Economia

Ristoranti chiusi, cala il consumo di mozzarella e crolla il prezzo del latte.

Eduardo Cagnazzi

Si apre un pericoloso fronte di lotta: da una parte gli allevatori, dall'altra i produttori caseari. Le organizzazioni degli agricoltori: intervenga il ministro

Il Coronavirus colpisce il terzo formaggio Dop italiano: la mozzarella di bufala campana. E colpisce di conseguenza gli allevatori del segmento bufalino: i caseifici non ritirano più in quantitativi previsti dai contratti, la produzione si riduce inesorabilmente. E molti imprenditori giocano al ribasso chiedendo prezzi esigui. Con il rischio di aprire un pericoloso fronte di lotta: da una parte gli allevatori, dall’altra le aziende. Una situazione che potrebbe aggravarsi nei prossimi giorni, soprattutto nel Casertano, con problemi di ordine pubblico se non ci sarà un intervento risolutivo da parte della ministra Teresa Bellanova.                                                                                                                                                                                                          Chiusi ristoranti, pizzerie e bar, crolla così la produzione e il consumo, fermando la filiera dalla bufala al caseificio e poi alla tavola. Un comparto sottoposto a un sistema di tracciabilità unico in Italia e in Europa in grado di tutelare e garantire le produzioni e il cittadino, e pertanto contrassegnato dalla Dop, che vale 932 milioni di euro di fatturato al consumo totale, che produce oltre 50mila tonnellate di prodotto all’anno con un trend di crescita negli ultimi quattro anni del 21,5% (dato Consorzio di tutela), export in aumento (+33% nel 2018).

Un comparto in crescita anche a gennaio e febbraio di quest’anno. Così come è cresciuta la produzione di latte. Poi il coronavirus con il tracollo dei consumi. Parlano alcuni dati: dal primo al 15 marzo, in appena due settimane, sarebbero stati prodotti solo 800mila chilogrammi di mozzarella dop a fronte dei 2 milioni dello stesso periodo del 2019. La causa? Minori vendite sui mercati. E soprattutto meno estero. “E’ un prodotto che necessita di una tempistica veloce di trasporto”, afferma Pasquale Colangelo (nella foto), imprenditore caseario di Capaccio (La Perla del Mediterraneo). “Il mercato estero era già calato del 70% a causa della chiusura dei voli per l’Asia, adesso che anche le attività commerciali con gli Usa si sono fermate non resta che distribuire la mozzarella alla Croce rossa e alle associazioni di assistenza ai più bisognosi”. Poi in questi ultimi giorni il patatrac, con la filiera al collasso e con la logistica che ha aumentato i costi fino al 30%. E soprattutto con gli allevatori costretti a fare i conti con chi approfitta a speculare sul prezzo del prodotto fresco.

“Abbiamo ha già predisposto le diffide verso le imprese di trasformazione e distribuzione che, violando i contratti già sottoscritti, lasciano il prodotto nelle stalle senza ritirarlo, salvo poi a speculare proponendo prezzi dimezzati”, afferma Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania. Anche Fabrizio Marzano, numero uno di Confagricoltura Campania, denuncia l’aggravarsi di una situazione che potrebbe “determinare un pericoloso contenzioso e il tracollo di un comparto principe della regione”. In una nota indirizzata ai ministri competenti, Marzano sottolinea la necessità di un intervento al fine sia di scongiurare la deperibilità del latte non ritirato, sia di aggravare le difficoltà dei trasformatori che hanno nel frattempo comunicato di non poter ritirare oltre il 25% del prodotto fresco. 

Intanto, negli ultimi giorni il Mipaaf ha modificato il disciplinare della mozzarella di bufala campana dop introducendo una deroga provvisoria per l’utilizzo del latte congelato. “Ben vengano queste scelte in questa fase drammatica”, sottolinea a riguardo il presidente nazionale di Agrocepi, Corrado Martinangelo. “Seppure bisognerebbe meglio armonizzare tutte le norme in vigore a partire da quelle introdotte nel 2014 per evitare possibili degenerazioni. Il nuovo decreto adottato  in ogni caso dovrà servire ad evitare la riduzione del prezzo del latte agli allevatori e aiutare i caseifici a smaltire il latte in una fase di calo del consumo dei prodotti caseari, ma bisogna fare di più. E’ vero che il consumo di mozzarella è calato, ma il latte viene comunque prodotto”.