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Esteri
Cina: la rivoluzione economica nei 100 anni del Partito Comunista

La Cina festeggia 100 anni del Partito e con esso celebra la propria rivoluzione economica, da paese in via di sviluppo a leader globale

Il 1°luglio 1921 a Shanghai nasceva il Partito Comunista Cinese (PCC) protagonista dei cambiamenti culturali, sociali, economici e politici del Paese.

Il 1° ottobre 1949, dopo quasi trenta anni dalla fondazione del PCC, nasceva la Repubblica Popolare Cinese sotto la guida di Mao Zedong, leader del partito e della nazione. Dopo una serie di riforme economiche che hanno interessato principalmente il settore e le cooperative agricole, la Cina introduceva nel 1953 il primo piano quinquennale, con l’obiettivo prefissato di espandere e rafforzare i settori industriali ed incrementare la capacità produttiva nelle aree strategiche. Nel 1957, il PIL cinese era cresciuto di oltre il 55% rispetto a cinque anni prima.

Nel 1978, in seguito alla terza sessione plenaria del PCC, si assisteva all’ascesa di Deng Xiaoping tra i ranghi del partito. Il nuovo leader e fautore dell’apertura economica con la politica della Porta Aperta, è noto per avere dato avvio al programma di trasformazione della Cina in un’economia moderna tramite riforme e zone economiche speciali.

La politica di apertura ha avuto un’accelerazione nei primi anni 2000, con l’ingresso di Pechino nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), e nel 2013, con la presentazione del progetto Belt and Road. Nel dicembre 2001 Pechino diventava membro dell’OMC e accedeva ad una serie di vantaggi economici, tra cui il beneficio di dazi inferiori.

Negli anni successivi, la Cina ha negoziato e firmato numerosi accordi per il libero scambio, fino al 2020 con la firma del RCEP, il più grande accordo commerciale che coinvolge 15 Paesi, il 30% del PIL globale e un terzo della popolazione mondiale.

Il bilancio di questi primi cento anni del PCC è eloquente: dal punto di vista economico, Pechino è diventato un player globale, la seconda economia per PIL a valori nominali, prima per PIL a parità di potere d’acquisto, leader nel trade, nell’export e nel volume di investimenti esteri, con il maggior network di trattati bilaterali e multilaterali in ambito di commercio, fisco e tecnologia.

Gli effetti economici hanno avuto un notevole impatto anche a livello sociale, con oltre 800 milioni di persone che nel corso degli ultimi 40 anni sono uscite dalla soglia della povertà assoluta. Si è assistito ad un incremento sostanziale del PIL pro capite, pari a 300 USD nel 1980, 950 USD nel 2000 e a oltre 10.400 USD nel 2020, e alla creazione di milioni di nuovi posti di lavoro, mantenendo il tasso di disoccupazione sotto il 6%. Infine, la popolazione urbana ha superato quella rurale nel 2010 (raggiungendo il 64% nel 2020), mentre nel 2012 il contributo del settore terziario al PIL nazionale ha superato quello del settore secondario.

Nel marzo 2021, Pechino ha delineato i prossimi target di medio e lungo periodo, e approvato il quattordicesimo piano per il quinquennio 2021-2025 e Vision 2035. Sviluppo economico sostenibile, riduzione delle disuguaglianze sociali, e miglioramento degli standard di vita sono gli obiettivi da raggiungere tramite innovazione tecnologica, economia digitale, doppia circolazione, urbanizzazione, creazione di nuovi posti di lavoro, commercio e investimenti Belt Road.

Le strategie di sviluppo prevedono una maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale e il raggiungimento delle emissioni zero e la neutralità carbonica nel 2060. Le stime recenti prevedono che il PIL cinese supererà quello degli Stati Uniti già alla fine di questo decennio, mentre il livello della ricchezza pro-capite raggiungerà quello dei Paesi europei entro il 2035, circa 30.000 dollari rispetto ai 10.400 del 2020.

 

*Lorenzo Riccardi insegna fiscalità presso la Shanghai JiaoTong University; vive e lavora a Shanghai dove segue gli investimenti stranieri in Cina e Sud Est Asiatico. Ha ricoperto ruoli nella governance di istituzioni e società, tra cui i più grandi gruppi industriali del food e del fashion italiani. È partner dello Studio di consulenza RsA, specializzato in Asia e paesi emergenti. Ha pubblicato per Il Sole 24Ore “Guida alla fiscalità di Cina, India e Vietnam”, per Maggioli “Gli investimenti in Asia Orientale” e per l’editore Springer è autore di una collana sui mercati emergenti; i suoi testi sono stati pubblicati in lingua italiana, cinese, portoghese ed inglese. Lorenzo Riccardi in precedenza aveva viaggiato via terra da Shanghai a Milano, lungo la transiberiana, la transmongolica e la rete ferroviaria europea. Oggi, tra i più grandi viaggiatori del mondo, ha visitato ogni stato sovrano e dopo questo gran tour non si fermerà ma continuerà a cercare nuovi percorsi con gli occhi di un occidentale che guarda il mondo da Oriente, esplorando le opportunità offerte dalla globalizzazione in ogni regione.

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