Economia
Unipol, Welfare Italia: è ora di agire per uno stato sociale più inclusivo
Invecchiamento della popolazione, zero crescita: nel 2050 il sistema di protezione sociale è a rischio se non agiamo subito
Presentato oggi il Rapporto 2019 del Think Tank “Welfare, Italia”, sviluppato da Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti, con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta.
Nel 2050, se non si interviene tempestivamente, il sistema di protezione sociale del nostro Paese è a rischio: è ciò che emerge dal Rapporto presentato oggi a Roma in occasione dell’evento “Welfare, Italia”. Secondo la ricerca di Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti, la fotografia tendenziale dell’Italia nel 2050 rappresenterebbe un totale di 33,4 milioni di persone in età lavorativa (in calo di -7,4 milioni rispetto al 2018), 20,9 milioni di occupati (-2,3 milioni rispetto al 2018) con 1,1 pensionati per ogni lavoratore per una spesa pensionistica sul PIL del 17,6% (+1,3 punti percentuali rispetto al 2018).
Accanto a questo si assiste a un invecchiamento della popolazione (si registrano -36.000 nascite all’anno) che provocherebbe inevitabilmente una spesa raddoppiata in termini di Long Term Care per over 80: saranno infatti 5,7 milioni gli anziani non autosufficienti (+2,9 milioni rispetto al 2018) mentre 10,7 milioni i poveri (+5,7 milioni rispetto al 2018). In questo scenario, il messaggio è quello di agire in fretta. L’iniziativa ha visto infatti oltre 200 esponenti delle Istituzioni ed esperti del settore che hanno dibattuto sui vincoli e le proposte per garantire che il sistema di welfare del Paese possa continuare a funzionare rispondendo efficacemente ai nuovi bisogni emergenti.
Welfare Italia Forum 2019, 4 i pilastri d’azione: maggiore integrazione pubblico privato, lanciare un "Welfare New Deal" a livello europeo, adeguare l’offerta ai nuovi bisogni, sensibilizzare i cittadini.
Il Think Tank “Welfare, Italia” delinea una visione evolutiva che suggerisce un’evoluzione verso una maggiore flessibilità e personalizzazione delle prestazioni, un’integrazione funzionale tra pubblico e privato, una ridefinizione dei ruoli – nella direzione di una maggiore complementarietà – e un percorso di autoresponsabilizzazione di cittadini e imprese. Nello specifico, nell’ambito del Welfare Italia Forum 2019, sono stati proposti 4 pilastri di azione per passare da un sistema passivo ad uno attivo:
- ottimizzare le basi informative per il monitoraggio del welfare aumentando e mettendo a fattor comune la quantità di dati pubblici e privati per favorire i processi decisionali;
- lanciare un Welfare New Deal a livello europeo, riorganizzando i meccanismi (bonus, detrazioni, etc) e semplificando le normative esistenti per garantire un efficace relazione pubblico-privato;
- adeguare l’offerta di servizi ai nuovi bisogni di age management e di long term care, incentivando l’adesione ai fondi pensione integrativi e sostenendo programmi di tutoring da parte dei lavoratori over 55;
- promuovere l’auto responsabilizzazione di individui e aziende attraverso campagne di comunicazione strutturate che conducano ad un approccio proattivo da parte dei cittadini.
Unipol e The European House Ambrosetti, il Rapporto 2019 del Think Tank “Welfare, Italia”
La spesa pubblica complessiva in servizi di welfare nel 2018 ammonta a 488,3 miliardi di Euro. Tra le tre voci di spesa approfondite nel dettaglio nel Rapporto (Sanità, Previdenza e Politiche Sociali), la componente pensionistica è quella con l’impatto maggiore: con un valore pari a 281,5 miliardi di Euro nel 2017, vale il 57,6% del totale della spesa sociale pubblica in Italia.
All’interno di questo contesto, l’integrazione pubblico-privato si configura come un meccanismo in grado di far fronte non solo ai crescenti vincoli di spesa del pubblico e al dualismo geografico, ma anche all’evoluzione dei bisogni dei beneficiari di servizi di welfare.
Welfare Italia Forum 2019- L’intervista a Carlo Cimbri, CEO Unipol Gruppo:” Welfare Italia, maggiore integrazione tra pubblico e privato: unica strada percorribile”.
Carlo Cimbri, CEO di Unipol Gruppo, parlando con Affaritaliani.it ha messo in evidenza: “Una maggiore integrazione tra pubblico e privato è l’unica strada percorribile: le risorse che lo Stato può mettere a disposizione dell’assistenza sanitaria e delle pensioni non sono certe destinate a crescere: dipendono dalle disponibilità dello Stato, le quali sono legate allo sviluppo del PIL. È senz’altro importante che ci preoccupiamo di far crescere il PIL di questo Paese, ma nel frattempo dobbiamo anche pensare che se non integriamo attraverso una forte alleanza tra pubblico e privato i servizi che offriamo ai nostri cittadini non abbiamo alternative per garantire lo stesso livello di Welfare a cui siamo stati abituati noi anche per le nuove generazioni”.
