Economia

Riapertura gioco legale, Papalia (Fiegl): "Ancora in attesa di un segnale"

Il duro intervento del Presidente della Fiegl, Stefano Papalia: "Il settore versa in condizioni drammatiche. Il 15 le attività devono riaprire"

Papalia (Fiegl): "Per riapertura settore del gioco ancora in attesa di un segnale".

"Il settore del gioco legale versa in condizioni drammatiche. La situazione è ferma nonostante l'impegno di tutti i componenti della filiera. L'Italia è uscita dal lockdown ma siamo ancora in attesa di un segnale". Sono queste le parole di Stefano Papalia, presidente di FIEGL (Federazione Italiana Esercenti Gioco Legale), intervenuto oggi in una videocall con la stampa. In riferimento a un appello pubblicato sul Corriere della Sera per denunciare la tragica situazione in cui versa il comparto e sensibilizzare l'opinione pubblica, Papalia ha commentato: "È un grido d'allarme. In quella pagina c’è la fotografia del nostre settore, le aziende, il mondo lavorativo. Un numero importante di associati non riaprirà e se prima c'era preoccupazione, ora è subentrata la paura".

"Si tratta di persone che stanno gestendo quattro emergenze: la questione della cassa integrazione, che, nonostante gli sforzi del Governo, non è stata ricevuta dalla maggior parte dei dipendenti delle aziende del nostro settore, che stanno anticipando gli stipendi; il Dl Liquidità, che ancora non è chiaro perché le aziende del settore per un ipotetico codice etico o questioni di antiriciclaggio si vedono negare accesso al credito, e in più è arrivata la comunicazione delle banche che prospetta la chiusura dei conti agli esercenti del settore. Infine, l'introduzione della nuova tassazione delle scommesse per finanziare il fondo salva-sport, tassare in questo modo vuol dire per il piccolo esercente una botta esagerata".

"Gli esercenti - ha aggiunto Papalia - si stanno già attivando con la sanificazione degli ambienti e investimenti, attività non ancora obbligatorie per loro, ma ci chiamano per capire cosa devono fare. Non hanno certezze, sono fantasmi in questo momento".

"Ci riserviamo di andare oltre, ma è evidente che così non possiamo andare avanti. Ieri il premier Conte ha fatto l'ennesimo discorso, ascoltavamo sperando che fosse 'la volta buona', ma non ha detto neppure una parola per 60mila lavoratori, che con l'indotto arriva a 100mila. Continuiamo ad aspettare delle risposte".

"Il 15 le attività devono riaprire, se non succederà valuteremo i passaggi successivi", ha concluso il presidente.