Economia
Tempi di crisi, che cosa ne sarà dei soldi degli investitori

Le crisi non arrivano mai da sole. Ecco che, in tempi difficili, gli investitori si pongono la fatidica domanda: "Che ne sarà del mio denaro?"
Inoltre, il ruolo del profeta di sventura è particolarmente apprezzato, perché la sua “altezza di caduta” è di gran lunga inferiore rispetto a quella dell’ottimista. Prima o poi, chi si aspetta il peggio finisce per avere ragione. Prima o poi, da qualche parte, si scatenerà il finimondo. E lui potrà dire: l’ho sempre saputo! A quel punto di solito poco importa che abbia azzeccato o meno i fattori scatenanti.
Per l’ottimista, invece, è molto più difficile: viene subito bollato come un irriducibile “santone guaritore”. In sostanza non può mai avere ragione, perché in fin dei conti ogni rialzo dei prezzi non è che una fase preliminare del crollo successivo, un’esagerazione temporanea o l’ingannevole rally di un mercato orso.
I media amano poi parlare del “botto” che deve ancora arrivare o del collasso totale del sistema finanziario. Una “finale” dietro l’altra. Più uno scenario suona drammatico, più compare sulle prime pagine dei giornali e guadagna clic sul web e – questo è il vero problema – inquieta gli investitori.
Nessuno può escludere un “cigno nero” (o grigio), come il devastante incidente di Fukushima, in Giappone, nel 2011. Un evento catastrofico potrebbe abbattersi in qualunque momento. Non dobbiamo illuderci. Ma questa incertezza, che in inglese chiamano “event risk”, non dovrebbe mai influenzare una strategia di investimento a lungo termine.
Durante i miei studi di geografia negli anni ‘80, i professori ci mettevano sempre in guardia da un super terremoto in California. Già alla fine degli anni ‘60, gli scienziati avevano riconosciuto che la faglia di Sant’Andrea, che corre per ben 1.300 km da nord a sud attraverso la California, è il confine di due placche continentali, che rendono la zona inevitabilmente sismica.
Dopo quella constatazione, la domanda per chi abita nella regione non è stata più se, ma quando si verificherà il prossimo mega-terremoto. A quel punto, ovviamente, l’intera Silicon Valley crollerebbe e con essa anche le borse. Sarebbe senza dubbio una catastrofe umana ed economica. Se solo come investitore non avessi investito lì per decenni... Eppure, la Silicon Valley è ancora in piedi.
*Capital Market Strategis di Flossbach von Storch