Spettacoli
Baustelle ad Affari: "Dopo Roma Live inizia il nostro secondo tempo"
Di Giordano Brega
“Perché un album live? Intanto prima non lo avevamo mai fatto. Avere un disco live ai musicisti fa sempre piacere. E poi la tournée di ‘Fantasma’ è stata particolarmente emozionante, ma anche strana. Non avevamo mai suonato dal vivo nei teatri con un’orchestra sinfonica di 40 elementi”. Lo spiega ad Affaritaliani.it Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle. Il gruppo in questi giorni è uscito con Roma Live. E aggiunge: “Abbiamo registrato questi concerti senza avere l’idea di fare un live. Pensavamo ‘magari non ci ricapita più’. Trovo che questo disco sia la fotografia di un bel momento della nostra storia”.
In questo caso ripescate una serie di canzoni più ‘storiche’ del vostro gruppo: si torna ai primi Baustelle. Come si pongono quei brani oggi, a dieci-quindici anni di distanza?
“Secondo me sono invecchiati bene. Anzi, alla fine compilando la scaletta, abbiamo dato maggiore precedenza a loro rispetto alle canzoni di ‘Fantasma’ (del 2013, ndr) o de ‘I mistici dell’Occidente’ (uscito nel 2010, ndr). Ci sembrava più interessante riprendere il vecchio, con qualche piccolo aggiustamento di sartoria. Per far vedere che ancora ci diverte suonare queste canzoni. E che sono ancora valide”.
Roma Live segna la fine del primo tempo per i Baustelle? Il secondo tempo come sarà?
“Nel secondo tempo dei film di Hollywood di solito succedono le cose migliori. Già il nostro è stato un primo tempo avvincente, quindi la seconda frazione dovrà essere all’altezza della prima. E con qualche colpo di scena”
Cambierà qualcosa nella vostra musica?
“C’è la voglia di cambiare, ma ancora non sappiamo cosa. Abbiamo intenzione di fare un disco abbastanza diverso da Fantasma, che era molto… ingombrante”
In che senso?
“Perché è ‘grosso’. Con delle bellissime canzoni, tra le migliori che abbiamo mai scritto. Ha degli arrangiamenti impegnativi, complessi. Canzoni pensate per essere suonate con l’orchestra. Un album che mi immagino raffigurato come un grande pachiderma. Ora bisogna andare in una direzione diversa, alleggerirsi un po’…”
Voi avete fatto musica alternativa e siete riusciti a emergere in un tempo in cui forse c’era qualche possibilità in più. Oggi una band alternativa ha spazio per emergere? E attraversi quali canali in un mondo che sembra molto più omologato?
“Domanda difficile e attuale. Noi siamo stati fortunati perché siamo finiti dentro un canale ‘Major’ – venendo da un altro mondo – in un periodo in cui questa cosa era ancora possibile. Adesso è più difficile che dei nuovi ‘Baustelle’ abbiamo un percorso che inizi da un primo disco indipendente arrivando poi a una Major che si accorge di loro. Ma questo non perché le case discografiche siano cattive o la musica peggiorata. Semplicemente è cambiato il modo di fruizione della musica stessa. E’ un momento di passaggio in cui non si sa bene cosa debba fare la giovane band”.
Di solito la giovane band cerca di andare ai talent show…
“I talent non ti fanno essere completamente te stesso. Se sei un interprete è una buona via. Devi imparare a cantare canzoni di altri: è importante la parte tecnica più di quella creativa”
A voi il talent sarebbe andato stretto…
“Noi non l’avremmo mai fatto. La nostra missione era scrivere canzoni nostre e farle come volevamo”
L’eco degli attenti di Parigi è ancora forte e doloroso. Resta negli occhi di molti la visione del pianista che suona Imagine nella capitale francese. Un messaggio di speranza in ore difficili. Come si pone la musica in questi momenti?
“Di fronte a una situazione terribile ognuno reagisce nel modo che ritiene più consono. Io personalmente a volte apprezzo molto anche il silenzio. Viviamo in un mondo in cui esterniamo continuamente attraverso i social e i media. A volte, davanti a una cosa del genere, forse è più efficace un dignitoso silenzio”