Prima Pagina fa 40 anni. Sinibaldi: 'Se Berlinguer avesse avuto Twitter'
Di Giordano Brega
“Il bilancio dei 40 anni di Prima Pagina? E’ entusiasmante se pensiamo a quanto fatto e anche alle reazioni di ascoltatori e colleghi. Interessante invece, per quel che concerne il futuro, questo intreccio di radio-giornali-telefono su cui fa leva la trasmissione”. Lo spiega ad Affaritaliani.it, Marino Sinibaldi. Il direttore di Rai Radio 3 fa il punto sul compleanno della storia rassegna stampa radiofonica in onda dal 15 marzo 1976 ogni mattina alle 7.15 (che vede nella squadra dei conduttori anche il direttore di Affaritaliani.it, Angelo Maria Perrino). Un programma sempre giovane, capace di stare al passo con i tempi, che festeggia il suo anniversario con una prima serata in diretta ad hoc (condotta dallo stesso Sinibaldi). Il direttore di Rai Radio 3 allarga il discorso alla società contemporanea: “Nel pubblico si percepisce un elemento di amarezza e fatica nella vita civile. Questi 40 anni stanno portandoci verso un'epoca di trasformazione”.
In questo senso, per quel che concerne il mondo dell’informazione, che futuro ci aspetta?
“Io ho davanti a me le tirature dei cartacei dal 1976 a oggi. E - specie dagli anni ’90 in poi - c’è stato un calo vistoso. A mio parere però non si tratta di una scomparsa del giornale come elemento di mediazione culturale. Al contrario, ancora regala molte idee, punti di vista e osservazioni alla Rete. Questa funzione civile è rimasta. Però non hanno più la centralità, anche politica….”
Quella è passata maggiormente ai giornali online…
“Esatto a loro e ai social network. Enrico Berlinguer per annunciare il “compromesso storico” scrisse 3 articoli che ‘durarono’ un mese. Uscirono ad alcune settimane di distanza, in una decina di cartelle. Il militante del Pci e il lettore ci misero dunque un tempo abbastanza lungo a leggere, meditare e seguire questa trasformazione”.
Oggi invece…
“Oggi il successore di Berlinguer lo farebbe in 140 caratteri di un tweet. E tutto si consumerebbe in un pomeriggio. Non dò giudizi di merito, descrivo solo la trasformazione dei nostri tempi. Le dico di più…”
Prego…
“I giornali cartacei negli anni ’90 hanno iniziato a perdere centralità simbolica soprattutto a vantaggio della televisione. Ora col web perdono anche quel ruolo di informazione continua e irrinunciabile che hanno avuto”.
In un flashback, ci racconta i ricordi più belli dei 40 anni di Prima Pagina?
“La cosa interessante è che con gli ascoltatori non ci sono mai stati incidenti. Io penso che se crei un ambiente civile di conversazione, anche la persona più arrabbiata non urlerà, adeguandosi a questo clima civile. Per quello che è il nostro lavoro si tratta di una cosa molto significativa. E questo che ho descritto non è un episodio, ma il marchio della trasmissione. Un motivo d’orgoglio, soprattutto se pensiamo che alla mattina ci rivolgiamo a un pubblico di mezzo milione di persone”.
Quali sono le notizie più ‘difficili’ che avete raccontato?
“Nel nostro sito c’è una sezione chiamata ‘Memoradio’ in cui abbiamo raccolto le notizie. Dal giorno dopo del rapimento Moro a quello post strage di Bologna sino agli attentati di Parigi del novembre scorso. Tutte commentate, suscitando e raccogliendo la rabbia, l'emozione e l'angoscia vissute sul momento dalle persone”.