Retelit, Giorgetti in pressing su Cda e crescita. Affari e rete di Fiber 4.0 - Affaritaliani.it

Economia

Retelit, Giorgetti in pressing su Cda e crescita. Affari e rete di Fiber 4.0

Luca Spoldi

Business Retelit ad alta intensità di capitali, ma Stefano Giorgetti,che con Fiber 4.0 ha una partecipazione potenziale del 12,82%, punta sul risiko del settore

Retelit? Un titolo che con un trading azzeccato potrebbe dare qualche soddisfazione. Il mercato infatti si interroga sulle reali intenzioni di Stefano Giorgetti, che in qualità di soggetto controllante di OAK Tree Srl (che risulta avere sede a Milano, in Piazza Castello ma pare collegata a un fondo londinese), a sua volta soggetto controllante di Fiber 4.0 Srl, ha comunicato pochi giorni fa in Consob come dal 9 febbraio scorso Fiber 4.0, detiena una partecipazione potenziale del 12,821% nella stessa Retelit. In tale data Fiber ha sottoscritto un contratto con Selin Spa, che fa capo al finanziere Holger Van Den Heuvel (già tra i fondatori di Gsmbox, società acquisita da Buongiorno Vitaminic nel 2004), Hbc Spa (la ex Site di Bologna, società fornitrice di Telecom Italia controllata dalla famiglia Borghi). Tale contratto prevede, tra l’altro, un’opzione call (ossia un diritto di acquistare) in favore di Fiber 4.0, su minime 9.598.377 azioni Retelit detenute da Selin e 5.143.846 azioni Retelit detenute da Hbc e massime 13.711.967 (8,35% del capitale) e 7.348.352 azioni (4,47% del capitale) rispettivamente, pari alla totalità delle azioni Retelit detenute da Selin e da Hbc.  Questa prima opzione è esercitabile entro il 9 marzo prossimo; nel caso sia stata esercitata tale opzione ma non totalmente, ha una seconda un’opzione call sulle azioni Retelit rimaste in mano a di Selin e Hbc (comprese eventuali ulteriori azioni acquistate dai due soci in esecuzione di eventuali aumenti di capitale) esercitabile entro il 9 settembre. Se poi restassero ancora azioni Retelit in mano a Selin o Hbc, i due soci hanno un’opzione put (ossia un diritto di vendere) a loro favore esercitabile entro i successivi tre mesi, ossia entro il 9 dicembre 2018, per cedere a Fiber tutte le loro azioni Retelit residue, uscendo così dall’azionariato. 
 
Sono state inoltre stabilite da Fiber “pattuizioni parasociali relative alle azioni di Retelit raggiunte nell’ambito del contratto”. Gli altri “pattisti” sono Alberto e Luca Pretto e Laura Ziggiotto, che complessivamente hanno in mano il 5,539% di Retelit, un cui precedente patto parasociale era scaduto lo scorso 10 dicembre senza essere rinnovato. Non risultano invece aver trovato alcun accordo con Giorgetti né Bousval (ossia le poste libiche), tuttora primo socio di Retelit col 14,798%, né i fondi Axxion, che nel dicembre scorso hanno segnalato a Consob di aver raggiunto una partecipazione del 5,678%. Giorgetti ha inoltre fatto sapere che, nei prossimi sei mesi, Fiber intende finanziare l’acquisto delle azioni oggetto delle opzioni di cui sopra “con mezzi propri e indebitamento bancario”. Fiber, a seconda delle condizioni complessive di mercato, è pronta anche a valutare “altre opportunità di investimento” in base alla “disponibilità di azioni di Retelit a prezzi che renderebbero l'acquisto delle stesse conveniente”. Azioni che potrebbero essere acquistate “sul mercato o fuori mercato”, con l’unico limite di non superare assieme agli altri pattisti il 30% del capitale (limite che corrisponde alla soglia oltre la quale scatta l’obbligo di Opa sulla totalità del restante capitale).
 
