potrebbe peraltro offrire il pretesto al manager per una drastica inversione di rotta e presentare un piano industriale che torni a focalizzare il gruppo sulle attività televisive e non escluda future integrazioni societarie in Mfe.
In questo caso Conze, il cui mandato scadrà il primo giugno 2021, potrebbe restare al suo posto così come, forse, il presidente del Cda, Werner Brandt, tanto più che al momento né i Berlusconi né Kretinsky avrebbero intenzione di avanzare richieste di un ribaltone del Cda. Se invece Conze continuasse a perseguire il disegno di un gruppo sempre più focalizzato sul web e sempre meno sulla televisione generalista, la situazione potrebbe farsi incandescente.
Che l’assemblea del 10 giugno sia destinata ad essere un passaggio interlocutorio e non il teatro di uno scontro frontale pare del resto inevitabile visto anche l’allungarsi dei tempi per l’esame del ricorso di Vivendi e Simon Fiduciaria contro il via libera dato dai soci di Mediaset, lo scorso febbraio, al progetto Mfe. In quell’occasione ancora una volta Simon Fiduciaria (che custodisce il 19,9% di Mediaset di proprietà del gruppo francese, in ottemperanza alle disposizioni dell’Agcom) non era stata ammessa al voto mentre Vivendi vi aveva partecipato (votando contro) col residuo 9,61%.
Il Tribunale di Milano, cui spetterà di decidere sul ricorso, ha spostato l’udienza al 30 aprile ma non è certo che per allora l’emergenza sarà passata e che si giunga in ogni caso ad una sentenza prima dell’assemblea di ProsiebenSat.1. Inutile quindi andare allo scontro frontale, che comporterebbe anche la necessità di trovare candidati per la sostituzione di Conze e Brandt. Candidati i cui nomi, se anche vi fossero, restano al momento assolutamente coperti a conferma che la futura governance di ProsiebenSat.1 è un tema che richiede ancora tempo per essere definito nei suoi particolari.
Luca Spoldi