Economia

Tim, Vivendi punta su Luciano Carta per il cda: ecco perché e che cosa succede

L'ex presidente di Leonardo dovrebbe succedere a De Puyfontaine nel board dell'ex-Telecom. La strategia dei francesi

Inoltre c’è un altro tema da analizzare: il consiglio di amministrazione dovrà decidere se le offerte che arriveranno sul tavolo entro il 9 giugno saranno congrue – e in quel caso verranno mandate in assemblea – o se invece saranno da bocciare. Ancora: circola insistentemente voce che in assenza della cessione della rete potrebbe rendersi necessario un aumento di capitale. È così? Non ci sono voci unanimi in tal senso. 

E poi rimane sempre il take private: si tratta dell'acquisto delle azioni di una società quotata in Borsa da parte di un fondo di private equity o da una pluralità di soggetti. “Servirebbe – racconta ad Affari una fonte ad altissimi livelli – che il governo si dimostri disponibile ad avallare soluzioni differenti da quella della vendita della rete”. 

Infine c’è da discutere e comprendere la posizione dell’ad di Tim Pietro Labriola. Fonti accreditate riferiscono che i francesi di Vivendi non hanno preclusioni sul manager pugliese, ma vogliono essere ascoltati in quanto soci con la maggioranza relativa delle aziende. Ambienti vicini ai francesi sostengono che l’innamoramento di Labriola per la vendita della rete, anche abbassando di molto le richieste, non sia esattamente ben visto da Vivendi. Che si aspetta da Labriola una visione manageriale, soluzioni, individuazione dei costi da abbattere. 

Solo che i costi sono rimasti pochi, la riduzione del debito procede ma non può andare oltre una certa soglia, nonostante il miglioramento dei conti. E tra quest’anno e l’anno prossimo scadranno due notevoli tranche di debito che dovranno essere rinegoziate. A che condizioni? Il costo del denaro è salito e gli ultimi titoli dell’azienda garantivano un rendimento di oltre il 6%, due punti percentuali in più della media attuale. Lo stallo continua e sembra sempre più complesso.