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Economia
Superbonus, Giorgetti tira dritto: "Come una droga, ora serve disintossicare"
Giancarlo Giorgetti

Superbonus, Giorgetti tira dritto: "Come una droga, ora serve disintossicare"

Scadrà domani il termine per i sub-emendamenti parlamentari al decreto Superbonus, dopo che nella notte tra venerdì e sabato è arrivato in Commissione Finanze del Senato l’atteso emendamento del governo – firmato dal ministro dellʼEconomia, Giancarlo Giorgetti – che tra le altre cose prevede che la durata delle detrazioni sia estesa a 10 anni solo per i lavori del 2024 e del 2025, per i quali il credito di imposta è pari al 70 per cento. Secondo la relazione tecnica allegata, questa modifica riguarderà complessivamente detrazioni per quasi 12 miliardi di euro, 6,2 miliardi per quest’anno e 5,78 miliardi per il 2025.

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Nonostante le polemiche, e il botta e risposta a distanza con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, la linea fissata al Mef è chiara: il provvedimento è indispensabile per correggere il deficit di un decimale nel 2025 e nel 2026, riportandolo rispettivamente al 3,6% e al 2,9% indicato dagli obiettivi della NaDef 2023, con un effetto analogo sul debito; da lì non si può sfuggire, per promuovere la “linea del buonsenso” evocata da Giorgetti e perché la manovra d’autunno avrà già i suoi problemi nel trovare le coperture indispensabili (18,2 miliardi solo per replicare le misure già in vigore come il taglio al cuneo fiscale)

Lo scontro, riporta il Corriere della Sera, non ha turbato il titolare dei conti pubblici, che sa bene qual è il suo compito: ridurre il più possibile l’impatto sui conti pubblici del Superbonus, cosa difficilissima ora che la bolla è esplosa, e allo stesso tempo non mandare in malora un intero comparto economico. Sull’edilizia, ha detto proprio il ministro Giorgetti incontrando gli imprenditori di Modena, molti dei quali operano nel settore delle ceramiche, direttamente interessato, “il Superbonus è stato come una droga. Ora bisogna disintossicare, ed è un’operazione difficile, da fare con gradualità, per non pregiudicare il paziente”. Fatto sta che la nuova stretta colpisce più duramente le banche, e gli intermediari che hanno acquistato a buon mercato i crediti derivanti dai lavori Superbonus, che la filiera delle costruzioni. Ancora una volta nel mirino del ministro dell’Economia finiscono i "guadagni facili" prodotti dal Superbonus.

Superbonus, cosa prevede l'emendamento del Governo

Cosa prevede quindi l’emendamento? Il testo stabilisce la ripartizione della detrazione “in dieci quote annuali di pari importo” e norme specifiche per le banche, a partire dal 2025. Dal prossimo anno per gli istituti di credito che hanno in pancia i crediti non è più possibile compensarli con debiti previdenziali. La norma, che vale anche per gli studi finanziari, non tocca invece le persone fisiche. Per quanto riguarda la rateizzazione dei crediti delle banche e delle società appartenenti ai gruppi bancari o assicurativi è prevista, a partire dall’anno 2025, la ripartizione in 6 rate annuali di pari importo.

Le rate dei crediti risultanti dalla nuova ripartizione non possono essere cedute ad altri soggetti, oppure ulteriormente ripartite. Le nuove norme non si applicano ai soggetti che abbiano acquistato le rate dei predetti crediti a un corrispettivo pari o superiore al 75% dell’importo delle corrispondenti detrazioni. In pratica, la norma non penalizza gli istituti finanziari che hanno acquistato i crediti senza un eccessivo sconto. La detraibilità in dieci anni delle spese riguarda un ammontare di detrazioni fruibili pari a quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025, circa 6,2 miliardi di quest’anno e 5,78 nel prossimo.

Continuano, però, le polemiche: i costruttori, per voce della presidente Ance Federica Brancaccio, sono sul piede di guerra. "È una questione di principio. Se un contratto in corso, già firmato, prevede la detrazione su quattro anni e non su dieci, dopo l’intervento del governo di sicuro scatteranno i contenziosi", ha detto all’HuffingtonPost. Posizione condivisa dall’Abi, l’associazione delle banche, alla quale si è aggiunta anche Confindustria che di fatto boccia il governo. "Comprendiamo bene le difficoltà del governo per impedire che la coda dei crediti da Superbonus metta a rischio il deficit programmatico di questo 2024, indicato dal Def approvato dal Parlamento", si legge nella nota del vicepresidente Maurizio Marchesini, "tuttavia, in nome della certezza del diritto non ne condividiamo l’eventuale irretroattività. Il governo può disporre lo spalma-crediti per decreto legge a vigenza immediata, ma allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data". Marchesini sottolinea come la fiducia di privati e imprese passa anche dal rispetto dei contratti e delle norme che li regolano, perché «la certezza del diritto consente ragionate scelte d’investimento pluriennali",






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