Fiber, che fino alla data di svolgimento dell’assemblea di Retelit si è impegnata a non proporre “l’integrazione né la revoca degli organi amministrativi e di controllo della società”, intende peraltro presentare una lista per la nomina del Cda e una per il collegio sindacale di Retelit, riservandosi inoltre l’opportunità “di presentare dette liste unitamente ad altri azionisti di Retelit”, per ottenere il maggior numero di voti all’assemblea di Retelit convocata per il prossimo 27 aprile per approvare il bilancio 2017 e rinnovare il Cda della società. Facendo due conti, Giorgetti dovrebbe poter contare su circa il 18,4% di capitale, sufficiente a superare i voti di Bousval ma non il 20,4% circa di cui disporrebbe un’accoppiata Bousval-Axxion. Non sono dunque da escludere ulteriori movimenti nel capitale di Retelit, operatore tlc nato nel 1999  come ePlanet e poi cresciuto a colpi di acquisizioni (Planetwork e Evia) e investimenti che hanno consentito al gruppo guidato da Federico Protto (manager di lungo corso del settore telecom con esperienze in Telecom Italia e Verizon/Worldcom e Deutsche Telekom) di arrivare a possedere una rete in fibra ottica di oltre 10 mila km che collega 10 aree metropolitane sono salite a 9 (Milano, Roma, Torino, Padova, Treviso, Bologna, Reggio Emilia, Napoli e Bari), oltre a 15 data center (su 26 originariamente portati in dote da Evia).
 
In teoria capitali e competenze per riuscire nell’impresa non dovrebbero mancare a Giorgetti, che secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it dal giugno 2016 è anche equity partner e portfolio manager della londinese RedHedge Sicav, società di gestione fondata nel 2015 da Andrea Seminara (ex  portolio manager di Marzotto Group, con un’esperienza come trader sul reddito fisso per Banca Profilo) nel cui team figurano anche Dante Rossi (trader sui derivati con precedenti esperienze in Mps Capital Services, Banca Profilo e Method investment & Advisory), Stephen Brett (anche lui già trader sui derivati per Dresner Kleinwort prima e Ctc London poi), Neill Keaney (specializzato sui crediti “high yield” con un passato in Citigroup, Cantor Fitzgerald, Nomura e Bnp Paribas), Marcello Cazzaniga (specializzato in sub financial) e il business development manager Franco Mancini (ex trader per Bnp Paribas, Morgan Stanley, Mediobanca, Goldman Sachs e Tradition). Una squadra di tutto rispetto che potrebbe voler scommettere sul “risiko” di un settore ad “elevata intensità di capitale” come quello delle infrastrutture e servizi per telecomunicazioni di cui è prova anche l’annuncio dato pochi giorni fa da GTT, circa l’acquisizione per 1,9 miliardi di euro di Interoute, concorrente di Retelit e partner di Open Hub Med, consorzio internazionale per la banda larga in cui la stessa Retelit è socia al 9,52%. L’acquisizione di Interoute è avvenuta a 11,5 volte l’Ebitda 2017, mentre Retelit, che in borsa capitalizza poco più di 280 milioni a fronte di 19,44 milioni di Ebitda 2017, viene già valutata attorno alle 14,4 volte l’Ebitda (circa13 volte l’Ebitda 2018 che il management si attende tra i 20 e i 23 milioni a fronte di un giro d’affari tra i 60 e i 63 milioni). 
 
Fiber deve dunque trovare il modo di far crescere ancora Retelit tramite crescita organica (per quest’anno sono previsti investimenti tra 25 e 28 milioni di euro) o acquisizioni. Se Giorgetti e i suoi saranno in grado di riuscirvi non è del tutto chiaro al momento, tanto gli analisti per ora non modificano i propri giudizi: Intermonte esprime un “outperform”, ma con un target di 1,7 euro già in linea con le quotazioni attuali, Banca Akros un più prudente “in line”, con target a soli 1,4 euro, mentre Websim sottolinea come “l’intero quadro appaia molto fluido, se non caotico”. Avranno ragione a Londra o a Milano?