Economia
UniCredit, dal Nyse al credito: il figlio di Andreotti alla corte di Mustier
Lamberto Andreotti, uno dei manager italiani di maggiore esperienza sui mercati e che hanno fatto più carriera all'estero, entrerà nel Cda di UniCredit
Il nuovo consiglio di amministrazione di UniCredit che si insedierà il 12 aprile 2018 (ieri il board uscente ha stilato la propria lista) presenta della novità di rilievo fra i manager-banchieri che andranno a supportare Jean Pierre Mustier nel raggiungimento dei target del piano Transform 2019 e fare del gruppo di piazza Gae Aulenti, come ha spiegato lo stesso Ceo stamane in conference call con gli analisti, "una banca paneuropea vincente".
Una è quella di Lamberto Andreotti, cognome noto in Italia perché figlio di Giulio, il politico democristiano più volte presidente del Consiglio nella Prima Repubblica e che è uno dei manager tricolori di più esperienza sui mercati internazionali e che hanno fatto maggiore carriera all'estero. Uomo dotato di un curriculum capace sicuramente di portare valore aggiunto per il duo Saccomanni-Mustier nella gestione della banca.

Jean Pierre Mustier
Sessantasette anni (sessantotto il prossimo 6 luglio), Andreotti è stato fino allo scorso anno il presidente della multinazionale del Big Pharma quotata a Wall Street Bristol-Meyer Squibb, una delle principali aziende farmaceutiche a livello mondiale che capitalizza oltre 100 miliardi di dollari, un manager che nel 2014, tra stipendio, stock option e altre voci variabili della retribuzione, è stato con 27 milioni di dollari l'executive italiano più pagato all'estero. Cifre che nel tempio del capitalismo mondiale sono abbastanza normali per chi si insedia ai vertici delle più grandi società al mondo per valore, un risultato ottenuto al termine di una lunga carrierà costruita tutta "in esilio" nei suoi amati Stati Uniti (di cui si innamorò a 23 anni nel lontano '73 quando poco prima di laurearsi in ingegneria civile passò l'estate a lavorare in un cantiere californiano), mentre il padre deteneva le leve del potere politico in Italia.
Andreotti si laurea alla Sapienza di Roma, ma vola subito negli States dove frequenta un master al prestigioso Massachusetts Institute of Technology e dove decide, dopo una breve esperienza in Finmeccanica, che non avrebbe mai fatto l'ingegnere.

Nel 1982, a New York conosce il presidente della Recordati, azienda farmaceutica a carattere familiare e per otto anni, lavora con Arrigo Recordati, fondatore dell'omonimo gruppo, periodo in cui occupandosi dei prodotti e dello sviluppo dell’azienda, inizia a studiare sui manuali di farmacologia degli infermieri per prepararsi al percorso che poi lo vede seguire direttamente la ricerca farmaceutica più avanzata.
E così, nel ’90, Andreotti entra in Farmitalia Carlo Erba come direttore generale e responsabile delle attività italiane. Nel 1992 ne diventa amministratore delegato, ma Farmitalia viene venduta alla svedese Pharmacia, un'operazione criticata poi da Andreotti che, secondo le cronache, ne parla come una svendita attuata da Montedison che aveva un disperato bisogno di fare cassa.
Così nel 1998 approda al colosso Bristol-Myers Squibb con l’incarico di amministratore delegato per l’Italia. Per due anni vive tra Roma, Bruxelles e Londra e a luglio del 2000 diventa presidente europeo della multinazionale. Si trasferisce a Parigi e inizia la scalata interna al potere: nel 2009 è membro del board of directors con la carica di chief operating officer, nel 2010 assume il ruolo di chief executive officer, deleghe che mantiene anche nel 2015 (nel 2012 è entrato anche nel Cda del colosso della chimica DuPont) quando diventa presidente esecutivo (fino allo scorso anno), ma che lascia poi a Giovanni Caforio. Ora, dopo aver deciso di mettere a servizio la propria esperienza al venture capital come senior advisor di Essex Woodlands Health, esordisce nelle vesti di banchiere.