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Esteri
Cina, il rilancio dell'economia post Covid ha degli ostacoli. L'Europa attende

La Cina prova a rilanciare la sua economia post Covid: ma il rimbalzo può non essere immediato

La principale ragione della rapida riapertura della Cina e del suo smantellamento delle draconiane restrizioni anti Covid è la volontà del Partito comunista cinese di far ripartire l'economia il più presto possibile. I dati del 2022 mostreranno un rallentamento e con ogni probabilità non sarà raggiunto né sfiorato il target di crescita fissato al +5,5%. Nel 2023 si prevede un rimbalzo ma in un'economia ancora molto guidata dall'export ci sono diversi ostacoli tra domanda e inflazione. Senza parlare dell'alta disoccupazione giovanile che rappresenta un rischio potenziale anche a livello politico.

L'Europa osserva con attenzione, anche perché il mercato cinese rappresenta uno sbocco fondamentale per le esportazioni. La stessa Italia, come messo in luce dal bilaterale tra Giorgia Meloni e Xi Jinping a margine del G20 di Bali, mira ad aumentare la cooperazione commerciale con Pechino nonostante le diversità di posizionamento politico e diplomatico. Ma ora il caos Covid con l'introduzione di nuovi controlli per tanti cinesi all'arrivo minaccia la distensione.

Partiamo dalla situazione sanitaria, che sembra lasciare intravedere un non così lontano rilancio economico. Secondo diverse testimonianze in arrivo dalla Cina, le strade delle grandi metropoli si stanno ripopolando dopo l'iniziale deserto successivo alla decisione improvvisa del governo di smantellare le restrizioni anti Covid. Come riporta anche Bloomberg, quasi una dozzina di grandi città cinesi stanno registrando una ripresa dell'uso della metropolitana, segno che l'ondata delle infezioni da Covid potrebbe aver raggiunto il picco in alcune aree urbane.

L'andamento del Covid in Italia

Sempre più persone prendono la metropolitana in 11 delle più grandi città cinesi, con Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Nanjing tra le ultime metropoli a segnalare una ripresa dei viaggi nell'ultima settimana. Ciò avviene dopo che luoghi come Pechino, Zhengzhou e Chongqing avevano già visto aumentare l'utilizzo della metropolitana e la congestione del traffico dopo il minimo raggiunto a metà dicembre.

Questo, chiaramente, a un alto prezzo a livello soprattutto di pressione sul sistema ospedaliero e dopo un aumento esponenziale dei contagi. Secondo Chen Erzhen, vicepresidente dell'ospedale Ruijin e membro del gruppo consultivo di esperti sul Covid-19 di Shanghai, circa il 70% della popolazione di Shanghai potrebbe essere già stato infettato dal Covid-19 dopo l'improvvisa inversione di rotta del mese scorso. Chen lo ha dichiarato al Quotidiano del Popolo, vale a dire l'organo di riferimento del Partito comunista cinese. 

Come riconosce un altro media cinese, Sixth Tone, Pechino, Shanghai e altre grandi città stanno già sperimentando carenze di farmaci e risorse ospedaliere limitate a causa del picco di casi. Ma la sfida maggiore è forse rappresentata dalle vaste aree rurali della Cina, dove gli anziani rappresentano una percentuale crescente della popolazione e dove le risorse mediche sono scarse. Questa sfida si aggraverà probabilmente quando milioni di immigrati torneranno alle loro città d'origine per il capodanno lunare, in arrivo il prossimo 22 gennaio.

Anche per questo è difficile aspettarsi un rilancio totale e rapido dell'economia cinese. Anche se qualche segnale positivo arriva, come per esempio il ritorno alla quasi piena produzione del mega impianto di Foxconn a Zhengzhou, che era stato interessato da lunghi blocchi a causa di ondate di contagi e dalla fuga di massa dei dipendenti, nonché dalle loro proteste di novembre.

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