Esteri

Bangkok, polizia: "Attentatore straniero, dietro c'è un'organizzazione"

L'attentatore di Bangkok e' straniero, o di "origini miste" e non era un "lupo solitario", ma e' stato sorretto da una "rete" di complici "thailandesi" che gli ha consentito di compiere la strage al santuario Erawan, in cui hanno perso la vita almeno 20 persone mentre oltre un centinaio sono rimaste ferite. Insieme a lui altri due che lo aiutavano sono stati inquadrati dalle telecamere di siurezza. Lo ha riferito la polizia, sempre piu' convinta che il ricercato per la strage non sia thailandese.

"Parlava una "lingua straniera e non era l'inglese", ha affermato il capo della polizia. A rafforzare questa ipotesi e' arrivata la testimonianza del tassista che, senza saperlo, ha prelevo' l'uomo sul luogo dell'attentato, per portarlo in un parco cittadino. "Parlava una lingua non familiare". "Quando ci siamo incontrati sembrava molto calmo come un normale cliente, non sembrava agitato", ha detto alla Cnn il testimone, Kasem Pooksuwan, 47 anni, alla Cnn. Un mandato d'arresto per un "uomo straniero ignoto" e' stato emesso dai magistrati. Diverse le accuse, la piu' grave delle quali e' "cospirazione per commettere un omicidio", anche se la polizia ha ammesso di non avere idea della nazionalita' del ricercato, ne' di dove possa trovarsi. Un identikit e' stato diffuso, ed e' stata offerta la ricompensa di 25.000 euro a chi fornisca informazioni utili sull'autore. Alla luce delle nuove rivelazioni, prende maggiormente corpo la pista che conduce ai militanti uiguri, i quali potrebbero aver colpito per vendicare una recente deportazione in Cina di 109 uiguri entrati illegalmente nel Paese lo scorso luglio. E' l'ipotesi del Bangkok Post e di altri media locali, ai quali fonti della polizia hanno indicato proprio i militanti uiguri, minoranza turcofona di religione islamica, tra i possibili responsabili.

La minoranza e' oggetto di una repressione culturale e religiosa da parte di Pechino. La decisione di Bangkok aveva scatenato proteste anche in Turchia, dove la questione e' molto sentita, e manifestanti avevano attaccato il consolato thailandese a Istanbul, costringendo le sedi diplomatiche thailandesi a una chiusura temporanea. La Farnesina ha confermato che non ci sono italiani tra le vittime. Il santuario, intanto, e' stato riaperto al pubblico. Mentre prosegue la caccia al pluriomicida, identificato grazie alle telecamere di sorveglianza, i monaci buddisti sono tornati a pregare nel santuario, cosi' come i turisti che hanno lasciato fiori in onore delle vittime. In ospedale sono ancora ricoverate 68 persone, 12 delle quali in condizioni critiche. Il Papa ha inviato un messaggio al re Bhumibol Adulyadej in cui si dice "profondamente rattristato" ed esprime la sua "sincera solidarieta'" per le vittime.