Economia

Tim e il debito monstre, solo il closing Netco-Kkr può salvare i conti

di Maddalena Camera

Riflettori puntati sui risultati del primo trimestre di Tim con focus sul debito after lease. Sempre più importante il closing del dossier Netco-Kkr

Il closing di Netco necessario per sbloccare il futuro di Tim. Grande attesa per i risultati del primo trimestre che verranno presentati il 29 maggio 

Tim si appresta a presentare i risultati del primo trimestre. Quello alle porte sarà un Cda particolarmente significativo dato che la società, guidata da Pietro Labriola, riporterà sia i risultati del vecchio perimetro, ossia rete incluso, sia i dati principali relativi a quello che sarà la nuova Tim.

Il consensus degli analisti vede ricavi domestici a 2,3 miliardi. Il focus è sul debito after lease che è visto, dal consensus, un po' oltre i 21 miliardi di euro. Il dato include anche i 250 milioni di sequestro disposto dalla procura e poi annullato dal tribunale ad aprile. Il debito sarà influenzato dai tempi dell'operazione di separazione della rete fissa ed è per questo motivo che la società spera di chiudere in fretta l'operazione di scorporo della rete, che dovrebbe passare al Kkr, al Mef e al fondo F2i, entro la fine del mese di giugno. 

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"Il nuovo consiglio è entrato a operazione già definita - ha detto il neo presidente di Tim Alberta Figari-  oggi stiamo aspettando la risposta dell’antitrust europeo e sembra che le indicazioni siano favorevoli. Dobbiamo quindi sperare che entro il 30 giugno, al massimo a luglio, ci possa essere il closing di questa importantissima operazione che determinerà la separazione delle infrastrutture rispetto alla società di servizi".

Un'operazione complessa non solo dal punto di vista finanziario ma anche tecnico e regolamentare. Infatti il presidente dell'Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete dell'ex-monopolista, Antonio Martuscello, ha detto che "si annunciano possibili rilevanti modifiche al quadro regolamentare". Per Martuscello, già presidente Agcom, le modifiche si potrebbero configurare come un vero e proprio tsunami.

"Un cambiamento così rilevante - ha detto - come la separazione proprietaria con conseguente superamento del modello verticale porta a dover ripensare tutti i parametri e tutti gli obblighi che erano stati delineati negli ultimi 25 anni nelle varie analisi di mercato. In tale scenario dovranno essere ridefinite le stesse funzioni di vigilanza rispetto alle quali come organi di vigilanza auspichiamo un opportuno coinvolgimento, forti delle competenze maturate in 15 anni di attività". 

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Sul fronte delle tlc per l'Italia non è un buon momento. Da un lato lo scorporo della rete fissa Telecom, che passa al fondo Usa Kkr anche se con una presenza sulla governance importante da parte del governo, dall'altra Open Fiber che non ha ancora chiuso il finanziamento da 2 miliardi richiesto alle banche e ai soci Cdp e Macquirie e quindi non ha presentato il bilancio 2023 e il piano strategico. 

Per questo passo si attende forse anche il closing dell'operazione Netco di Telecom che favorirebbe la creazione di una unica società per l'infrastruttura di rete in Italia con la stessa Open Fiber

Il 29 maggio è anche il sesto "compleanno" dello sbarco di Iliad in Italia, un fatto che ha segnato inesorabilmente i bilanci delle società di tlc nel nostro paese. La società francese è arrivata nel 2018 tagliando drasticamente le tariffe mobili e offrendo sostanziosi pacchetti di giga che, fino a qual momento, le telco riuscivano ancora a farsi pagare a peso d'oro.