Spettacoli
Zingaretti, colpo a Uma Thurman: "Al Festival di Venezia non capì il mio film"
"A Venezia ci subissarono di fischi. Io li affrontai ma poi in albergo piansi", racconta l'attore e volto del commissario Montalbano
Luca Zingaretti in occasione dei suoi 60 anni si racconta su politica, cinema e la sua visione della vita e della morte
Luca Zingaretti festeggia i 60 anni e su Instagram si mostra con un enorme mazzo di rose rosse. Lo scatto è accompagnato dalla didascalia "Certe mattine...". L'attore, regista e produttore è sposato con la collega Luisa Ranieri, conosciuta sul set del film TV "Cefalonia", da cui ha avuto due bambine. Nella sua lunga carriera ha interpretato diversi ruoli ma il più popolare è certamente il commissario Montalbano tratto dai romanzi di Andrea Camilleri. Zingaretti per gli ultimi episodi della serie è stato non solo protagonista ma anche produttore. Altri ruoli sono stati invece meno fortunati, come lui stesso conferma in una lunga intervista al Corriere della Sera.
Zingaretti: "In 'il branco' di Risi ero uno stupratore. A Venezia Uma Thurman non capì, pensava li difendessimo"
Zingaretti ammette che le sue prime interpretazioni sono state nel ruolo dell'antagonista. "In 'Vite strozzate' ero un commercialista che presta soldi ai disperati e cerca pure di rubargli la moglie: un essere spregevole. - racconta - Ho fatto anche il 'Viddano', il corleonese che nella Piovra 8 uccide il suo capomafia. E il violentatore ne 'Il branco'. Una storia affrontata da Marco Risi con uno sguardo realistico che trovano efficace, senza una condanna preventiva e quindi catartica; come a dirci che il malvagio poteva essere chiunque". "A Venezia Uma Thurman, era in giuria, non capì, - continua l'attore - pensò che difendessimo gli stupratori. Si levarono i fischi, gli insulti. Gillo Pontecorvo disse a Risi di affrontarli, lui si alzò in piedi, e io gli fui accanto. Poi scappai in albergo a piangere".
Zingaretti: "Ero di sinistra ma diffidavo degli estermisti. Draghi mi piace. La destra? ragiona con logiche di un secolo fa"
Sul suo rapporto con la politica da giovane: "Sono stato nel Pdup: partito di unità proletaria. I capi erano Lucio Magri e Luciana Castellina. Si diffondeva il Manifesto, si distribuivano volantini, si teneva testa ai fascisti, che a Roma erano forti. Tutti gli studenti facevano politica. Ero di estrema sinistra? Eravamo l'ala critica del Pci, e guardavamo con sospetto agli estremisti veri: Lotta Continua, Autonomia operaia. Tutta la sinistra però seppe fare argine alla tentazione del terrorismo. Mio fratello in politica? Lui aveva la pazienza necessaria che a me mancava".
Sulla situazione politica attuale: "Draghi non mi dispiace per niente, anzi. Sarebbe un ottimo presidente. Ma preferirei che proseguisse lo straordinario lavoro che sta facendo. La destra? E' legata indissolubilmente al ventennio fascista. Il che è inaccettabile. Non si può affrontare il 2021 con le logiche di un secolo prima. Ma è un'involuzione che non riguarda solo la destra italiana. Ovunque i social soffiano sul fuoco dell'irrazionalità. Si ragione sul sentito dire. I No Vax nascono da lì".
Su Dio e la vita dopo la morte: "Ho un rapporto molto personale con il trascendente. Avverto il desiderio di qualcosa che ci comprenda tutti, l'aspirazione all'immortalità; ma fatico a inquadrarla in una fede religiosa. Se mi succedesse qualcosa vorrei una benedizione da cattolico; ma lo so che è una posizione di comodo. Non mi immagino l'aldilà, la vita e ora è qui. Paura della morte? La mia vera paura è vivere male".
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