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Economia
Stablecoin, criptovaluta a prova di fallimento contro l’instabilità dell’euro

di Salvatore Passaro

 

Gli assets liquidi denominati in euro, in particolare i depositi in contanti sui conti correnti bancari sono ora esposti a rischi emergenti Il primo: imposta patrimoniale, prelievo forzoso, bollo.  Gli analisti Moody’s hanno aperto il vaso di Pandora e quantificano lo stock di ricchezza privata italiana in circa 8000 miliardi di Euro, osservando che esso costituisce una fonte di finanziamento per lo Stato in caso di peggioramento dei conti pubblici. Il secondo: ridenominazione. I mercati ora stimano la probabilità che l’Italia possa uscire dall’euro al 25,8%. Il terzo: fallimenti bancari. Con l’aumentare dello spread, le banche rimangono esposte al rischio che il patrimonio di vigilanza si indebolisca, forzando ricapitalizzazioni di dubbio successo. Il quarto: shock di liquidità. Se lo spread dovesse mantenersi sopra quota 300 per un periodo sufficientemente lungo, il sistema di pagamento ne verrebbe pregiudicato mettendo a rischio l’operatività bancaria.

Secondo Bepi Pezzulli, l’avvocato d’affari Presidente di Select Milano “per ovviare a tale rischi è possibile convertire la liquidità euro in criptovaluta utilizzando la tecnologia blockchain. Così facendo si preserva l’integrità del patrimonio e si neutralizza sia il rischio ridenominazione che il rischio di controparte, senza pregiudizio alcuno alla liquidità corrente”. Per l’avvocato, la soluzione è “diversificare in stablecoin”. Esiste infatti una differenza tra stablecoin e criptovalute (bitcoin, ether): la stabilità permette a una stablecoin di essere adottata come mezzo di pagamento. Esistono tre variazioni di stablecoin. Il primo tipo è la stablecoin con collaterale in valuta fiat. Si basa sul fatto che una certa quantità di moneta in corso legale viene depositata in un fondo separato a garanzia dell’emissione di criptovaluta, e che i token siano emessi in proporzione uno a uno rispetto a tale moneta legale. La merchant bank specializzata Capital Crypto, diretta dallo stesso Pezzulli, Franz Alberini, Gianpaolo Eramo e Massimiliano Rijllo (che già gestiscono una bakery di Tezos, una criptovaluta di nuova generazione) ha presentato in un workshop a Milano con private bankers, consulenti finanziari, gestori patrimoniali e investitori, una soluzione di investimento in stablecoin legata al franco svizzero e al dollaro americano, particolarmente indicata per il mercato italiano. La stablecoin garantita in fiat è una soluzione blindata:  mentre il fondo segregato è affidato in custodia separata (una banca svizzera/americana o un fondo d’investimento prestano la propria infrastruttura per fornire servizi di custodia senza rischi proprietari o per il risparmiatore), il monitoraggio delle riserve del fondo è gestito in blockchain garantendo la trasparenza e la non manipolabilità dei libri contabili. Va chiarito che i risparmiatori non hanno un “conto” presso la banca, ma un “wallet” sulla blockchain, e sono pertanto garantiti contro eventuali insolvenze bancarie.

Capital Crypto giovedì prossimo in corso Europa 7 a Milano illustrerà ulteriori modelli di stablecoin. Nelle stablecoin di secondo tipo, il collaterale è invece sostenuto da altre criptovalute e non da valute fiat. In questo modo tutto rimane sulla blockchain. Tuttavia, le criptovalute sono instabili, il che significa il valore della garanzia sottostante potrebbe essere soggetto a volatilità. Per risolvere questo problema la stablecoin viene sovra-garantita (overcollateralised), in modo che possa assorbire le fluttuazioni di valore della garanzia. Significa che è necessario depositare, per esempio, 200 dollari di valore in ethereum per ricevere 100 dollari in stablecoin in cambio. Così, anche se il prezzo dell’attività sottostante si deprezzasse del 20%, la stablecoin manterrebbe il suo prezzo stabile in quanto la riserva di 160 dollari di ethereum verrebbe usata a sostegno del suo prezzo. Esiste anche una terza famiglia di stablecoin: quella delle “non collateralizzate”, cioè senza garanzie. Si basano sulla fiducia. Chi le acquista crede che il prezzo rimarrà fisso e senza arbitraggio dei mercati per mantenerne il valore stabile.

Gli assets digitali sono degli strumenti investibili con delle interessanti caratteristiche di decorrelazione dalle asset class tradizionali e costituiscono un driver di crescita per le private banks e i gestori patrimoniali. L’Italia è in ritardo e se non inverte la marcia mancherà  cogliere le opportunità del mondo che cambia.

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