Economia
UniCredit, dubbi del mercato sui 3 mld di utili. Debutto in salita per Orcel
Conclusisi i rapporti con Jean Pierre Mustier dopo l’ultimo consiglio di amministrazione, UniCredit non può che iniziare a guardarsi attorno. Ci sono alcuni problemi dell’intero sistema creditizio e altri che riguardano soprattutto l’istituto di credito milanese. Intanto, c’è un tema di governance: Andrea Orcel non arriverà prima di aprile. Ma soprattutto, da questo punto di vista, è bene ricordare che si tratti di un manager sui generis. Uno “squalo”, lo definisce qualcuno per usare un termine caro alla vecchia finanza, che ha lavorato per quasi trent’anni soprattutto nelle banche d’investimento e che dovrà invece misurarsi con un istituto a vocazione retail. Dove la concorrenza è serratissima e le nuove banche che spuntano sono solo online. Fu Orcel a curare la fusione tra Credito Italiano e UniCredit, operazione che diede vita all’allora primo gruppo bancario italiano.
TONFO IN BORSA/ In una Piazza Affari positiva (Ftse Mib +0,18%) seduta negativa invece per le banche (-0,5% lo Stoxx europeo) con diversi istituti in coda al listino milanese tra cui ha spiccato UniCredit (-3,1%) dopo la maxi perdita contabile di 2,8 miliardi di euro nel 2020, dato peggiore dell'attesa degli analisti (consensus a 2,3 miliardi). |
Oggi però le cose sono un po’ diverse: UniCredit non solo non è più leader, ma vede messo a repentaglio anche il secondo gradino del podio dalla possibilità che avvengano nuove fusioni nel mondo degli istituti di credito. E il bilancio presentato l’altro giorno con i fondamentali in netta contrazione fa pensare che la buriana sia tutt’altro che passata. Ed è proprio partendo da queste due considerazioni fondamentali che si deve guardare al contesto entro cui Gae Aulenti è oggi inserita.
Da una parte c’è il sistema paese italiano, che vedrà a breve la rottura di quell’argine che è stato rappresentato dalle moratorie sui crediti e dalla garanzia statale sui prestiti. Il combinato disposto tra questa scadenza e la fine della cassa integrazione “gratuita” unita al termine del blocco dei licenziamenti potrebbe dar vita a una tempesta perfetta in cui il volume di Npe di aziende e famiglie potrebbe esplodere. Questo non è un problema solo di Unicredit, ma di tutte le banche che infatti vedranno un incremento degli incagli (secondo Dbrs) nell’ordine del 14%.
Il sistema Italia, sempre lui, è anche in crisi perché lo stock di debiti inesigibili è superiore a quello della media europea, tanto che un quinto di tutti gli Npe continentali è proprio del nostro paese. Certo, molto è stato fatto negli anni tanto che la quota è scesa di quasi 10 punti percentuali. In valore assoluto fanno circa 340 miliardi nel 2020 e 440 nel 2022, quando la situazione dovrebbe definitivamente tornare verso la normalità.
Il prossimo Ceo Andrea Orcel, come Mustier esperto di Cib
A tutto questo si deve aggiungere come UniCredit (e questo è un problema più della banca che sarà di Orcel) ha già ceduto tutte le attività considerate non core e si trova ora nella sgradevole situazione di chi ha già messo sul piatto tutto l’oro e ora deve trovare un modo per tornare a essere efficace. Carlo Messina di Intesa-Sanpaolo ha esibito i muscoli nelle scorse settimane mostrando come il suo gruppo sia ormai l’unica banca italiana di respiro europeo. Il che, ovviamente, è una mezza verità: perché Intesa non è così radicata al di fuori dei nostri territori (diversamente da soggetti analoghi dimensionalmente come Bnp-Paribas) e perché UniCredit non è così malconcia come la si vorrebbe credere.
Ha senso, da questo punto di vista, l’idea di affidarsi a un banchiere molto aggressivo (a volte perfino temerario come sanno bene alla Merrill) per provare a guardare fuori dai nostri confini. Anche perché anche lì le cose non stanno andando per il meglio. In Germania, secondo mercato dell’istituto, le insolvenze societarie sono diminuite del 5,4% nel mese di gennaio, registrando il primo calo dopo tre aumenti mensili consecutivi. Nonostante questo, UniCredit afferma che gli Npe "aumenteranno nei prossimi mesi".
(Segue...)