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Economia
Eredità Berlusconi: i casi Agnelli, Del Vecchio e Benetton. Tre scenari
Leonardo del Vecchio

E infine si arriva alla famiglia Benetton dove la collegialità è sovrana. Gilberto, Carlo, Giuliana e Luciano Benetton, i fondatori di un gruppo arrivato a valere 12 miliardi in una storia di quarant’anni, hanno scelto di affidare la successione e la continuità del loro impero alla struttura proprietaria e allo statuto. Edizione, la holding a capo delle attività, fin dalla sua nascita è stata divisa equamente tra i quattro rami famigliari. Ognuno di loro ha storicamente detenuto il 20% della società attraverso una propria holding, e il restante 5% direttamente.

Quattro scatole per quattro fratelli: la Regia srl (Gilberto), Evoluzione Spa (Giuliana), Ricerca spa (Luciano) e Proposta srl (Carlo). All’interno di queste scatole, il segno della nuova generazione è stato via via garantito nel tempo con l’intestazione della nuda proprietà alla seconda generazione. Con il risultato che il passaggio di consegne, alla scomparsa di Carlo prima e Gilberto dopo, è stata automatica.

Una collegialità replicata nel board di Edizione, con il mandato alle future generazioni di individuare nel tempo la migliore figura di sintesi tra gli azionisti, figura interna o esterna alla dinastia. Oggi quella figura è stata riconosciuta da tutti rami famigliari nella persona di Alessandro Benetton, figlio di Luciano, e presidente di Edizione. Con lui, la famiglia ha riscritto lo statuto della holding che prevede alcune direttrici chiave: quattro nuove categorie di azioni, una per ogni ramo familiare, diritti di prelazione che si estendono da un nucleo familiare all’altro per poi “liberare” la vendita a terzi, maggioranze qualificate fino al 62,5% del capitale per cedere il controllo dei tre asset strategici, Atlantia, Autogrill e Benetton Group. Un sistema articolato che affida il destino delle partecipazioni strategiche sempre e comunque alla collegialità

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