Economia

Vinitaly non teme la Brexit. 400 nuovi buyer in arrivo dal Regno Unito

Paolo Brambilla - Consilium Impresa e Famiglia

Nonostante le incertezze sul futuro commerciale inglese, cresce l’interesse per il vino italiano

Al prossimo Vinitaly di aprile numerosi nuovi buyer inglesi, mai venuti a Vinitaly finora, si aggiungono agli altri colleghi in arrivo dal Regno Unito. Quanto pesa allora la Brexit su questo mercato? Sarà interessante ascoltare le dichiarazioni del direttore di Berkmann Wine Cellars, Alex Canneti, nel convegno su Vino e Gdo che si terrà il prossimo lunedì 10 aprile.

Quanto ai possibili effetti negativi, Alex Canneti già ci rivela qualche anticipazione. «La Brexit è una sfida per le vendite dei vini europei poiché Australia, Sud Africa e Nuova Zelanda saranno i primi Paesi al mondo a istituire trattati bilaterali con il Governo inglese. L'unica soluzione a questa minaccia è consentire al Regno Unito un periodo di 10 anni per condividere le stesse condizioni commerciali e gli stessi oneri doganali dell’Unione Europea, oltre a negoziare un trattato di libero scambio. Ma certamente - ha concluso Canneti - i formaggi e il vino sono più esposti ai rischi rispetto ad altre forniture come le auto, le medicine e i prodotti finanziari, e quindi più oggetto di provocazioni politiche, come quella del segretario di Stato per gli Affari Esteri, Boris Johnson, che ha minacciato di alzare i dazi sul Prosecco».

 

IL PARERE DEL DIRETTORE DI VINITALY

 

Nel frattempo ascoltiamo su questo punto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani

«Seguiamo con attenzione le vicende della Brexit e il suo impatto sul commercio, in particolare del nostro vino. A oggi però sembra stia sortendo l’effetto contrario: a Vinitaly infatti si sono già stati registrati 400 nuovi buyer del Regno Unito mai venuti a Vinitaly, che si aggiungono agli oltre 500 presenti ogni anno».

Nel 2016, secondo l’Istat, il complesso delle esportazioni di vino italiano ha superato la cifra record di 763,8 miliardi di euro (+2,3% sul 2015). Particolarmente significativa la performance del Prosecco. Scesi a 311,5 miliardi di euro invece i volumi (-6,8%) ma in crescita il prezzo medio, a 2,45 euro/litro (+9,9%).

 

UN BUSINESS CHE VALE QUASI 20 MILIARDI DI EURO

 

«Ovviamente – ha proseguito Giovanni Mantovani - è presto per prevedere cosa sarà del nostro vino nel secondo Paese importatore al mondo, ma ritengo che i freni commerciali non convengano a nessuno. Il Regno Unito esporta verso l’Ue l’equivalente annuo di 2,1 miliardi di euro in liquori e distillati e importa dal Continente 1 miliardo di bottiglie di vino per 2,6 miliardi di euro. Un business, quello del vino Ue, che per la Wine and Spirit Trade Association (Wsta) britannica vale nel Regno Unito il 55% di un settore da quasi 20 miliardi complessivi di euro. Confidiamo nella negoziazione da parte della filiera europea del vino, un prodotto che ha visto incrementare notevolmente i suoi consumi a scapito della birra».

 

VINO, VERONAFIERE: DA OGGI BREXIT, MA A VINITALY È REMAIN

 

Di Brexit si parla a Vinitaly (dal 9 al 12 aprile prossimi) nel corso della tradizionale tavola rotonda su Vino e Gdo, con focus proprio sulle prospettive per il vino italiano nel canale della Grande Distribuzione in Gran Bretagna dopo l’uscita dall’Ue (lunedì 10 aprile, ore 10.30). C'è ottimismo, come dicevamo, fra i produttori italiani.