Esteri
Ucraina, giornalista francese ucciso: si muove Parigi, ma per la cronista palestinese non si è mosso un dito
Un anno fa veniva uccisa la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh (con passaporto Usa). Due pesi e due misure
Nella Striscia di Gaza non esiste un'area che non sia abitata. Non c'è un solo angolo di quel fazzoletto di terra che si possa considerare vuoto. Agire in modo “chirurgico” è impossibile: ogni volta che lanci un missile semini morte.
Non ci può essere soluzione alla questione palestinese se prima non si risolve la questione dei campi dei rifugiati e dei crimini contro l'umanità perpetrati ai loro danni da 75 anni a questa parte. Espellere le persone dalle loro case, dalle loro città, dalla loro terra è un crimine di guerra, così come lo è quello di impedirgli di tornarci.
L'ostinata negligenza della comunità internazionale nei confronti della brutalità adoperata nei confronti del popolo palestinese ci rende tutti complici. Così come siamo tutti complici del silenzio calato sulla morte di Shireen Abu Akleh, colpevole di essere nata in quella che impropriamente venne definita una terra senza popolo, assegnata con la Risoluzione 181 a un popolo senza terra.