Esteri
Coronavirus, la doppia morale dell'Italia su voli e quarantena
Intanto il primo caso di contagio in Algeria (il secondo ufficiale in Africa) è quello di un cittadino italiano
La Cina ha annunciato che, da mercoledì 26 febbraio, chi atterra a Pechino arrivando da "aree con gravi situazioni epidemiche" sarà soggetto a una quarantena di 14 giorni. L'Italia non è citata esplicitamente, ma ci sono racconti sui social di cittadini provenienti dal nord Italia a cui, dopo essere atterrati nella capitale cinese, è stata comunicata la necessità di auto quarantena. Solo pochi giorni fa, sembrava impossibile pronosticare uno sviluppo del genere. Fino a giovedì scorso l'Italia era stata risparmiata dalla diffusione del coronavirus, eccetto i due turisti cinesi e il ricercatore di ritorno da Wuhan ricoverati allo Spallanzani.
Nemmeno una settimana dopo i casi confermati sono quasi 400. A diversi cittadini italiani è stata diagnosticata la Covid-19 all'estero: dalla Spagna al Brasile fino all'Algeria. Lo stesso è accaduto a cittadini stranieri tornati dall'Italia, come in Croazia o in Svizzera. E diversi paesi stanno introducendo delle misure per evitare l'arrivo di viaggiatori italiani. In 40 sono stati rimpatriati dalle Mauritius nonostante non fosse presente nessun caso sospetto. Altri governi o compagnie aeree hanno deciso di bloccare i voli dall'Italia oppure di mettere in quarantena chi arriva dal nostro paese.
Tra questi, appunto anche la Cina, da dove è partito tutto, e che solo qualche giorno fa insisteva per provare a convincere il governo a far ripartire i voli. Una misura, quella del governo cinese, applicata a tutti coloro che fanno ritorno a Pechino "da aree con gravi situazioni epidemiche". Il portavoce della commissione sanitaria di Pechino, Gao Xiaojun, non ha citato i singoli paesi ma si registrano delle testimonianze di cittadini italiani posti in quarantena presso la loro abitazione all'arrivo nella capitale cinese. Oltre alla capitale, la misura comprende anche alcune altre amministrazioni locali.
Nel pomeriggio di martedì, prima dell'annuncio della misura di Pechino e dopo quelle analoghe di altri governi, il primo ministro Giuseppe Conte aveva dichiarato che "l'Italia è un paese sicuro, in cui si può viaggiare e fare turismo, ci sono solo aree limitatissime con restrizioni. forse è un Paese più sicuro di tanti altri". E ha spiegato di non accogliere con favore misure restrittive in arrivo dall'estero: "Sarebbe ingiusto che arrivassero limitazioni da parte di stati esteri. Non lo possiamo accettare. I nostri concittadini possono partire sicuri, per loro e per gli altri", ha dichiarato il presidente del Consiglio.
Una posizione che sembra però stridere con le misure prese in precedenza dallo stesso governo Conte, il primo in Europa a chiudere i collegamenti aerei diretti con la Cina. Una misura la cui utilità è oggetto di dibattito tra gli esperti e che ha creato qualche dubbio, anche per l'impossibilità di tracciare gli arrivi indiretti (cioè tramite scalo in un aeroporto terzo).
Nel blocco dei voli deciso dall'Italia è coinvolta (unico caso al mondo) anche Taiwan, che al momento conta una trentina di casi, meno di un decimo di quelli presenti in Italia. E dal 21 febbraio chi arriva in Italia da Taipei deve osservare una quarantena di 14 giorni. Possibile che la stessa avvertenza venga introdotta anche da Taiwan, dove invece al momento è richiesto un self-health management che non impedisce l'uscita da casa (o albergo) a patto di indossare la mascherina e non partecipare a eventi pubblici.
Dall'inizio della crisi Conte e Speranza rivendicano di aver adottato le "misure più drastiche" d'Europa per contenere l'emergenza. Anche se ora si cerca di evitare che le stesse misure le possano prendere altri nei confronti dell'Italia, nel frattempo divenuto il terzo paese al mondo per numero di contagi dopo Cina e Corea del Sud. Avendolo definito "virus cinese" (e c'è chi lo chiama ancora così), c'è chi ha pensato che la Covid-19 potesse essere un qualcosa di esterno da chiudere al di fuori del nostro spazio o al limite da debellare. E c'è ancora chi chiede di chiudere i porti per evitare che i migranti portino il virus arrivando sui barconi. Per il momento, il primo contagio confermato in Algeria (il secondo in Africa dopo il precedente caso in Egitto) è quello di un cittadino italiano.