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Cecilia Sala, l'Iran: "Il suo arresto non è una ritorsione". Pg Milano: "Niente domiciliari per Abedini"

Parla la portavoce del ministero degli Esteri, escluso ancora una volta il legame con il caso di Abedini

di Redazione Esteri

Cecilia Sala, le smentite iraniane e i dubbi del governo italiano

Ormai sono passati 20 giorni dall'arresto di Cecilia Sala, la giornalista italiana fermata in Iran e portata nel famigerato carcere di Evin. L'Italia si sta muovendo su più fronti, la premier Meloni è volata negli Stati Uniti anche per parlare del caso con il presidente eletto Donald Trump. Il caso è infatti è un intrigo internazionale, visto che si sospetta che l'arresto di Sala sia legato a quello effettuato dall'Italia su segnalazione degli Usa di Abedini, l'ingegnere iraniano ricercato dagli Stati Uniti per il suo ruolo nell’industria bellica in particolare nel settore dei droni. Gli Usa chiedono all'Italia l'estradizione di Abedini mentre l'Iran chiede di liberarlo.

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Proprio l'Iran è tornato a pronunciarsi sul caso di Cecilia Sala. La portavoce del governo della Repubblica islamica Fatemeh Mohajerani durante un punto stampa stamane ha detto: "Ci auguriamo che la questione della giornalista venga risolta rapidamente". Ha inoltre ribadito che l’arresto di Sala "non è una ritorsione". Ieri Teheran aveva fatto dire al portavoce del ministero degli Esteri che il caso della giornalista italiana non è "in alcuno modo legato al fermo di Mohammad Abedini Najafabadi in Italia".

Meloni ha fretta di risolvere la questione e non attenderà l'arrivo di Trump alla Casa Bianca, la premier italiana vedrà Biden giovedì prossimo in Italia e tratterà con lui la delicata vicenda, l'obiettivo è quello di riuscire a ottenere la liberazione di Cecilia Sala entro dieci giorni. Ma per accorciare i tempi gli Usa dovrebbero rinunciare all'estradizione di Abedini.

Pg Milano, resta parere negativo a domiciliari per Abedini

Al momento, e fino all'udienza fissata per il 15 gennaio, la Procura generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, è intenzionata a mantenere fermo il proprio parere negativo all'istanza della difesa di domiciliari per Mohammad Abedini Najafabadi, l'ingegnere iraniano ora in carcere ad Opera dopo l'arresto, su mandato emesso dagli Usa in quanto ritenuto il presunto "uomo dei droni" di Teheran, lo scorso 16 dicembre a Malpensa.

Da quanto si è saputo, allo stato la Procura generale non avrebbe alcun motivo per modificare la propria posizione già espressa per il pericolo di fuga, salvo che nei prossimi giorni non cambi il quadro della situazione. Ad oggi nel procedimento non ci sono stati nuovi depositi di atti.

Intanto, in relazione al fascicolo aperto senza ipotesi di reato né indagati dalla Procura di Milano, dopo l'arresto dell'iraniano, fonti giudiziarie hanno chiarito che si tratta di una prassi quando vengono eseguiti questi provvedimenti ai fini dell'estradizione e quando arrivano comunicazioni dalle forze dell'ordine su questi arresti.

Al momento, la Procura diretta da Marcello Viola non ha la necessità di compiere alcun accertamento né sulle modalità dell'arresto, né sui tempi. E non avrebbe nemmeno esigenze, da quanto chiarito, di effettuare verifiche sui dispositivi sequestrati. Nessuna indagine, dunque, è in corso sul caso Abedini a Milano, come hanno precisato fonti giudiziarie.

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