Esteri

Ucraina, l'Italia dà i soldi ai profughi: ma è alla canna del gas. I dati choc

di Antonio Amorosi

L’Italia accoglie più ucraini di Francia, UK, Olanda e Norvegia. Le famiglie che aiutano ricevono 300 € tutti i mesi e 300 € ai profughi ucraini i primi 3 mesi

Il sistema d’accoglienza italiano prevede un contributo di 33 euro a persona al giorno, circa 1000 euro al mese, riconosciuto alle organizzazioni che hanno messo a disposizione i luoghi per l’accoglienza, anche in collaborazione con le famiglie private. Cifra che va a coprire le spese per il vitto, l’alloggio (o va alla famiglia ospitante), 2,50 euro al giorno (pocket money) al singolo ucraino a cui aggiungere i servizi di assistenza agli sfollati, dagli interpreti all’inserimento scolastico, dai consigli legali all’inserimento lavorativo. Anche se si tratta di stime si può considerare con una approssimazione credibile che i 1000 euro mensili si dividano per tre, tra organizzazione del Terzo settore, famiglia ospitante e profugo. La famiglia ospitante riesce a ricevere circa 300 euro tutti i mesi, per adesso, vista la mancata prospettiva di una pace, a tempo indeterminato. D'altronde i 1000 euro l'Italia "li dà" da anni per qualsiasi immigrato a cui è riconosciuto lo status di richiedente asilo e prima che il contributo venisse ridotto a 33 euro al giorno si destinava anche più denaro.

A questa spesa vanno aggiunti i contributi diretti che finiscono in tasca ad ogni ucraino adulto per i primi tre mesi, 300 euro ogni mese, e 150 per minore per lo stesso periodo di tempo. Ben poca cosa certo ma fino a che il dato è stato calcolato, pochi mesi fa, solo questo contributo è costato allo Stato italiano 22.388.000 di euro che è andato a 74.000 adulti e a più di 45.000 minori.

Che ne penserà di questa modalità di intervento chi non ha più un lavoro e un euro perché le bollette lo hanno fatto chiudere o ha fatto chiudere l'attività per la quale lavorava? La Lombardia è la regione che accoglie più ucraini, seguono Emilia Romagna, Campania, Lazio e Veneto, con una concentrazione dei profughi principalmente nelle grandi città.

Ma la domanda é: ha senso un trattamento per gli ucraini differente rispetto ad ogni altro rifugiato che scappa da un’altra guerra? Non sarebbe meglio intervenire sul costo dell’energia e dell’inflazione in modo da sostenere un tessuto economico più solido e vitale, migliore per tutti, anche chi si dovrà integrare? Invece di erogare denaro a pioggia ad alcuni e alimentare dei circuiti non sempre così trasparenti e virtuosi?

Perché l'Unione Europea non coordina piani di intervento che offrano occasioni di aiuto agli ucraini proporzionali al proprio tessuto produttivo e alla capacità economica di ogni Paese?