Esteri

Biden chiede una tassa unica mondiale per le grandi multinazionali che eludono

di Daniele Rosa

Un’imposta minima del 21% cancellerebbe i vantaggi dei paradisi fiscali

Joe Biden, presidente da meno di sei mesi, sta già portando risultati e una grande rivoluzione. Primo su tutti il risultato sulla pandemia, quasi 250 milioni di americani hanno ricevuto una dose o sono stati vaccinati.

Adesso il democratico vuole un cambio di passo sulla politica fiscale del paese e non solo. La sua strategia si concentra infatti su un'imposta minima alle società del 21% in tutto il mondo e ha proposto che le maggiori multinazionali paghino le tasse laddove generano profitti.

Una svolta radicale rispetto al suo predecessore, Donald Trump, che potrebbe finalmente mettere fine all’elusione fiscale delle grandi società, un vulnus che sottrae miliardi alle casse pubbliche.

Secondo il Tax Justice Network (TJN), i paesi non ricevono ogni anno 206.000 milioni di euro perchè i profitti delle multinazionali vengo appoggiati su paradisi fiscali. Con la nuova politica fiscale le multinazionali sarebbero tassate all'aliquota minima anche se trasferiscono i loro profitti in una giurisdizione con tasse zero.

Il tema dell’elusione ha una lunga storia nel passato. Già nel 1933 il New York Times rivelava che il banchiere JP Morgan non aveva pagato un dollaro in tasse sul reddito nel 1931 e nel 1932.

E il libro di due economisti Emmanuel Saez e Gabriel Zucman, The Triumph of Injustice (Taurus, 2021), conferma che la situazione è pressoché immutata rispetto al passato e forse adesso è anche peggiorata dato che la digitalizzazione e la globalizzazione aiutano l’ingegneria fiscale più creativa rivolta a pagare meno tasse.

La proposta americana, spinta dal Segretario del Tesoro, Janet Yellen, è parte di un piano più ampio che prevede anche l'aumento dell'imposta nazionale sulle società e la fissazione di un'aliquota minima effettiva del 15% sui profitti al netto delle imposte.

Se la proposta degli Stati Uniti dovesse passare ci sarebbe il crollo dei paradisi fiscali "Non avrebbe senso per loro offrire aliquote fiscali basse e l'imposta minima globale elevata può cambiare il volto della globalizzazione, facendo sì che le multinazionali, paghino di più in tasse, invece di pagare di meno e meno di quanto è accaduto negli ultimi quattro decenni ” confermano i portavoce del Dipartimento del Tesoro.

La proposta degli Stati Uniti, accolta con favore da tutta la Comunità Europea, è  un passo avanti per costringere  le multinazionali a pagare le tasse dove producono profitti, anche se non hanno una presenza fisica.

La richiesta americana rappresenta un cambiamento drastico che potrebbe rallentare il livello dell’elusione fiscale nel mondo. “Il processo OCSE va avanti da anni con pochi progressi reali. Non perché le soluzioni non fossero note, ma perché alla fine la volontà politica non era abbastanza forte tra i paesi sviluppati. Adesso la pressione di Biden è forte e le regole del gioco potrebbero cambiare” confermano molti osservatori politici internazionali.

I governi e i cittadini del mondo che pagano onestamente le tasse hanno diritto di vedere che, finalmente, si è posto fine ad uno squilibrio così forte e immorale permesso alla grandi multinazionali. Jeff Bezos di Amazon è avvertito.