Economia

Taxi, "Uber fa quello che vuole": su Affari le ragioni dello sciopero

di Lorenzo Goj

L'intervista di Affaritaliani.it al segretario del sindacato Federtaxi Cisal nel giorno dello sciopero nazionale delle "auto bianche"

Sciopero nazionale dei taxi, ecco le reali motivazioni. L'intervista al segretario di Federtaxi Massimo Campagnolo

Tutti i numeri sono occupati, non c’è niente da fare. Che sia alle porte della città o in pieno centro, i taxi sono introvabili a RomaMilano e in altri grandi centri urbani. Un vero problema per chi, travolto dai problemi quotidiani, avrebbe avuto bisogno di un passaggio. Ma qual è il motivo dello sciopero nazionale delle auto bianche? A spiegarcelo è Massimo Campagnolo, segretario dell’associazione di categoria Federtaxi-Cisal.

A che cosa è dovuto lo sciopero?

A noi non interessa bloccare le licenze, come si è spesso detto. Anzi. Il nostro settore richiede l’attuazione della famosa legge 21/92 del 2017 e dei suoi decreti attuativi. È fondamentale poter contare effettivamente quanti taxi ci sono in Italia. Per ogni Regione, provincia e Comune, questi devono essere registrati. Serve il numero preciso.

Oggi, infatti, non esiste nessuno che possa dire effettivamente quanti siano davvero i professionisti del settore nel Paese. In questo momento l’Italia è terra di nessuno. I noleggiatori (ovvero chi utilizza Uber, ndr) fanno i tassisti e i tassisti non sanno più che pesci prendere.

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E poi?

La regolamentazione delle piattaforme. Ogni tassista o noleggiatore che riceverà corse, e dunque lavoro, da un sistema operativo che non sia la pubblica piazza, dovrà essere registrato sopra tale piattaforma in modo da gestire il tutto nel modo più trasparente possibile.

Non solo. Questo potrà essere d’aiuto anche per fini di sicurezza, in quanto anche la vigilanza potrà sapere, attraverso la targa, dove sta andando il taxi e a prendere chi. In sintesi abbamo tanta voglia di una regolamentazione come si deve. 

C'è poi un altro problema ormai decennale, ovvero il trasporto pubblico di linea. A Milano in soli due anni hanno dismesso 62 linee tra tram e bus. Non poche. E la gente che prendeva tali mezzi, ovviamente, ora è costretta ad andare a piedi o a prendere, appunto, il taxi o un noleggio con conducente.

Se l'organizzazione del servizio Comunale proseguirà con questo trend di tagli alle linee, allora dovremo sederci al tavolo per aumentare il servizio sia con nuove licenze sia con altre opzioni per offrire, appunto, alternative all’utenza.

Come giudica la gestione del sindaco Sala a Milano?

Io faccio il tassista e dopo centinaia di persone che ho portato ancora non ne ho trovata una che lo abbia votato. Sala ha combinato un disastro facendo realizzare delle corsie per biciclette sul pavé dove ci sono le rotaie, oppure davanti ai negozi dove non c’è carico e scarico. Il traffico ne ha risentito. 

Io stesso ho deciso di non voler più passare per via Buenos Aires, a Milano. Recentemente, andando a prendere una signora anziana in stampelle, il breve tempo per farla entrare nel taxi è bastato per creare una coda che arrivava fino a Porta Venezia. Un’esperienza terribile, mi suonavano tutti. Ero in mezzo alla strada, senza passo carraio… Mettendo quelle corsie, Sala ha rovinato la possibilità di gestire un’emergenza. È pericolosissimo.

La concorrenza con Uber è ancora un problema grave?

Sì, Uber è ancora un grande problema. Ma se stanno alle regole, ognuno si fa i fatti propri e non ci sono scontri di nessun tipo. Quello che i tassisti sostengono è che chi opera con Uber non può fare lo stesso nostro servizio da piazza per cui dobbiamo seguire dei turni e abbiamo una tariffa amministrata dal Comune. Cose che, ovviamente, loro non hanno. Fanno il nostro stesso lavoro, eppure… Purtroppo ci sono tanti mancati tassisti che hanno invaso il nostro territorio, ma c’è anche buona gente…