Esteri

Valencia, l'accusa a Sanchez: "Ha ritardato l'allerta massima per mettere in difficoltà il governo valenciano"

di Samuel Botti

Natasha De Santis, Presidente della lobby Tactica: “Il Primo Ministro socialista non ha dichiarato subito l’allerta tre per colpire il governo autonomo di Valencia in mano ai popolari”

Valencia, l'accusa a Sanchez: "Ha ritardato l'allerta massima per mettere in difficoltà il governo valenciano"

Sono passate quasi due settimane dalla disastrosa alluvione che ha causato la morte di 219 persone e che conta ancora con 78 dispersi nella Comunità Valenciana. Tra cittadini e volontari arrivati da fuori che si rimboccano le maniche per tornare alla normalità, si cerca di capire la vera responsabilità di quanto accaduto. A finire maggiormente nel mirino spagnolo è Carlos Mazón, il presidente della Comunità Valenciana e la sua amministrazione. Il Tribunale Superiore della Comunità Valenciana ha aperto un’inchiesta contro il Governo di Mazón per la ‘inattività’ nella gestione della DANA.
 
Tuttavia, c’è chi invece crede che la responsabilità sia da attribuire al governo centrale spagnolo, presidiato dal primo ministro Pedro Sánchez, e che addirittura il suo non intervento nasconda fini politici ben più studiati. Ne abbiamo parlato con Natasha De Santis, lobbista di origini italo-spagnole: "L’alluvione? Sánchez doveva dare l’allarme 3 dal minuto uno, ma ha scelto di non farlo e continua a non farlo per lasciar gestire l’emergenza al governo Valenciano". L’intervista.

De Santis, cosa è successo secondo lei tra le fila delle istituzioni a Valencia durante l’alluvione?

Partiamo dal presupposto che non parliamo di ideologie. I volontari di Valencia sono di tutte le ideologie e di tutti i credi. Nel mio caso trasmetto rigorosamente i fatti, partendo da quello che vedo e ascolto nei fori politici. Il governo della Generalitat Valenciana è un governo del Partito Popolare, che ha vinto le elezioni in modo assolutamente pulito e democratico. Questo non significa che al suo interno, come in tutti i governi, non vi siano degli incapaci. Che Mazón non era presente fino a praticamente un’ora prima dell’arrivo della DANA é un dato di fatto, ma la responsabile massima è l’assessore degli Interni, Salomé Pradas, come responsabile di gestire le emergenze nel Pais Valenciano. Mazón non é stato avvertito fino all’ultimo momento. Quel pomeriggio Pradas era in riunione con i tecnici e da questo momento si impone la cronologia delle sue menzogne. La prima e più grave, negare che conosceva il sistema di allerta via cellulari anche se diversi audio contraddicono le sue parole. Lei ha avuto il coraggio di insistere che non conosceva i meccanismi di allerta alla popolazione. Tutto mette in evidenza la sua mancanza di azioni di fronte alla catastrofe. Alle 7:30 del mattino del 29 Ottobre , la AEMET aveva comunicato l’allerta rossa. Alle 19:15 la Pradas in riunione con i tecnici, discuteva la ‘possibilità’ di comunicare un’allerta ai Valenciani.  Nonostante i solleciti da parte dei tecnici di dare immediatamente l’allerta, via sistema ES-Alert, lei non lo ha diramato fino alle 20:11, quando tutte le zone erano ormai già inondate da tre metri di acqua.  Il Presidente della Generalitat Valenciana, Carlos Mazón, si è trovato in uno stato di choc, bisogna pensare a come avrebbe reagito chiunque considerando il fatto che né lui neé la popolazione erano stati avvertiti.

E il governo spagnolo?

Pedro Sánchez si è presentato a Valencia nelle aree inondate cinque giorni dopo e i più che frustrati cittadini e volontari lo hanno attaccato violentemente ed è dovuto fuggire. Hanno manifestato, è venuto a farsi ‘la foto’ e lo hanno fatto fuggire, perché c’era un clima di grande odio. Lui ha affermato che le due persone che l'avevano attaccato erano militanti di estrema destra. Tuttavia, un giudice ha dimostrato che queste persone non erano mosse da motivi politici o ideologici di nessun genere. Erano cittadini che hanno perso tutto e si sentono traditi. Sánchez sta cercando in tutti i modi di strumentalizzare questa situazione.  Dal primo minuto, lui avrebbe dovuto promulgare l'allerta tre. L'allerta tre, il grado massimo, obbliga il governo a prendere le redini della gestione dell'emergenza. Questo significa che loro, dal primo giorno, avrebbero dovuto mandare le unità militari di emergenza, che sono arrivate giorni dopo. Ora, lui continua a non promulgare l'allerta.  In questo modo, obbliga la Regione Valenciana a dover continuare a gestire l'allerta, e cerca in tutti i modi di mettere in evidenza l’incapacità del governo autonomo del Partito Popolare.  Il 29 ottobre, Carlos Mazón non è stato reperibile nel pomeriggio, fino a due ore prima dell’arrivo della DANA. Secondo il partito socialista era ad un compleanno. In realtà si trovava ad un pranzo di lavoro con la giornalista Maribel Vilaplana per offrirle di dirigere il canale televisivo À Punt. Inoltre, in un momento di grande emergenza, il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska si è giustificato per non aver lanciato l’allarme dicendo di non voler interferire con il governo Valenciano.

Qual è l’obiettivo di Sánchez secondo lei? C’è un motivo politico?

C'è un motivo politico. Questa non è un’opinione, è un dato di fatto. La Regione Valenciana è come la Florida per l’America, è sempre stata un feudo del Partito popolare. Sono valenciani, parlano il catalano, e si sentono profondamente spagnoli. Sánchez considera che questa è un’opportunità unica per mettere chiaramente in evidenza l'incapacità del governo Popolare con l'idea di portarsi a casa un feudo fondamentale. Allo stesso tempo, visto il recente scandalo della moglie, Sanchez sta cercando in tutti i modi di deviare l’attenzione dalle sue competenze. Parlando di popolarità, non è sicuramente un buon momento lui. Tutti gli analisti politici manifestano questa linea d’argomento e oggi uno ha denunciato che il PSOE sta investendo milioni di euro nelle reti sociali per mettere in evidenza gli errori di gestione. Ma questa è un’arma a doppio taglio.

Si poteva prevenire questo disastro?

Nella città di Valencia, fu deviato il fiume Turia dopo una disastrosa alluvione avvenuta nel 1957 in cui morirono molte persone. Oggi, nel letto del fiume si trova un bellissimo parco che costeggia tutta la città. Per questo motivo la città si è salvata. Ad essere colpiti sono stati tutti quei paesi che stanno a non più di 5 chilometri dalla città, una cosa folle. Tuttavia, la vicinanza alla capitale ha permesso a migliaia di volontari di potersi recare nelle zone compromesse per poter fornire aiuto. Tutto questo non sarebbe successo se negli ultimi 10 anni qualcuno, perché c'è stato più di governo, avesse approvato il piano per evitare la catastrofe, che costava 150 milioni di euro. Ora ci sono quasi 300 persone tra morti e dispersi e almeno 15.000 milioni di euro di danni.