Economia
Tim,redde rationem il 4 maggio.Elliott sicuro della vittoria.La mappa del voto
Vivendi vince il ricorso su Tim, domani l’assemblea non voterà sul rinnovo del Cda. Ora la raccolta deleghe è da rifare. La partita va ai tempi supplementari
di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni
Vivendi tira un sospiro di sollievo: questa volta l’arbitro, ossia il Tribunale di Milano, non ha fischiato il calcio di rigore, consentendo alla partita che si sta svolgendo in Telecom Italia (Tim) tra la squadra francese e quella capitanata dal fondo statunitense Elliott Management che fa capo al finanziere Paul Singer di andare ai supplementari.
Il Tribunale di Milano infatti ha accolto il ricorso presentato da Tim e Vivendi contro la richiesta di integrazione dell’ordine del giorno presentata dallo stesso Elliott perché l’assemblea di domani, 24 aprile, oltre al bilancio 2017 di Tim potesse deliberare in merito alla revoca immediata di sei consiglieri di amministrazione nominati da Vivendi e alla nomina di altrettanti nuovi consiglieri. Di fatto tutto è rimandato alla prossima assemblea del 4 maggio, convocata per rinnovare l’intero Cda.
Il rinvio è importante, perché Vivendi (socia al 23,94%) sulla carta resta in vantaggio rispetto all’accoppiata Elliott-Cassa depositi e prestiti, che insieme non arrivano al 20% e che avevano raccolto le deleghe di numerosi fondi (che nel complesso rappresentano il 53% del capitale di Tim) per ribaltare le posizioni di forza. Un lavoro da rifare, in tempi strettissimi, perché le deleghe raccolte da Elliott, con l’aiuto dei due proxy advisor Iss e Glass Lewis e di Equita Sim, valgono per ogni singola assemblea.
Per contro la decisione di Assogestioni di non presentare liste di candidati al Cda all’assemblea del 4 maggio continua a giocare contro Vivendi, consentendo ai singoli fondi di schierarsi come meglio credono. Al momento si sa che sono pronti a votare i candidati di Elliott (al momento accreditato di un 13,7% di capitale), oltre a Cdp (socia al 4,3% di Tim), i fondi di Kairos Partners (controllata italiana del gruppo svizzero Julius Baer, accreditata di un 2,4% circa di Tim), la tedesca Shareholder Value Management (all’1%, ma impegnata in questi giorni a raddoppiare la partecipazione).
Vengono dati come probabili supporter il Canadian Pension Fund e BlackRock (4,99% frazionato in più posizioni singole), mentre non sono ancora state formalizzate le posizioni di grandi azionisti come la spagnola Abante Asesores Gestión (cui fa capo circa il 4,92% di Tim), Gam Investment Management (4,6%), Fineco (4,24%), Skagen (4,09%) o Oudart Gestion (3,97%). Negli scorsi giorni si era parlato di un 30%-35% del capitale in mano ai fondi pronto ad appoggiare Elliott e in caso di massiccia partecipazione (o nuova raccolta deleghe) anche all’assemblea del 4 maggio tale valore non dovrebbe cambiare significativamente.
Ma il fatto che pochissimi nomi siano usciti allo scoperto sinora potrebbe anche significare che Vivendi ha ancora qualche asso nella manica, o più semplicemente che molti gestori stanno attendendo eventuali rilanci da parte del gruppo che fa capo alla famiglia Bolloré prima di decidere chi sostenere in assemblea. L'amministratore delegato di Tim Amos Genish ne è consapevole e non ha caso stamane ha passato la mattinata in Mediobanca, advisor di Tim sulla partita, ad incontrare gli investitori istituzionali.
Tra i sostenitori potrebbero verosimilmente esservi gli azionisti di nazionalità francese, come la stessa Oudart Gestion, Financière de l’Echiquier (3,25% di Tim), Edmond de Rothschild (3,06%) piuttosto che Bouvier Gestion (3,05%) o Caisse des dèpots et consignations (0,79%).
Nella migliore delle ipotesi i Bolloré potrebbero dunque veder schierati con loro circa un ulteriore 15% del capitale complessivo, la metà o meno dei fondi che sembrano pronti ad appoggiare Elliott e Cdp: in questo caso a far pendere la bilancia da una delle due parti finirebbe con l’essere una manciata di voti, visto che in assemblea il 4 maggio potrebbero schierarsi da parte francese circa il 40%-45% del capitale, da parte italiana circa altrettanto.
Se invece Elliott e CdP riusciranno a ricompattare il fronte dei gestori insoddisfatti della gestione Vivendi non dovrebbe esservi partita. Un esito che per gli americani è comunque scontato. "Votare il 4 (maggio, ndr) senza dilazioni ulteriori porta - spiegano alcune fonti vicine al dossier Tim - alla risoluzione in tempi brevi della questione, come auspicato sia dal ceo di Tim che da altri fondi. Si dovrà aspettare qualche giorno in piu' (il 4 maggio anzichè il 24 aprile, ndr) ma è prevedibile che l'esito sarà ancor più incisivo. Elliott ha chiesto di votare per ridurre il peso dell'influenza di Vivendi nel cda di Tim, ma gli amministratori nominati da Vivendi hanno scelto di dimettersi impedendo agli azionisti di votare la proposta di Elliott. Il fondo Usa avrebbe preferito che la società non venisse trascinata in una querelle legale e lo stesso auspicio era condiviso dai sindaci. E' comunque un bene che si sia arrivati al voto di rinnovamento che Elliott e il mercato chiedevano per ridurre l'influenza di Vivendi".
Ovviamente tutto dipenderà dall'affluenza dei soci in assemblea. In media nelle ultime assise dei soci di Telecom la presenza media del capitale presente in assemblea è stata del 58-60%. Per l'appuntamento di domani ha depositato le azioni il 68% del capitale. Il sospetto del mercato, a giudicare dalla reazione estremamente prudente del titolo, è che con buona pace dei proclami di questi giorni la partita possa essere tesa ed equilibrata fino all’ultimo minuto, salvo ulteriori colpi di scena. Scontri così in Borsa non se ne vedevano dall'epoca della battaglia fra Pietro Salini e Beniamino Gavio su Impregilo.