Economia

Versace Capri Holding scivola del 14% a Wall Street dopo il rosso dei conti trimestrali

I conti di Capri holding deludono le attese degli analisti. Il brand, che potrebbe valere 1 miliardo di dollari, è ancora senza compratori

di Maddalena Camera

Capri Holding in rosso a Wall Street: ecco perchè

Capri holding in rosso a Wall Street, -14%, dopo la presentazione dei conti trimestrali peggiori delle attese e previsioni sotto le stime degli analisti. La causa è da imputare alle performance deludenti dei marchi del lusso detenuti, Versace (ricavi-15%), acquisito nel 2018 e Michael Kors (-12,1%). 

Il fatturato totale di Capri Holding, che possiede anche il marchio delle scarpe dalla suola rossa Jimmy Choo, è sceso dell'11,6% a 1,26 miliardi di dollari nei tre mesi terminati il 30 dicembre scorso. La società ha chiuso in perdita di 547 milioni di dollari, contro 105 milioni di utile del corrispettivo trimestre precedente.

"Nel complesso il nostro business è rimasto difficile durante il terzo trimestre e siamo rimasti delusi dai nostri risultati» - ha detto il presidente e ad John D. Idol che non ha fornito aggiornamenti circa le possibili trattative per la vendita del marchio Versace dopo il naufragio della trattativa con Tapestry. 

Per Versace, che potrebbe valere intorno al miliardo, c'erano state voci di una possibile vendita a Prada, facendo così tornare la proprietà della maison fondata da Gianni Versace in Italia. In compenso, per Jimmy Choo, sono trapelate indiscrezioni di un interesse a riacquistare il marchio da parte della fondatrice Tamara Mellon.  Quanto ai numeri il fatturato di Michael Kors, che produce borse di lusso accessibile, nei tre mesi appena trascorsi è stato pari a  909 milioni  di dollari mentre Versace ha totalizzato ricavi per 193 milioni di dollari. In flessione del 4,2% a 159 milioni anche  Jimmy Choo.

«Stiamo rivalutando le nostre iniziative strategiche per migliorare l’attuale andamento delle vendite. In prospettiva, prevediamo che le nostre prestazioni miglioreranno nel corso dell’anno fiscale 2026, consentendoci di tornare a crescere nell’anno fiscale 2027 e oltre- ha spiegato Idol- Il nostro portafoglio è composto da marchi iconici riconosciuti a livello globale che hanno una grande risonanza tra i consumatori. Sono ottimista sul futuro di Capri e resto fiducioso nel nostro potenziale di crescita a lungo termine».  I numeri forniti sono al di sotto delle stime  con ricavi pari a 4,4 miliardi di dollari,  mentre gli analisti puntavano su un fatturato pari a 4,51 miliardi. 

La società dovrà anche fronteggiare una class action promossa dagli azionisti dopo il naufragio della trattativa con Tapestry dovuta al fatto che l'Antitrust ha decretato che l'unione avrebbe creato un monopolista nel mercato delle borse di lusso a prezzi accessibili (ossia quelle che costano qualche centinaio di dollari, non migliaia come quelle di Prada o Gucci per intenderci). Tapestry avrebbe acquisito Capri Holding solo per ottenere il monopolio sulle borse di lusso "accessibili" (possiede il marchio Coach) che è un mercato, secondo l'accusa, ben distinto da quello di massa o di vero lusso di alta gamma. Il fine sarebbe stato quello di aumentare il prezzo di questi prodotti riducendo la scelta dei consumatori all'interno di questo segmento. "I dirigenti di entrambe le aziende erano  coscienti della situazione e dunque- secondo l'esposto presentato al tribunale che sarà esaminato il 21 febbraio prossimo- il rischio di azioni normative avverse era molto superiore a quello rappresentato dai convenuti".  Il problema è che le azioni di Capri Holding quotate al Nyse hanno perso il 50% di valore in una sola giornata il 24 ottobre scorso quando l'Antitrust bocciò la fusione da 8,5 miliardi di dollari di Capri Holding con Tapestry e, da allora, non si sono più riprese. 

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