Economia

Veolia-Suez, nozze da 37 miliardi: stimolo green per il governo Draghi

di Marco Scotti

In Francia nasce il campione della trasformazione ecologica da 37 miliardi di fatturato. Il business incentrato sul green new deal. E in Italia?

Tra i primi effetti di un Recovery Fund fortemente improntato su trasformazione energetica, ambiente e sostenibilità c’è anche quello di favorire una nuova stagione di M&A: non più tra aziende manifatturiere o banche, come eravamo abituati a vedere in passato, ma tra i giganti dell’energia, multiutility che diventeranno ancora più centrali nel futuro a medio e lungo termine. Così, in Francia si è appena dato il via libera alla creazione di un “colosso” green che vedrà da una parte Veolia e dall’altra Suez. Si tratta, sulla carta, di un campione della trasformazione ecologica da 37 miliardi di fatturato.

La fumata bianca, dopo un lungo corteggiamento è arrivata esattamente a metà strada: Veolia proponeva per Suez circa 18 euro per azione, il cda dell’azienda parte di Engie ne chiedeva 22,5: stretta di mano a 20,5 euro. I titoli delle due aziende sono rimbalzati alla Borsa di Parigi di quasi otto punti percentuali, come da copione dopo un’operazione di questa portata. Ma al di là delle informazioni finanziarie, ciò che appare evidente da un’operazione di questo tipo è la volontà delle due aziende di lavorare – per davvero – a un green new deal. Da qui al 2050 (e non è una frase fatta) il mondo si gioca la sua sopravvivenza.

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Il Ceo di Veolia Antoine Frérot e quello di Suez Bertrand Camus
 

Se non sarà capace di cambiare radicalmente, contenendo l’aumento della temperatura al di sotto di due gradi centigradi, il costo da pagare sarà di 69 trilioni di dollari extra, ovvero 69.000 miliardi. Una cifra mostruosa. Se non si ridurranno le emissioni, gli agenti inquinanti, le abitudini poco commendevoli nell’ambito del riciclo e del riutilizzo, da qui al 2050 ogni anno 200 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria a causa delle calamità naturali generate dall’aumento delle temperature. Parliamo di oltre tre volte l’intera popolazione italiana.

Non è un caso che dei 17 obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, più della metà siano direttamente interessati dalla sostenibilità. L’Italia, sotto questo punto di vista, è sicuramente più avanti di altri paesi europei: le aziende inquinano meno dei competitor analoghi negli altri Stati. Ha una politica di contenimento delle emissioni più efficace, procede spedita nell’impiego di energie rinnovabili. Nonostante una vulgata disfattista che ci vuole sempre dipingere come dei pulcinella zozzoni incapaci di adottare nuovi comportamenti più virtuosi, siamo messi molto bene.

Manca però uno step ulteriore, che si spera possa essere colmato con il “nuovo” Pnrr, Recovery Plan, elaborato dal governo Draghi: una strategia industriale precisa per cui si cerchi di andare oltre campanili ed etichette e si riescano a creare dei “campioni” per la transizione energetica. La Francia, che pure ha avuto a disposizione 100 miliardi dal Recovery Fund, sembra riuscire in quest’opera meritoria di comunione d’intenti. E allora, guardando all’Italia, Snam sta portando avanti progetti straordinari sull’idrogeno, Enel è all’avanguardia nell’elettrificazione.

(Segue...)