Economia
Banche salvate, quella trattativa fra l'Italia e Bruxelles. A Nicastro 400 mila euro
Per l'Ue c'erano tre possibili strade per salvare le 4 banche italiane: una con fondi privati, una usando il fondo di tutela dei depositi, che comunque avrebbe fatto scattare la risoluzione e le perdite per gli obbligazionisti subordinati, la terza (poi percorsa) usando il fondo salva-banche. Lo si legge in un documento Ue visto dall'Ansa. Il documento intitolato 'Possibili soluzioni per la ristrutturazione di piccole banche italiane', datato 16 novembre e redatto dai servizi della Commissione, spiega che "in base alle norme Ue, ci sono tre possibili strade", e la Commissione "non ne favorisce nessuna, fintanto che le regole Ue sono rispettate".
La prima prevede un "meccanismo completamente privato", sotto lo schema 'Garanzia dei depositi', e "assicurerebbe che nessun aiuto di Stato sia coinvolto". In pratica privati contribuirebbero volontariamente al salvataggio. La seconda prevede invece l'utilizzo del fondo di tutela dei depositi, il portafoglio a cui voleva attingere il Governo italiano. In base ad essa, "la ristrutturazione delle banche è soggetta alle regole degli aiuti di stato e alla condizionalità della direttiva BRRD, ovvero quella che istituisce il 'bail in'.
L'obiettivo delle regole degli aiuti di stato, spiega il documento, è "minimizzare la partecipazione del contribuente assicurando una sufficiente condivisione degli oneri (azionisti e obbligazionisti junior devono contribuire al costo del salvataggio), ristabilire la sostenibilità a lungo termine e minimizzare la distorsione della concorrenza verso le altre banche italiane".
Questa, si legge poi, è stata la soluzione scelta del Governo per la risoluzione di Banca Romagna a luglio 2015. La terza strada è quella che usa altre fonti di denaro pubblico. "Le autorità italiane possono usare il fondo di risoluzione o altro intervento diretto da parte del Ministero delle finanze. In base a questa opzione, simile alla seconda, la ristrutturazione delle banche è soggetta alla stessa condizionalità BRRD e delle norme sugli aiuti di Stato".
Il governo sta studiano un intervento, da inserire nella Legge di Stabilità, a favore delle fascie più deboli dei risparmiatori colpiti, un fondo di solidarietà che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha definito "umanitario". Non si tratterebbe di un rimborso, ma di "misure di tipo umanitario" che nulla hanno a che fare con l’operazione finanziaria di salvataggio, ha precisato Padoan, proprio per non incappare nell’altolà europeo. Il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, non esclude che sia "possibile anticipare l’esame degli emendamenti sulle banche qualora governo e relatori fossero pronti. "Nel caso, ovviamente, chiediamo anche al ministro Padoan di venire prima", ha detto. "Penso che al ministro Padoan la frase “aiuti umanitari” sia sfuggita. In tutto questo di umanitario non c’è nulla. Io lo avrei chiamato intervento di solidarietà, così come chiameremo il fondo", ha aggiunto il deputato del Pd.
Da Bruxelles per ora la Commissione non prende una posizione ufficiale. Sta di fatto che la linea sostenuta dall'Ue per fronteggiare l’azzeramento delle obbligazioni subordinate è quella del riconoscimento del danno subito per responsabilità delle banche coinvolte. L’Antitrust, in particolare, rimanda al caso della Spagna in relazione alla soluzione dell’arbitrato e al caso sloveno in relazione all’applicazione delle regole da seguire sulle compensazioni agli investitori.
Intanto, secondo quanto apprende l'Ansa, i vertici delle nuove Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti costano 2,4 milioni di euro. Ammontano infatti in media a 600.000 euro i compensi di un anno per i Cda e i collegi sindacali dei 4 istituti salvati dal decreto del governo. Nella somma è compreso lo 'stipendio' da 400.000 euro complessivi del presidente Roberto Nicastro.
Il presidente delle banche ripulite dai crediti deteriorati, nell'operazione che ha visto l'intervento del fondo di risoluzione finanziato dal sistema bancario italiano, ha un compenso (senza bonus o altre voci legate ai risultati) su base annua di 120.000 euro ciascuna per l'incarico al vertice di Banca Marche e di Banca Etruria e di 80.000 euro l'una per le più piccole Carife e Carichieti. Nel complesso Nicastro guadagna un quarto di quanto prendeva fino all'estate come direttore generale di Unicredit. Se al suo onorario si sommano quelli dell'amministratore delegato di ciascun istituto, degli altri consiglieri e dei componenti del collegio sindacale il costo per ognuna delle 4 banche risulta in media di 600.000 euro.