Esteri

Ucraina, giornalista francese ucciso: si muove Parigi, ma per la cronista palestinese non si è mosso un dito

di M. Alessandra Filippi

Un anno fa veniva uccisa la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh (con passaporto Usa). Due pesi e due misure

Shireen Abu Akleh aveva un passaporto statunitense, e in quanto cittadina americana avrebbe avuto diritto alla stessa attenzione e sollecita premura usata dalla Francia nei confronti dello sfortunato collega francese. Risulta perciò quanto meno incomprensibile il silenzio e l'immobilità osservati sia dagli Stati Uniti che dalla comunità internazionale nel corso di questi 12 lunghi mesi. 

Lo stesso silenzio viene osservato in queste ultime settimane nel corso delle quali stiamo assistendo all'ennesima escalation del conflitto israeliano-palestinese, con l'esercito israeliano che bombarda civili inermi e innocenti, uccidendoli, nell'indifferenza della comunità internazionale. 

Per chi non fosse mai stato da quelle parti, val la pena sapere che nella piccola Striscia di Gaza vivono stipate come sardine più di due milioni di persone, tanto da essere diventata una delle zone più densamente popolate al mondo. Un milione e mezzo di loro vive ancora nei campi profughi istituiti dagli israeliani nel 1948, all'indomani della proclamazione dello Stato di Israele. “Dovevano fornire un riparo temporaneo, ma nel tempo si sono riempiti di condomini a più piani”.