A fine 2018 sono censiti 7,9 milioni di aderenti a forme di previdenza complementare (circa il 30% della forza lavoro) e 1,7 milioni di lavoratori beneficiano dei servizi di welfare aziendali offerti dalle aziende. Complessivamente, il segmento della sanità integrativa coinvolge 12,6 milioni di beneficiari nel 2018 (la spesa sanitaria privata ammonta a 40 miliardi di Euro), mentre gli aderenti a forme di previdenza complementare sono circa 7,9 milioni, pari al 30% della forza lavoro.
Per mettere a fuoco le necessità evolutive del sistema di welfare, al Welfare Italia Forum 2019 sono stati approfonditi i driver di cambiamento esogeni ed endogeni che agiscono sul sistema di protezione sociale e impattano sui bisogni dei fruitori dei servizi di welfare. L’aumento della speranza di vita – cresciuta in media di 1,7 anni dal 2008 ad oggi – la caduta del tasso di natalità del 25%, i cambiamenti del mercato del lavoro verso una maggiore diffusione delle forme non standard, le innovazioni tecnologiche che mettono ad alto rischio di automazione il 15% dei posti di lavoro nei prossimi 15-20 anni, sono solo alcuni dei trend in atto.
L’Italia è al 28° posto tra i Paesi dell’UE-28 nell’Indice che valuta la capacità di un Paese nel favorire la transizione da istruzione a mercato del lavoro e il tasso di occupazione degli stranieri è tra i più bassi in Europa (60,9%). I divari di genere nel mercato del lavoro causano un costo di oltre 176,5 miliardi di Euro per il sistema-Paese. Un punto chiave della discussione al Forum ha riguardato la necessità di una ricalibratura del sistema di welfare rispetto ai nuovi bisogni per garantirne la sostenibilità nel medio-lungo termine. Occorre un intervento immediato per ricalibrare il modello di welfare integrando i diversi attori (pubblico, privato, no-profit e Unione Europea), per offrire ai cittadini le migliori e le più moderne risposte universalistiche di protezione sociale.
Welfare New Deal: per uno stato sociale più inclusivo e sostenibile
Dalla ricerca emerge che se l’Italia, ottimizzando il sistema di welfare riducesse alcuni dei gap attuali in molte aree fondamentali dello sviluppo (occupazione femminile e giovanile, povertà, formazione, ecc.) si genererebbe un impatto positivo pari a oltre il 13% del PIL. Tra le linee d’azione suggerite per la piena realizzazione della visione evolutiva vi è, inoltre, il lancio di un Welfare New Deal, un piano di intervento congiunto, con risorse a livello nazionale ed europeo, per cui è richiesto un atto di responsabilità da parte di tutti gli attori in campo. La transizione ad un welfare più inclusivo e sostenibile, inoltre, non può che passare da una riduzione dei forti divari del Paese, in molte aree fondamentali dello sviluppo: in Italia i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano sono il 25,5%, ma in alcune Regioni del Sud superano il 40%, generando costi per il sistema-Paese pari ad oltre 21 miliardi di Euro. Le famiglie soprattutto nel Mezzogiorno, tra il 2001 e il 2017 hanno perso tra 16 e 29 punti percentuali di reddito netto disponibile rispetto ad alcuni Paesi europei.
Welfare Italia Forum- L’intervista a Valerio De Molli, CEO The European House Ambrosetti: “Welfare New Deal, 10 motivi per cui è urgente pensarci”
Valerio De Molli , Managing Partner e CEO di The European House Ambrosetti, ha commentato ai microfoni di Affaritaliani.it: “ Sono dieci i motivi per cui gridiamo a gran voce che la politica deve focalizzarsi urgentemente su quello che abbiamo chiamato Welfare New Deal: il nostro Paese è penultimo in Europa per disoccupazione giovanile, è ultimo per giovani che non cercano lavoro e nemmeno studiano, abbiamo una popolazione femminile che è la più bassa in Europa in termini di partecipazione al lavoro. Abbiamo inoltre l’evidenza di un incrocio pericolosissimo: nel 2018 per la prima volta gli over 60 sorpassano gli under 30, provocando uno sbilancio assoluto tra chi genera risorse e chi le consuma. L’altro motivo è l’impatto sulla sostenibilità futura del nostro sistema sanitario: prevediamo che nel 2050 raddoppierà la spesa pubblica necessaria per governare una popolazione che invecchia in maniera rilevante. Cito l’ultimo dato rilevante: la crescita enorme delle famiglie in stato di disagio (l’80% di tutta la crescita delle famiglie in stress economico in tutta Europa è italiano). Diventa urgente mettere al centro la politica di rilancio del Welfare che necessita di una forte integrazione tra pubblico e privato e di una visione chiara sulle politiche e le iniziative di rilancio”.