Economia
Tasse, quasi 9 euro su 10 prelevati vanno allo Stato centrale. Lo dice la Cgia
L'Amministrazione pubblica centrale sempre più arroccata su una posizione di difesa del proprio ruolo di intermediazione
QUARTI AL MONDO PER PESO DELLE TASSE: LE NOSTRE PMI NON LO MERITANO. Ancorche' provvisori, gli ultimi dati statistici dell'Ocse, club che racchiude i 37 Paesi piu' industrializzati al mondo, ci dicono che dopo la Danimarca (46,3% del Pil), la Francia (45,4 per cento), Belgio e Svezia (entrambe al 42,9%), l'Italia e' al 4 posto a pari merito con l'Austria (42,4%) per incidenza della pressione fiscale sul Pil. Se ci confrontiamo con i nostri principali competitor commerciali, solo la Francia sta peggio di noi (i transalpini registrano un carico fiscale complessivo superiore al nostro di 3 punti).
La Germania, invece, presenta una pressione fiscale inferiore alla nostra di 3,6, la Spagna di 7,8 e il Regno Unito addirittura di 9,4 punti. Al di la' dell'Atlantico, infine, gli Usa contano quasi 18 lunghezze di peso fiscale inferiore a quello italiano, mentre la media dei Paesi Ocse e' inferiore alla nostra di 8,6 punti. Ora, se siamo saldamente la settima economia del mondo, questo risultato non lo dobbiamo certo alle performance della nostra Pubblica Amministrazione che mediamente funziona poco e male, nemmeno al ruolo delle grandi imprese che nel nostro Paese si contano sulle dita delle mani, ma alle prestazioni delle nostre Pmi. Anche per questo, assieme ai propri lavoratori, meritano una tassazione piu' giusta, piu' equa e piu' leggera.
PARTITE IVA: ABOLIRE IL SISTEMA SALDO/ACCONTO. Oltre a tagliare le tasse attraverso il federalismo fiscale, per il popolo delle partite Iva e' necessario eliminare da subito l'attuale sistema degli acconti e dei saldi, consentendo alle aziende di pagare le tasse solo su quanto hanno effettivamente incassato. Un'operazione trasparenza che consentirebbe di passare da un sistema di prelievo sugli incassi presunti a uno sugli incassi effettivi, eliminando non solo il sistema del saldo e acconto, ma pure la formazione di crediti fiscali e la conseguente attesa, da parte delle aziende, dei rimborsi fiscali che spesso arrivano con ritardi ingiustificabili.