Economia

Trump minaccia sanzioni devastanti a Mosca: ma hanno mai funzionato davvero?

Il tycoon ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a imporre “sanzioni devastanti” e “tariffe” se la Russia non accetterà di fermare l’offensiva contro Kiev

di redazione economia

Trump minaccia sanzioni durissime alla Russia: una svolta o l’ennesima mossa a vuoto?

Donald Trump torna all’attacco e lo fa con il suo solito stile diretto: "Se la Russia continua la guerra, imporremo sanzioni devastanti". Ma quali potrebbero essere queste misure? E soprattutto, hanno mai davvero funzionato contro Mosca? L’Occidente ci sta provando dal 2022: embargo sul petrolio russo, restrizioni finanziarie, congelamento di asset, sanzioni ai magnati vicini al Cremlino. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea pensavano di poter paralizzare Mosca, ma la realtà si è rivelata diversa.

L’economia russa ha retto meglio del previsto: il valore del rublo è stato sostenuto, il petrolio ha trovato nuovi acquirenti in Cina e India, e il prezzo del greggio è aumentato, aggirando almeno in parte le restrizioni occidentali. La Russia ha persino rafforzato alcuni settori economici interni, aumentando la produzione di alcuni beni e sviluppando nuovi canali commerciali con nazioni amiche. La sua economia ha subito contraccolpi, ma non si è piegata, mentre la guerra in Ucraina continuava senza segni di cedimento da parte di Mosca.

Ma torniamo a Trump. Il presidente eletto ha promesso misure “devastanti”, lasciando intendere che potrebbe agire su due fronti principali: il settore energetico e il sistema finanziario. La prima opzione sarebbe quella di rafforzare le sanzioni sul petrolio russo, cercando di chiudere del tutto i canali di esportazione verso Cina e India, i due principali acquirenti del greggio di Mosca. In questo modo, Washington mirerebbe a paralizzare le entrate energetiche russe, che rappresentano il motore economico della guerra.

Una seconda possibilità è colpire ancora più duramente il sistema finanziario russo, magari escludendo del tutto Mosca dal sistema SWIFT o colpendo le banche che facilitano le transazioni legate al petrolio. Infine, non si può escludere che Trump decida di applicare la sua strategia preferita: imporre dazi punitivi non solo alla Russia stessa, ma anche ai paesi che continuano a fare affari con Putin, come l’India.

Si potrebbe quindi supporre che il presidente Usa segua un po' la linea già delineata dal suo predecessore. Se si guarda agli ultimi due anni, le sanzioni adottate da Biden per punire la Russia hanno colpito principalmente e duramente il settore energetico, bloccando l’accesso ai finanziamenti occidentali per aziende come Gazprom e limitando le esportazioni di petrolio e gas. Ma Washington ha anche preso di mira le petroliere russe, cercando di soffocare le rotte commerciali che permettono al Cremlino di continuare a vendere greggio.

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Insomma l’impatto di questa strategia è tutto da verificare. Finora, nonostante le sanzioni occidentali abbiano eroso l’economia russa, non sono bastate a fermare la macchina bellica di Putin. Se Trump deciderà di alzare il tiro, dovrà farlo in modo più efficace rispetto alle precedenti amministrazioni. La storia insegna che le sanzioni da sole difficilmente piegano un regime deciso a resistere e se Trump pensa di poter “minacciare” Putin, potrebbe presto scoprire che lo zar russo non è un tipo che si lascia intimidire facilmente. E allora la domanda rimane: cosa succede quando la minaccia non basta più?