Economia

Trump-Xi, al via il rally estivo di Borsa. Occhio alle vendite su bond e oro

La riapertura dei mercati finanziari dopo il disgelo Usa-Cina

di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni

In attesa di vedere come apriranno i mercati finanziari all'indomani della chiusira del vertice del G20 con il bilaterale Xi Jinping-Donald Trump, l'accordo tra i presidenti della Cina e degli Stati Uniti teso a riprendere i negoziati sul commercio ha inviato un messaggio positivo al mondo. Gli economisti, gli osservatori di politica internazionale e fonti dell'industria ne sono convinti.

Trump Xi
 

Ad Osaka Xi Jinping e  Trump si sono messi d'accordo per riprendere il dialogo su questioni economiche e commerciali tra i loro Paesi a partire da basi di eguaglianza e rispetto reciproco. I due leader hanno anche concordato sul fatto che gli Usa non imporranno nuovi dazi sulle esportazioni cinesi e che si debba lavorare su una relazione sino-statunitense che si basi su coordinamento, cooperazione e stabilità

Swaran Singh, professore della Scuola di studi internazionali alla Jawaharlal Nehru University di Delhi ha dichiarato che l'incontro ha portato a un "esito molto positivo". "Credo che l'esito positivo porti grosso sollievo ai mercati internazionali e a altri grandi Paesi che stanno notando la tendenza negativa nei tassi di crescita economica globale", ha aggiunto l'esperto.

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Antoine Bondaz, ricercatore presso la Foundation for Strategic Research, uno dei principali think tank francesi, ha sottolineato che la concordanza tra i due leader è cruciale per i negoziati futuri. Secondo Bondaz, l'incontro di sabato è stato necessario per stabilizzare i mercati, rafforzare la fiducia degli investitori e promuovere lo sviluppo globale. Lo studioso ha anche aggiunto che legami commerciali stabili tra Cina e Stati Uniti sono una precondizione indispensabile per la crescita economica mondiale.

Con un’inversione a 180°, Trump ha concesso al gruppo cinese hi-tech Huawei di tornare ad acquistare i prodotti dai suoi fornitori americani. “Le compagnie statunitensi possono vendere attrezzature a Huawei, lì dove non ci sono grandi problemi con la sicurezza nazionale” ha spiegato Trump durante la conferenza stampa conclusiva del G20 di Osaka, dopo il colloquio avuto col presidente cinese Xi Jinpeng. Oltre a rimuovere il bando a Huawei, Trump ha confermato come ampiamente atteso che, “almeno per il momento” non scatterà il dazio del 10% su ulteriori 300 miliardi di importazioni cinesi che “the Donald” aveva minacciato di applicare dal primo luglio in caso di mancato accordo con Pechino.

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L’accordo stesso, come da previsioni pressochè unanimi degli analisti finanziari, non è ancora stato raggiunto nonostante l’ottimismo professato negli scorsi giorni dal Segretario americano al Tesoro, Steven Mnuchin, che aveva parlato di intese raggiunte “al 90% e di vedere spazi per colmare il rimanente 10% di divergenze dopo l’incontro Trump-Jinpeng. Forse sarà così, visto che Trump ha annunciato: “I negoziati ripartiranno laddove li avevamo lasciati”, ma per ora i dazi del 25% su 200 miliardi di imporatazioni dalla Cina restano, così come restano quelli del 25% su 60 miliardi di beni “made in Usa” importati dalla Cina.

In cambio dell’apertura di Trump, Xi Jinping ha concesso, anche questa una mossa ampiamente scontata, nuovi acquisti di beni americani per almeno in parte riequilibrare un deficit commerciale che i dazi di Trump finora non sono riusciti a ridurre (mentre molti colossi Usa si sono limitati a spostare le produzioni cinesi in altri paesi asiatici non colpiti dai dazi per continuare ad approvvigionare il mercato americano). “Loro (i cinesi, ndr) spenderanno molti soldi, un enorme ammontare di soldi, per prodotti agricoli e cibo americani. Lo faranno quasi subito, già durante i negoziati”, ha annunciato soddisfatto Trump che ha anche fatto sapere che col suo omologo cinese ha “discusso di molte cose e siamo di nuovo sulla giusta strada” per evitare una guerra commerciale che avrebbe potuto fortemente impattare sulla crescita mondiale e indurre le banche centrali a far ripartire tagli dei tassi e acquisti di bond sul mercato.

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Ipotesi queste ultime che restano in pista sia per quanto riguarda la Federal Reserve (che Trump vorrebbe tagliasse i tassi sul dollaro quanto prima) sia per la Banca centrale europea (che secondo il presidente Mario Draghi, in uscita a ottobre, ha ancora ampio spazio per far ripartire il suo quantitative easing). La realtà, però, è che una volta raggiunto un accordo definitivo tra Usa e Cina di tali misure vi sarà molto meno necessità, cosa che da un lato dovrebbe far rifiatare i mercati azionari perché indicherebbe che la crescita degli utili può proseguire anche senza la “droga” di politiche monetarie ultrarilassate, dall’altra potrebbe far scattare nuove prese di beneficio sui mercati obbligazionari.

Questi ultimi, infatti, hanno beneficiato nelle ultime settimane sia dell’atteggiamento più “benevolo” delle principali banche centrali mondiali, sia della riallocazione di capitali in uscita dai mercati azionari ed in cerca di un porto sicuro. Così il risultato più immediato della semi-intesa tra Usa e Cina potrebbero essere borse in recupero, anche sui mercati emergenti che maggiormente avevano sofferto l’ipotesi di un crescente protezionismo mondiale, a fronte di qualche perdita sui bond e su altri beni rifugio come l’oro.

(Segue...)