Economia

La Confcommercio avverte sul disastro di una ripresa senza bar e ristoranti

"Il turismo rischia tutto". La Fipe c'è e sostiene gli esercenti: "Serve unità e spirito di squadra"

"Ristoranti e bar sono il simbolo dell'accoglienza italiana. Non perdiamoli"

Nel contesto della crisi del Coronavirus sembra prospettarsi una sicura crisi generalizzata del turismo. "I turisti non ci sono nella misura in cui i cittadini del mondo non possono muoversi. Oggi non si può nemmeno uscire di casa. E il rischio vero è che domani i turisti esteri torneranno, ma se non interveniamo adesso a tutelarli, magari non ci saranno più molti dei nostri esercenti". Lino Stoppani presidente di Fipe-Confcommercio, dichiara un obiettivo prioritario la salvaguardia delle imprese turistiche del Paese, che rappresentano il 15% del Pil. 

"Il rischio più grosso per la ripresa del dopo epidemia" avverte il presidente di Fipe-Confcommercio, "è che a quel tempo potremmo aver perso pezzi fondamentali del nostro sistema turistico: i nostri ristoranti e bar a conduzione famigliare che sono il simbolo dell’accoglienza tipicamente italiana, attenta al territorio e ai suoi prodotti. Locali che ci caratterizzano nel mondo e che sono un motivo di richiamo per turisti di ogni Paese e che sono i più efficaci terminali per la promozione della nostra filiera agroalimentare di qualità grazie al 'fattore umano'. Col rischio di perdere anche tutto il valore che negli anni eravamo riusciti a costruire attorno alla Cucina". 

"Il turismo rischia tutto" prosegue, come riporta il quotidiano Italia a Tavola. "Stiamo parlando di aziende che pesano per almeno il 15% del pil nazionale: ora l’obiettivo è di salvarne il più possibile da una possibile moria". "Se si avvereranno le previsioni più ottimistiche di Prometeia" aggiunge, "a maggio potremmo avviare una ripresa lenta e selettiva ( magari “generazionale” come avverte il sindaco di Milano, Giuseppe Sala), ben che vada sul campo avremo perso almeno 4 punti di Pil e 52 miliardi di euro, rischiando anche la chiusura di un’impresa su dieci. Occorreranno però almeno 4 o 5 mesi di accompagnamento e solo a fine ottobre potremo realisticamente sperare di essere fuori dal tunnel. E solo allora si potranno fare i conti dei danni subiti, oltre che della tragedia dei morti. Il comparto più a rischio secondo tutti gli studi fatti è in ogni caso quello del turismo. E noi ne siamo i protagonisti con gli albergatori". Purtroppo non ci sono molti dubbi sul fatto che a pagare un prezzo altissimo di questa crisi saranno da subito proprio gli esercizi pubblici e gli hotel. C’è chi azzarda almeno 50mila chiusure, o meglio, “non riaperture”. "Il nostro comparto sconta due debolezze frutto di eccessive liberalizzazioni che negli anni hanno portato troppa gente a pensare di fare con facilità questo mestiere. In primo luogo non c’è marginalità, perché molti locali vivono dei flussi di cassa. Non c’è un patrimonio, le aziende sono sottocapitalizzate e non c’è modo di investire per innovazione e personale qualificato. In secondo luogo, al di là di alcune sigle di ristorazione collettiva o franchising, le aziende sono medio piccole e con un colpo di vento un raffreddore può diventare una polmonite. Se poi aggiungiamo un tasso di mortalità troppo elevato, che fra 3 e i 5 anni, andava da 25 al 37%, si può ben capire come la nostra organizzazione sia oggi impegnata in una sorta di corsa contro il tempo per concordare col Governo interventi per mettere in sicurezza quante più aziende possibile".

I risultati ottenuti dalla Fipe-Confcommercio, le nuove proposte e collaborazioni

Per quanto riguarda le soluzioni, come leggiamo sul quotidiano enogastronomico, Stoppani dichiara: "Il Governo è intervenuto col decreto Cura Italia ponendo alcune garanzie che come Fipe avevamo subito chiesto di fronte allo stato di crisi: la cassa integrazione in deroga per tutti e una moratoria fiscale che abbiamo chiesto sia spostata almeno al 30 settembre (e con dilazioni di 24 mesi). Abbiamo anche ottenuto l’incremento dei fondi di garanzia dall’80 al 90%. Per non parlare dei 600 euro per gli autonomi. Ma certo tutto ciò non è sufficiente e stiamo collaborando con diversi Ministeri per interventi più a lungo temine e mirati per il decreto di aprile. Lavoriamo per sostenere in questo periodo attività di consegna a domicilio dei pasti, il delivery". "Bisognerà garantire la prosecuzione degli ammortizzatori sociali per tutti e trovare forme concrete ed efficaci di indennizzo e incentivi per le aziende, che devono essere messe nelle condizioni di poter ripartire, sia pure con la gradualità decisa dalle autorità sanitarie. Fra le richieste avanzate c'è anche il blocco degli sfratti in caso di morosità per chiusura visto che molti locali non potrebbero pagare gli affitti per mancanza di ricavi".

La Fipe dichiara il proprio sostegno agli esercenti invitando allo spirito di squadra

Lino Stoppani ha inviato una lettera a tutti i pubblici esercizi italiani confermando l'apertura della Fipe a tutti gli operatori e a tutte le proposte. "Io mi limito a sottolineare" afferma, "che nei fatti abbiamo avuto lo svincolo dalle rigidità di bilancio, la Bce dopo un’iniziale incertezza si è schierata per la difesa dei debiti pubblici dei diversi Paesi e infine c’è stato l’intervento di Mario Draghi che ha posto a tutti gli Stati l’imperativo categorico di salvare l'economia". La Fipe come federazione sente il dovere di cercare ogni strada per garantire un futuro a tutti gli esercenti, e di fronte alla frammentazione che tra le tante sigle e gruppi indebolisce ulteriormente, in questo momento di emergenza, il mondo della ristorazione, consiglia unità e spirito di squadra. "Così come vale per l’Europa", sottolinea Lino Stoppani, "in cui i singoli Stati si potranno salvare solo se saranno uniti".