Economia

Vino, l'Amarone va alla ricerca di nuovi mercati

Mario Marchi

Sua maestà l’Amarone punta sulla qualità e sui nuovi mercati. Una delle eccellenze assolute del vino italiano si è presentato a Verona nella sua annata 2015 di prossima commercializzazione. Un’annata straordinaria- affermano i produttori - probabilmente la migliore degli ultimi trent’anni che propone il rosso di alto rango della Valpolicella, ancora una volta come ambasciatore della produzione vinicola italiana nel mondo, ma che avrà anche la responsabilità di rimediare al bilancio non del tutto positivo dell’ultimo annoi Il giro d’affari di questa eccellenza è stato di 334 milioni, ma con una flessione del 6% , avvertita soprattutto nell’esportazione verso alcuni Paesi chiave come la Germania.

Mentre le vendite reggono bene verso il regno Unito e gli USA, la sfida- non facile – riguarderà i nuovi mercati asiatici. Verso i prodotti del made in Italy di altra gamma -come appunto l’Amarone – cresce la richiesta in Cina e Giappone, ma si rende necessario uno sforzo commerciale importante, s ringendo anche accordi con le grandi piattaforme di e-commerce e intese istituzionali.

Alla manifestazione ha presenziato anche il ministro per le Politiche Agricole Gianmarco Centinaio che ha affermato l’impegno del Governo nel sostenere i prodotti dell’agricoltura italiana: “C’è un doppio binario da seguire per questo come per gli altri vini c di eccellenza –afferma il ministro - da una parte il sostegno ai produttori con politiche agricole adeguate e difesa del prodotto sul mercato, tutelandone l’identita’. Dall’altro serve un progetto di promozione collettivo. Per questo Governo sono impegni indifferibili”. 

I produttori, dal canto loro, cercano nuovi approcci verso il pubblico, incentrati sulla qualità, ma non solo: anche su nuove visioni, vere e proprie filosofie imprenditoriali che non disdegnano l’aspetto finanziario. A questo proposito , crea affezione, ma è anche un’ottima forma di investimento l’idea dell’adozione di una botte, lanciata da La Collina dei Ciliegi, grande produttore nazionale che tra i suoi numerosi vini ha scelto proprio l’Amarone per questa iniziativa.

“Abbiamo inventato questa formula che consente alle persone di seguire il loro Amarone per come cresce, come evolve. – dice Massimo Gianolli, amministratore della società - Un’adozione a tutti gli effetti : come se l’Amarne fosse un bambino, con la particolarità di legarsi anche all’azienda , ai suoi cambiamenti. Ma c’e’ di più, perche’ si tratta di un vero e proprio investimento: si adotta una botte da 225 litri con una spesa che viene abbondantemente superata dal valore delle bottiglie che se ne ricaveranno. Oltre a “prenotare” il proprio vino si realizza un potenziale guadagno economico attorno al 50% rispetto a quanto investito. Non nascondo che un domani potrebbe diventare un vero prodotto finanziario” Puntano su una cura meticolosa del prodotto, dalla scelta del terreno al monitoraggio dell’uva, fino al ciclo di vinificazione, i produttori piu’ piccoli “

Esportiamo la maggior parte del nostro Amarone - racconta Claudia Ceschi ,titolare col marito Stefano dell’azienda Ceschi- Brugnoli- Produciamo su pochi ettari di vigneto che pero’ è stato impiantato volutamente su un terreno che sia per composizione che per altitudine e inclinazione, ad esempio , drena perfettamente le acque piovane. Abbiamo poi investito perfino sulla varietà dei tipi di grappolo, per ottenere un prodotto con caratteristiche ottimali. Il risultato è che andiamo per certi versi in controtendenza, riuscendo comunque a soddisfare la richiesta del mercato tedesco che per molti altri – negli ultimi anni – ha riservato qualche difficolta’- Puntare in modo meticoloso sulla qualità , premia.”

I quattro giorni dedicati all’Amarone hanno fatto registrare – poi - un dato importante per un nuovo slancio nel consumo interno, che sui vini di eccellenza rimane un punto debole : la partecipazione di un pubblico sempre piu’ giovane, con una forte presenza di under 30. Una fascia di utenza molto preparata di giovani amanti del buon bere , spesso formatisi in corsi professionali o addirittura universitari nelle facolta’ di enologia ormai diffuse in numerosi atenei den nord Italia.