Spettacoli
Covid, Sanremo e Lucio Battisti: Affaritaliani.it intervista Mara Maionchi
Maionchi, da X Factor ad Amici... dalla discografia alla tv passando per la radio. "I social? Mi rendono contemporanea"
La sua biografia parla da sola. Inutile elencare tutti i suoi lavori passati. Quanto Mara musicista e produttrice “contamina” la Mara giudice e influencer e quanto viceversa? Riesce a scindere le cose oppure l’una è complice dell’altra?
Impossibile. Nel bene e nel male sono monolitica. Ma posso dirle che la carriera televisiva mi ha fatto capire che la carriera discografica era finita indipendentemente dall’aver raggiunto età pensionabile. In TV mi è stato permesso di rimanere in contatto con la scena musicale fino a che non ho capito che le logiche erano così cambiate che era il momento di cedere il testimone. I cambiamenti sono velocissimi e prenderne atto fa la differenza se non vuoi rovinare te stesso o gli altri.
Il suo epico “personaggio” a Italia’s Got Talent è dissacrante, ironico e autoironico, simpaticissimo, sarcastico, un po’ sopra le righe. Quanto c’è della vera Mara Maionchi nella parte del giudice? E’così lei stessa anche nella vita di tutti i giorni o ci mette un pizzico di diversità…di …diciamo finzione scenica?
Si sì, sono proprio io. Quello che non si vede forse è che sono una persona tranquilla che ascolta molto, non prevarico e dico parolacce solo se provocata. In generale sono molto ubbidiente, so quanto è faticoso organizzare il lavoro dell’intrattenimento perché l’ho fatto una vita e difficilmente rifiuto di fare qualcosa per principio o pigrizia, perché penso sempre che prima qualcuno ha faticato per pensare, scrivere e produrre quella idea. Rispettare il lavoro degli altri è vitale, oltre ad essere un modo per volere bene e farsene volere.
Ora una domanda sul Festival di Sanremo poc’anzi conclusosi. Le è piaciuto? Se fosse stata solo lei a decidere chi avrebbe incoronato nei primi 3 posti?
Mi è piaciuto sì, molto centrato sull’educazione sentimentale in un certo senso, ho anche apprezzato non ci fossero grandi lungaggini. I brani erano forti in più casi, sono d’accordo con il podio ma mi sono piaciuti anche La Rappresentante di Lista, Rettore con Dito nella Piaga e Truppi: un testo micidiale.
E sempre su Sanremo. C’è un cantante che l’ha piacevolmente colpita (o sorpresa) più di tutti gli altri? E perché?
Blanco lo conoscevo già, ha una forza espressiva molto equilibrata fra una scrittura melodica più tradizionale di quello che si creda, un timbro molto particolare e delle produzioni perfettamente moderne. Bravo davvero, di più se pensi che ha solo 19 anni.
Lei ha collaborato con Vanoni, Reitano, Mogol, Battisti, Nannini, De André. Praticamente la storia della musica italiana. Con quale di questi è più “affettivamente” legata? Ci vuole rammemorare qualche aneddoto?
Non ho mai avuto rapporti intimi con i miei artisti, personali sì ma non siamo stati amici, non avrebbe giovato al lavoro. Posso dire che Lucio aveva una personalità incredibile, una sicurezza del suo valore che è stato, infatti, riconosciuto dalla storia. Lui sapeva di essere lì per restare e lasciare una impronta nella cultura. Non che mancasse di umiltà ma sapeva di non essere una moda. Credo che il segreto fosse che il prodotto del suo lavoro, la canzone, per lui fosse tutto. Infatti lavorava ore e ore con solo la pausa pranzo in mezzo, come un artigiano: non era legato all’estetica del suo lavoro ma alla sostanza.
(segue)