Esteri

Attacchi chirurgici israeliani uccidono donne e bambini: il caso

di M. Alessandra Filippi

La strategia del terrore e dell'emergenza del governo israeliano di ultra destra è chiarissima così come è chiaro che uccidere gli attivisti della Jihad

Come prevedibile, la narrazione ufficiale del governo guidato da Benyamin Netanyahu recita invece che gli attacchi nella Striscia della notte scorsa si sono resi necessari "in risposta ad una incessante aggressione da parte della Jihad islamica" e che "i terroristi uccisi erano al lavoro per condurre operazioni terroristiche contro cittadini israeliani".

L'ex primo ministro Yair Lapid si spinge oltre attribuendo alla Jihad islamica palestinese (PIJ) la funzione di “delegato iraniano con l'incarico di distruggere lo stato di Israele”. Ipotesi suggestiva tanto quanto irreale, considerato che da quando ha avuto inizio la Nakba – alias il Disastro, che coincide con la proclamazione dello Stato di Israele, avvenuta venerdì 14 maggio 1948 – sono più di 6 milioni i palestinesi che vivono in esilio, impossibilitati a visitare o tornare nelle case dei loro antenati, e sono almeno altrettanti quelli costretti a vivere in condizioni disperate, controllati a vista dall'esercito israeliano, molti in campi per rifugiati creati nel 1948.