Esteri
Quartapelle: "L'Italia non è terreno di conquista. Trump arrogante, serve più Ue"
Intervista alla deputata del Pd sulla politica estera dell'Italia e sugli effetti diplomatici della pandemia da coronavirus
"Assolutamente no. L'aver accettato aiuti da tanti paesi diversi non cambia l'orientamento dell'Italia in politica estera". Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico, non ha dubbi sul fatto che si resti nell'alveo del posizionamento euroatlantico: "Giusto tenere rapporti con tutti, senza preclusioni di carattere ideologico, però nel solco di una tradizione consolidata".
Lia Quartapelle, la sensazione è che l'Italia stia diventando un po' un campo di battaglia delle due superpotenze. E' così?
La politica e le istituzioni italiane non sono un territorio di conquista. Nella primissima fase della crisi c'è stato un piccolo sbandamento nell'opinione pubblica che è stato dovuto al fatto che l'Unione europea e gli Stati membri hanno sottovalutato l'impatto simbolico di alcuni fatti. Il primo carico ricevuto dalla Cina era di 200 mila mascherine. Oggi sappiamo che sono poco più del fabbisogno giornaliero degli operatori sanitari della Lombardia, ma in quel momento quelle 200 mila mascherine apparivano come un dono dal cielo.
E' però un fatto che la Cina è stata la prima ad aiutare l'Italia.
Certo, va ringraziata come tutti gli altri paesi. La Cina he deve recuperare a livello d'immagine sulla gestione diplomatica del Covid-19, ha sfruttato intelligentemente l'occasione e ha ricambiato l'aiuto che aveva a sua volta ricevuto quando era l'epicentro dell'epidemia.
Ritiene che una parte della politica italiana abbia sfruttato la narrazione cinese?
Questo governo è nato proprio con la volontà di dare una sterzata rispetto alle sbandate anti europee e anti occidentali di quello precedente. Quindi sarebbe un controsenso venire meno a quella intenzione, d'altronde già espressa dal Movimento Cinque Stelle prima che nascesse il Conte II, con il voto di fiducia a Ursula Von der Leyen. C'era un disagio anche da parte loro per la vicenda dei rubli della Lega. Ora mi pare chiaro che, alla prova dei fatti, ci si sia resi conto che di fronte alle minacce globali noi abbiamo bisogno di appartenere all'Ue e di rinforzarla. Io credo che sia evidente a tutti, compresa Giorgia Meloni, che non a caso mi pare molto meno stolidamente euroscettica di Matteo Salvini. E la Lega mi pare in difficoltà anche per questo, sarebbe bizzarro se qualcuno la rincorresse sul tema dell'euroscetticismo.
Di recente però Alessandro Di Battista ha fatto un intervento rilevante sulle relazioni italiane con la Cina.
Sinceramente penso che le uscite di Di Battista siano fatte più per una logica interna e di leadership del M5s che altro. Dal punto di vista istituzionale, questo governo ha messo in campo tutti gli strumenti necessari per evitare pericolosi scivolamenti (in generale, non solo in riferimento alla Cina) sui temi più scottanti per noi, cioè infrastrutture e telecomunicazioni. Basti pensare alla golden power. Alla fine conta molto più la resistenza delle istituzioni italiane piuttosto che la retorica di alcuni tribuni.
Come giudica le accuse di Donald Trump e Mike Pompeo sull'origine del virus?
Mi sembra un'uscita puramente elettorale di un Trump molto in difficoltà e scavalcato da Joe Biden nei sondaggi. Molti americani gli stanno chiedendo come ha gestito e come sta gestendo l'emergenza e Trump ha bisogno di spostare l'attenzione. Io credo che l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento sia una guerra ideologica portata avanti per sostenere o meno la campagna elettorale di Trump. C'è bisogno di collaborazione. Ho invece apprezzato l'iniziativa in materia di Von der Leyen per provare capire se si poteva agire in modo diverso nella gestione della pandemia, sotto il profilo della trasparenza e della condivisione delle informazioni. L'approccio giusto non è un processo senza prove, ma un interrogarsi sugli aspetti da migliorare per prevenire altre situazioni del genere in futuro. Un conto è capire che cosa è andato storto, un altro conto è voler dividere il mondo.
Non è però proprio quello che sta accadendo dopo le parole di Trump? Oppure l'Europa riuscirà a mantenere una linea autonoma?
Mi pare che l'Europa stia mantenendo una sua linea, anche perché il rischio è quello di aprire una caccia alle streghe senza alcuna evidenza scientifica e far dimenticare altri possibili aspetti critici che andrebbero approfonditi in merito alla pandemia. Servono meccanismi di prevenzione rapida per evitare che si ripetano fatti del genere. L'Europa ha una sua linea autonoma anche, per esempio, sull'OMS. Personalmente ritengo positivo che la Cina diventi un attore del sistema multilaterale perché questa vicenda dimostra che abbiamo bisogno di cooperazione e di organizzazioni globali. E se queste organizzazioni globali hanno alcuni aspetti che non convincono non serve togliergli soldi o smantellarle. Anzi, c'è bisogno di qualcuno che apparecchi la tavola per discutere delle grandi questioni globali. Non a caso Von der Leyen lavora per la convocazione dei donatori dell'OMS. Se questo lavoro non lo fanno gli Stati Uniti, e con Trump non lo fanno, tocca all'Unione europea.
Crede che dopo le elezioni di novembre l'atteggiamento degli Usa possa cambiare?
Io spero vinca Biden, serve un atteggiamento da parte statunitense completamente diverso. Arroganza ed egoismo non sono gli strumenti che servono a un grande Paese come gli Stati Uniti.
Tornando un attimo alla Cina: non le sembra che in Italia il tema venga affrontato in maniera troppo polarizzata? O si è "pro" o si è "contro"?
L'atteggiamento manicheo sul tema, soprattutto in Italia, credo sia dovuto a una scarsissima conoscenza di che cosa sia realmente la Cina. Servirebbero investimenti di conoscenza. E di conoscenza libera. Troppo spesso chi studia la Cina lo fa per conto di qualcuno con una tesi già precostituita, in un senso o nell'altro.
Ritiene che gli equilibri globali possano uscire modificati dalla pandemia?
La pandemia ci ripropone un serrato confronto tra democrazie e autocrazie. Uscirà meglio chi ha limitato in maniera drastica la libertà dei propri cittadini o chi gestisce una fase senza precedenti con un dialogo costruttivo? Guardando agli esempi di Germania e Corea del Sud, ma anche ai primi giorni della fase due italiana, credo che avere fiducia nei cittadini sia una scommessa giusta che renderà le democrazie più forti.