Spettacoli
Max Pezzali: “Dall’Uomo Ragno all’Astronave con… Capitan Harlock”
Di Giordano Brega
Max Pezzali è tornato: a quattro anni di distanza dall’ultimo album in studio e dopo il successo di MAX 20. Ecco “Astronave Max”, in arrivo lunedì primo giugno. Intanto il cantante di Pavia si confessa con Affaritaliani.it. Negli anni '90 avevano "Ucciso l'Uomo Ragno" adesso invece "se dovessi raccontare la realtà lo farei attraverso Capitan Harlock". Il motivo è semplice: "Perché oggi è come se ci fosse una finta pace di superficie, che in realtà racchiude dei conflitti molto ampi e che non vengono raccontati a sufficienza. Capitan Harlock con la sua bandiera potrebbe togliere il velo dagli occhi delle persone”.
ECCO L'INTERVISTA
Da Max 20 del 2013 al nuovo album. Com’è cambiato il suo mondo negli ultimi due anni?
“L’Astronave mi permette di vedere le cose a debita distanza. E' una sorta di astrazione, si può mettere gli elementi della propria vita e del mondo in cui si vive nella giusta prospettiva. In questo periodo ho avuto il privilegio di vivere un momento meraviglioso dal punto di vista professionale, con la soddisfazione di un disco andato molto bene e un riscontro di pubblico pazzesco attraverso la tournée. Quindi ora si parte con una fiducia rinnovata e con la voglia di andare avanti a raccontare cose nuove”
E il mondo esterno che evoluzione ha avuto nell'ultimo biennio?
“E’ abbastanza simile per certi versi. Eravamo nel post-crisi del 2008-2010 e ci siamo più o meno ancora adesso. Però è cambiata moltissimo Milano: ogni volta che ci vengo vedo qualcosa di nuovo o diverso. Con l’inaugurazione dell’Expo hanno tolto gran parte dei cantieri ed è venuta fuori una città molto diversa da come me la ricordavo. Molto più bella”
Cosa le piace della nuova Milano?
“La nuova Skyline con i grattacieli. A tutti noi capita, quando andiamo in città straniere come Berlino, di ammirarli e pensare che sono belli e non vedo perché una città moderna come Milano non dovesse averli. Anche perché, se non lasciamo una testimonianza architettonica del nostro tempo chi arriverà dopo non saprà del nostro passaggio. E poi mi piace molto come è stata organizzata la nuova Darsena. In generale è bella l’atmosfera moderna e di vivacità che si respira in questi giorni nella città”
Una Milano più europea, più aperta al mondo rispetto al passato…
“Esatto. Una città in cui sembra che stanno succedendo un sacco di cose e che comunica alle persone la sensazione di essere … nel posto in cui devi essere. In cui si vive il presente. Fa dimenticare la nostalgia o l’odio retroattivo della Milano da bere degli anni ’80. Quella situazione è stata archiviata e oggi vediamo finalmente la Milano del terzo millennio”.
Forse il difetto di questa Milano del terzo millennio sta nei risultati delle due squadre di calcio. Come la vede il tifoso interista Max Pezzali?
“Anche nel mondo del pallone sono cambiate le cose. E’ come se fosse finito il calcio di una volta - quello miliardario dei soldi buttati - e sia nato un calcio che deve essere più saggio. Anche Inter e Milan devono ripartire da nuove basi, dai vivai e dai giovani da valorizzare. Ragazzi che vanno coordinati da quei 3-4 elementi di esperienza che possono insegnare loro a stare in campo e a gestire la pressione”
Ci crede in un Mancini davvero capace di rilanciare l’Inter?
“Credo di sì perché lui non è semplicemente un allenatore. Mancini in questi anni è stato in grandi club con ottime risorse economiche, ma ha una conoscenza di calcio tale che gli può permettere di muoversi nella realtà attuale. Il Mancio sa riconoscere il talento nel giocatore non ancora esperto: lui aveva un talento spaventoso da calciatore e quindi riesce a capire quando c’è il seme del genio in qualche ragazzo”.
Tra calcio e musica. Se lei dovesse comporre un nuovo inno dedicato all’Inter come lo titolerebbe?
“Sarebbe qualcosa di epico, gigantesco, drammatico. Perché comunque l’interista vive dei drammi da sempre, degli alti e bassi. Un’idea di ottovolante di ‘roller coster’, questa cosa che hai momenti di esaltazione assoluta – ultimamente ahimé purtroppo un po’ rari – e altri di abbattimento incredibile. Da qui l’effetto ottovolante”
Dopo aver ascoltato il suo "Astronave Max" cosa vorrebbe che rimanesse al pubblico?
