Economia
Riforma pensioni, ipotesi Ape dai 63 anni. Ecco come funzionerà il prestito
Pensioni, le ultime notizie sulla riforma. Cosa cambia
Riforma delle pensioni. Negli ultimi giorni prende corpo l'ipotesi elaborata dal governo relativa all'APE, l'assegno pensionistico anticipato. L'asticella per l'uscita anticipata potrebbe essere fissata a 63 anni con 20 anni di contributi.
I dettagli del piano del governo sulla flessibilità in uscita e sui ritocchi alla Legge Fornero saranno resi noti solo a fine settembre o comunque con la presentazione della legge di stabilità per il 2017, verso metà ottobre. Sullo sfondo restano dunque ancora altri due mesi di confronto con i sindacati per studiare una posizione quanto più possibile condivisa.
Per ora è stato chiarito solo che l'APE - si legge su http://www.pensionioggi.it - sarà sperimentale ma coinvolgerà tutti i lavoratori iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria (anche dipendenti pubblici e autonomi). Confermata anche la cornice generale: un prestito anticipato dalle banche e pagato dall'Inps che il lavoratore dovrà restituire una volta guadagnata la pensione con una rata di durata ventennale. Restano tuttavia ancora molti punti oscuri che settembre dovrà dissipare.
La rata di restituzione. La prima questione riguarda l'entità dell'anticipo pensionistico. Il Governo è intenzionato a concedere per ora tra i tre e i tre anni e sette mesi di sconto sull'età pensionabile contro i quattro richiesti dalla parte sindacale e dalla minoranza dem. Poi c'è la questione delicatissima del funzionamento della restituzione del prestito: da comprendere in particolare il meccanismo delle detrazioni fiscali che dovrebbero contenere entro l'1% il prelievo sull'assegno per i lavoratori disoccupati o in specifiche situazioni meritevoli di tutela (es. caregivers, soggetti con bassi redditi, lavori usuranti, invalidi). Per gli altri, cioè chi non si troverà in quelle situazioni "protette" la rata di restituzione del prestito sarà molto intensa potendo superare anche il 15% del valore dell'assegno in corrispondenza del massimo anticipo pensionistico. Le aziende che vorranno spedire in pensione la forza lavoro più anziana dovrebbero invece farsi carico loro della restituzione del prestito lasciando, pertanto, (quasi) intatto il reddito pensionistico del lavoratore.
L'assegno anticipato. Terzo punto all'ordine del giorno resta quello della determinazione della misura dell'assegno stesso di accompagnamento alla pensione: bisognerà chiarire prima di tutto se esso sarà un trattamento pensionistico vero e proprio oppure, come sembra, un sussidio sostitutivo della pensione (un pò come accade attualmente con l'assegno di esodo, l'isopensione) con evidenti risvolti al momento dell'applicazione della perequazione annuale, del riconoscimento dei trattamenti di famiglia (ANF), le conseguenze in ordine alla reversibilità o meno del trattamento in caso di decesso anticipato del percettore. Sull'importo dell'assegno anticipato ci dovrebbe essere tuttavia una norma di vantaggio consistente nell'applicazione del coefficiente di trasformazione legato all'età di pensionamento naturale (vale a dire a 66 anni e 7 mesi) e non di quella dell'accesso all'APE. Questo accorgimento dovrebbe aiutare a maturare un reddito più succulento durante il periodo di anticipo, soprattutto per coloro che hanno larga parte dell'assegno calcolato con il sistema contributivo.
La contribuzione figurativa. Altra questione da accertare è se durante questo periodo saranno o meno riconosciuti contributi figurativi che potranno essere fatti valere al momento dell'accesso alla pensione incrementando l'importo dell'assegno, la base sulla quale si inizierà a restituire il prestito. Un dettaglio non indifferente. Da fissare poi il coordinamento con la previdenza integrativa: chi sceglie l’Ape per un ritiro anticipato potrebbe chiedere un trasferimento del capitale cumulato nel fondo pensione integrativo. In questo modo il lavoratore potrebbe chiedere un prestito Ape inferiore (per esempio del 50%) e integrare il suo reddito nei mesi di anticipo con il capitale ottenuto dal suo fondo pensione. Infine una serie di questioni tecniche ma comunque non meno importanti legate alla contabilizzazione degli interessi del prestito, all'ente erogatore (che resterà l'Inps), alla valutazione del rischio premorienza del percettore. In caso di morte del beneficiario pare esclusa qualsiasi garanzia reale a carico degli eredi, come invece avviene di regola in un normale mutuo.
Le altre questioni. Da sciogliere anche i nodi su altre questioni sensibili come i lavoratori precoci con i sindacati che premono per un tetto al maturato contributivo, i lavori addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti, chi ha carriere discontinue, ottava salvaguardia ed una proroga ulteriore dell'opzione donna.