“Il più grande lascito che un album del genere possa comunicare alle persone è di aver ascoltato qualcosa di completo, con tantissime atmosfere pop. Viviamo anni in cui tutto viene consumato alla velocità della luce, viviamo nell’epoca dei singoli. Chi si ascolta più un album intero? Non c’è più neanche il tempo materiale per farlo. I ragazzi di oggi non sono neanche più abituati a una fruizione così lunga: si annoiano facilmente. Ecco riuscire a fare in modo che le persone se lo ascoltino tutto sarebbe un bel risultato, perché vorrebbe dire che il disco è ‘arrivato’…”
Nel nuovo album c’è un passaggio sui treni. Quelli che passano e quelli che vorresti prendere. Nella sua vita quali ha perso e su quali le piacerebbe salire in futuro?
“In qualche modo coincidono. Mi spiego: il rimpianto è legato all’università. Per una serie di motivi miei sono stato un po’ troppo pigro, accontentandomi di iscrivermi a una facoltà che era la più vicina ai miei gusti a Pavia dove vivevo. Decisi di fare Scienze Politiche, arenandomi contro il blocco della matematica e di statistica che speravo di avere evitato. Invece ecco la mia bestia nera che si ripropose più viva che mai. Ecco, in assoluto mi sarebbe piaciuto fare sociologia: oggi al di là della laurea e del pezzo di carta vorrei ebbe risalire su quel treno e approfondire gli studi. Chi lo sa, se ci sarà la possibilità in un’università per anziani (sorride, ndr)…”
Astronave richiama alla fantascienza. Cosa le piace di quel mondo?
“In generale l’idea dello spazio profondo ha sempre rappresentato il grande sogno. Il mistero assoluto ed essenza stessa della nostra esistenza. Tutti noi ci domandiamo ‘chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo’. E andiamo spesso a rifugiarci nella teologia o nella filosofia. Ma alla fine la risposta è la fuori. Lo spazio profondo in qualche modo custodisce tutte le risposte. Mi ha sempre affascinato da morire, ero un appassionato delle missioni Apollo, della conquista della Luna. E poi..."
Poi?
"Ricordo la prima visione di Star Wars: quando uscì nel 1977 ero con i miei genitori che mi portarono a vederlo. Avevo 10 anni e rimasi letteralmente folgorato. Secondo me quello è stato l’inizio della fantascienza moderna: l’Iliade e l’Odissea della nuova epoca. Ma ricordo anche le prime serie di Star Trek che avevano questa stessa essenza: raccontavano, con la metafore della fantascienza, il mondo contemporaneo, riuscendo ad astrarsi. Consiglio anche Starship Troopers prima e dopo i pasti. Già la versione a fumetti era strepitosa e il film è una delle cose più belle che sono riusciti a realizzare negli ultimi anni. Aggiungo una cosa…”
Dica...
“La fantascienza per me sono stati i cartoni animati giapponesi, i vari Gundam e via dicendo. E il grande Capitan Harlock. Di recente è uscito anche il film a cartoni che trovo pazzesco, di una modernità devastante che porta a domande pressanti sul nostro ruolo, sulla vita e sulla morte…”
Si sente il Capitan Harlock della musica?
“No, non ho queste ambizioni. Lui è una sorta di eroe romantico che va contro i luoghi comuni, al buonismo e al tentativo di copertura della realtà. Che, per tragica che sia, va sempre affrontata. Io invece credo semplicemente di essere un onesto operaio della musica. Mi piace il lavoro ‘manuale’ che si mette nel creare le canzoni. Quando vai a fare col computer delle piccole cose, apparentemente inutili ma che poi risultano essere fondamentali per il risultato finale. Amo raccontare delle storie. Io sono solo questo. Non voglio dare lezioni morali, di comportamento, di pensiero o di politica. Ne so esattamente come gli altri: mi alzo la mattina e ho accesso alle stesse informazioni che hanno le altre persone. Non sono un filosofo. Sono uno che si diverte a fare le canzoni”
Lei è partito da Hanno ucciso l’Uomo Ragno che raccontava il mondo di inizio anni ’90. Se dovesse farlo oggi attraverso un fumetto cosa sceglierebbe?
“Lo farei proprio attraverso Capitan Harlock, perché è come se ci fosse una finta pace di superficie, che in realtà racchiude dei conflitti molto ampi e che non vengono raccontati a sufficienza. Capitan Harlock con la sua bandiera potrebbe togliere il velo dagli occhi delle persone”
Se dovesse paragonarsi a qualche personaggio della fantascienza a chi si sentirebbe più vicino?
“Mi piacerebbe essere Chewbecca, perché comunque ha una sua fisicità un po’ strana rispetto agli altri. Spesso non si capisce quello che dice, però alla fine è un buon pilota. A volte al fianco di Han Solo, a volte pilota lui da solo”